Pannella come Paperon de' Paperoni

irritazioni e bruciori IL CASO Successo dell'iniziativa contro la legge sul finanziamento pubblico ai partiti: oltre 4 mila in coda Pannello come Paperon de' Paperoni A Treviso ha regalato più di200 milioni in piazza RESTITUITO IL «BOTTINO» TREVISO DAL NOSTRO INVIATO C'è una vecchia storia Disney in cui Paperon de' Paperoni picchia la testa e diventa improvvisamente generoso: convoca la gente alle porte della sua casa forziere e consegna a tutti un biglietto da cinque dollari. Il popolo dei paperi è incredulo, teme la truffa, tocca i soldi per accertarsi che non siano falsi. Poi, quando non ci sono più dubbi, si scatena in un passaparola frenetico che in pochi minuti riunisce tutta la città. Alle 7 e mezzo di ieri mattina, quando Anna P. arriva in centro con la sua borsetta di finta pelle e i suoi 83 anni, il clima non è molto diverso da quello che si respirava nel fumetto. In piazza della Borsa parcheggia un furgone blindato, sul fianco un nome che solo chi è nato da queste parti poteva dare a un'azienda: North East Services. «Deposito, trasporto, contazione e lavorazione dei contanti per tutto il Triveneto», spiega un tale mentre scarica pacchi di banconote: migliaia di biglietti 10 mila lire che finiscono su un tavolo dove sei militanti dei Club Pannella lavorano con un timbro: «Questa banconota fa parte del bottino rubato a ciascun cittadino con la legge del finanziamento pubblico ai partiti. La Lista Pannella ha deciso di non usare questo danaro rubato e di restituirlo. Fanne buon uso»... Alle 9 e mezzo, insieme ad Anna P., in piazza della Borsa sono quasi duemila. Incolonnati, intransennati, a tratti indottrinati da un Marco Pannella elegante e sudato che ricorda la prossima ondata di 35 referendum e da una Rita Bernardini in minigonna rosa e cappello di paglia. «Monsignor Pavanello della Caritas ha detto che i Veneti avrebbero sorriso della nostra iniziativa - dice Pannella -. Avrebbe preferito che versassimo^questo denaro in beneficenza. A lui possiamo solo ricordare che non si può fare del bene con il bottino di una rapina...». Nel pomeriggio, quando riprende la distribuzione pubblica dei 2737 milioni che lo Stato ha assegnato a Pannella, la folla è almeno raddoppiata. Alla fine, dalla cassa dei radicali, passeranno in più di quattromila, per più di duecento milioni distribuiti. Qualcuno urla, qualche signora sviene e viene portata via con l'ambulanza, ma la giornata scorre via tranquilla. Persino noiosa. «Eppure non era assurdo aspettarsi un clima da corte dei miracoli - confida Pannella -. E invece qui l'atmosfera è normale...». Quasi normale, almeno: tutti presentano un documento d'identità, firmano un modulo di ricevuta e se ne vanno contenti. «C'è chi ha detto che invece di venire nella ricca Treviso avremmo dovuto andare a Napoli o a Palermo - dice Pannella -. Se fossimo andati là ci avrebbero accusato di dare spettacolo o di speculare sulla povera gente. Abbiamo ricevuto mille critiche che tutte insieme non ne fanno una. Mille zero fanno sempre zero». Pannella è il fiume in piena dei suoi giorni vincenti. Spara a zero sui giornali che «venerano le reliquie di Che Guevara», sulle tv, sulla «trimurti dei sindacati», sui partiti. «Invece di pensare a quello che facciamo noi, pensino a dove finiscono i 157 miliardi rapinati dagli altri partiti - insiste -. Perché Treviso? Vedo troppi corvi neri che volano su questi cieli. A Mario Carraro e al suo nuovo partito vorrei dire una cosa: se vuole salvare il lavoro, vada alla segreteria comunale a fir- mare i nostri nuovi referendum. La soluzione per le piccole imprese è lì, già pronta per l'uso...». Pannella parla di politica, ma la gente è qui per i soldi. L'unico applauso convinto arriva quando la Bernardini annuncia dal palco che la distribuzione verrà anticipata di un quarto d'ora. E quando gli organizzatori chiamano sul palco un ragazzone in calzoncini e zainetto che si è sciroppato due ore di coda per consegnare le 50 mila lire appena ricevute al banco dell'autofinanziamento i «buu» e i sorrisi di scherno coprono i battimani di cortesia. Nella folla che aspetta c'è di tutto: anziani come Eugenio B„ che è qui perché «la pensione non basta per mangiare», extracomunitari, studenti dalla faccia ricca pronti a spendere nel giro di cinque minuti, tossici che scappano via senza dir nulla, baby sitter con i bambini, signore con il giro di perle, minorenni di neppure 13 anni con il documento bianco, quello che non serve per espatriare ma che qui vale 50 mila lire come gli altri. Le voci di dissenso sono poche. Il segretario della sezione leghista di Treviso 2, «ma il mio nome non glielo dico perché non ho l'autorizzazione del comitato federale», si piazza al di là della transenna mostrando a tutti un diecimila di Pontida, di quelli con il faccione di Umberto Bossi al posto del ritratto di Alessandro Volta: «lì Veneto non ha bisogno di queste pagliacciate - dice -. La nostra povertà la curiamo con il lavoro, non con l'elemosina. Questa manifestazione è un'offesa per la città». Voci dal Nord-Est anche queste, come quella della signora sui trenta che si affaccia alla piazza nel primo pomeriggio: «Tutta questa coda per 50 mila lire? Ma non potevate dame di più?». I militanti non aprono bocca. Solo un poliziotto bofonchia: «A me, per stai- qui tutto il giorno, ne danno 28. Lorde». Guido Tiberga Tutti in fila: il tossico e l'extracomunitario la pensionata e la signora con il filo di perle Il leader: «Non siamo andati a Palermo perché ci avrebbero accusato di speculare sui poveri» La Lega: contro la povertà col lavoro non con l'elemosina A sinistra Marco Pannella distribuisce il finanziamento pubblico a Treviso Qui sopra un particolare del «timbro» impresso su ogni banconota

Luoghi citati: Napoli, Palermo, Pontida, Treviso