Gli ulivisti: troppo potere a D'Alema

| Pds: crescono i malumori, stamattina si riunisce la direzione del partito Pds: crescono i malumori, stamattina si riunisce la direzione del partito Gli divisti: troppo potere q D'Aldilà Ed è scontro sulla Bicamerale ROMA. Gli «ulivisti» pidiessini hanno il mal di pancia, la sinistra interna pure. E così oggi si riunisce la direzione del partito della Quercia per cercare la terapia che curi tanto malessere. Che è di frange di minoranza, ma che fa comunque rumore sui giornali e impressiona a fronte della sostanziale compattezza che dimostrano Forza Italia e An al termine dei lavori della Bicamerale per le riforme. Perché la ragione (o il pretesto) che agita l'opposizione pidiessina è soprattutto il risultato delle Bicamerale. Lo criticano gh «ulivisti» giudicandolo poco «maggioritario», lo critica la sinistra, giudicandolo troppo maggioritario. Quindi, le opposizioni sono divise nel valutare i risultati della Bicamerale. Quel che le unisce (ma ancora non lo dicono apertamente) è la volontà di ridimensionare il potere assoluto del segretario eletto dal congresso. E' questo il male oscuro che provoca i contorcimenti del pds. «Dobbiamo dire la verità ammetteva ieri sull'Unità il capogruppo Cesare Salvi (che oggi aprirà i lavori della direzione) noi non abbiamo regole adatte e lo statuto approvato all'ultimo congresso non è un buon risultato, perché il tema del rapporto fra democrazia di mandato e e pluralismo interno è stato bypassato». Cioè, il pds ancora non sa come vivere nel nuovissimo regime di un segretario-re (elettivo), coinvolgendo tutto il partito hi una gestione più collegiale ed efficiente. E' un problema che si pongono i gruppi parlamentari e la periferia. E tutti vivono col fiato sospeso l'esperienza (assolutamente inedita per la sinistra) di una guida politica del partito quasi solitaria. Affidata al segretario-leader. Ma questo problema non è stato ancora posto ufficialmente in agenda. Le opposizioni stanno seguendo un percorso tortuoso e aggirante, annebbiato da toni animosi che risultano inspiegabili agli osservatori esterni. E che indeboliscono gli stessi contestatori anche di fronte alla larga parte del pds che si pone il problema dell'organizzazione (visto che non esistono più le vecchie sezioni) e si chiede cosa sarà la «Cosa 2», che più passa il tempo più appare nebulosa. Al momento l'attenzione è puntata sui risultati della Bicamerale e l'accusa contro il suo presidente (e segretario del pds), Massimo D'Alema. L'«ulivista» Enrico Morando dice, per esempio, che «c'è davvero da mangiarsi le mani» e che «il disagio a sinistra resta veramente grande» perché il pds avrebbe dovuto accettare il semipresidenzialismo subito, e avrebbe ottenuto il doppio turno nei collegi. 0, almeno, avrebbe dovuto convergere sulla mediazione di Barbera. Emanuele Macaluso, da libero battitore critico (non fa più parte di alcuna «corrente»), scrive una requisitoria sulla sua rivista (Le ragioni del socialismo) contro D'Alema, sostenendo che non avrebbe dovuto preoccuparsi del destino del governo, ma di fare le riforme. «Noi sappiamo che il compito del presidente della Bicamerale - scrive Macaluso - non era quello di "lavorare per non far saltare il governo", ma di impegnarsi a portare a compimento i lavori della commissione, non subordinandoli. Forse, sta proprio qui il nodo scorsoio che ha strozzato la Bicamerale». Ai critici dell'accordo sulle riforme Salvi fa intanto sapere che non potranno tentare di stravolgerlo (come ha detto anche Fini ai suoi). Gli emendamenti dovranno essere discussi e concordati nei gruppi parlamentari. «Sarebbe veramente curioso che pezzettini di partito decidessero per conto loro». [a. r.] | I segretario del pds Massimo D'Alema con il vicepremier Walter Veltroni

Persone citate: Barbera, Cesare Salvi, D'alema, Emanuele Macaluso, Enrico Morando, Macaluso, Massimo D'alema, Walter Veltroni

Luoghi citati: Roma