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E' morto Christopher Buckley, re del contenitore più popolare E' morto Christopher Buckley, re del contenitore più popolare L'uomo che inventò la lattina QUANDO Christopher Buckley si affacciò sulla trincea del lavoro, così si dice oggi, le lattine per bibite erano già scese dalla potenza all'atto, dal cielo delle idee platoniche industriali all'orizzonte dei supermarket mondani. Ma erano lattine in acciaio, rudimentali, scomode sia da produrre che da usare. Erano gli Anni Cinquanta, e Buckley affrontò il problema sostituendo l'alluminio all'acciaio, cambiando l'incastro dei pezzi, fino a ottenere la semplice struttura della lattina quale la conosciamo. Vive congratulazioni da parte di tutti. Non si sa se Buckley si fosse anche occupato dei dettagli: per esempio, la forma del foro di uscita dei liquidi, e la sua distanza dal bordo (è una distanza in aumento, forse per scoraggiare i bambini dall'inelegante e antigienica sorsata «a canna»). Sicuramente, in una delle varianti dell'originale buckleyano, la lattina ci tallona, non è mai molto lontana da chiunque fra noi: oltretutto è estate. E' difficile aggirarsi per le vie cittadine dei cartelloni o per quelle virtuali degli spot senza che una goccia spenzoli succulenta dal bordo di una lattina-reclame, e ci muova alla sete meglio di un comando ipnotico. E' difficile immaginarsi una strada di negozi senza camion che scaricano lattine per bar. I baristi scaricheranno lattine davanti a noi, noi scaricheremo le lattine nei bicchieri (o cannucce nelle lattine); finché cannucce e bicchieri scaricheranno liquidi e gas ghiacciati nel gratissimo cavo orale. Ieri, nel Connecticut, l'industriale di successo Christopher Buckley è morto, ottantunenne. Per inventare la lattina ci sarà stato certo bisogno di una quota di genio, di una di ingegneria. Ma un po' di sana (e inspiegabile) antipatia per gli apribottiglia, Buckley l'avrà pure avuta. Stefano Bartezzaghi