Le belle estati dei pontefici nei secoli

Le belle estati dei pontefici nei secoli Le belle estati dei pontefici nei secoli Da Celestino Va Pio XI, storie di papi in vacanza VILLEGGIATURA OLTRETEVERE GIOVANNI Paolo II ritorna in vacanza tra i monti della Val d'Aosta. Wojtyla ama le grandi montagne. In Polonia andava sui Monti Tatra, da Pontefice è salito alla Marmolada e più volte al Gran Sasso. A cercare tra le «istorie» delle vacanze papali, si potrebbe dire che il primo Papa a volersi riposare in alta montagna fu Celestino V. A Napoli, ai cardinali riuniti in concistoro fece questo discorsetto: «Io Celestino Papa V, mosso da legittimi motivi, cioè per causa di umiltà, di miglior vita, di debolezza di corpo, di difetto di scienza, di malignità di popolo, di infermità della persona, e per ricuperare la tranquillità della passata condizione di vita, spontaneamente e liberamente cedo il pontificato...». Dopo di che, deposte le insegne papali, si incamminò verso la Maiella, dove era il suo vecchio rifugio di eremita. Non era proprio una stagione da vacanza, essendo i primi di gennaio del 1295. Ma non fu certamente per risparmiargli i rigori invernali che il suo successore, Bonifacio VIII, lo mandò a prendere, portandolo a quota più bassa, cioè facendolo rinchiudere nel castello di Famone, dove lo sfortunato Pontefice morì un anno do- Che i Papi andassero fuori Roma, in campagna, durante l'estate, fu cosa naturale fin da antico tempo. Si narra di Papa Damaso II, eletto nel 1048, che si rifugiava a Palestrina «ad fugiendos urbanos aestus», per sfuggire alla calura estiva di Roma. Gregorio IX, nel 1235, per sua dimora estiva si fece costruire a Terni un palazzo circondato da un parco. Martino TV ( 1281 -1285) preferì farsi una villa a Montefiascone, attirato dall'ottimo vino, mentre dal lago di Bolsena si faceva portare le anguille di cui era ghiottissimo, tanto che Dante lo mise tra i golosi in Purgatorio. Bonifacio Vili, il carceriere di Celestino V, tra uno schiaffo di Anagni, una Bolla contro Filippo il Bello e l'indizione del primo Giubileo cristiano del 1300, se ne andava a Fiuggi a bere l'acqua contro i disturbi renali e i dolori della gotta. E così, in suo onore, anche oggi una delle fonti porta il suo nome. Il successore di Bonifacio fu Benedetto XI, che durò in carica otto mesi. Dopo di lui, i Papi, alla Roma pontificia, preferirono le terre di Provenza, stabilendosi ad Avignone che, stando alle cronache, pare divenisse un luogo permanente di svaghi per la corte pontificia. Sui prati dell'isola Barthelasse, al centro del Rodano, sotto il famoso ponte, i cardinali davano feste la sera: «Sur le pont d'Avignon I Von y danse tout en rond...». Quando Santa Caterina da Siena arrivò ad Avignone per far tornare il Papa a Roma, così descrisse i prelati della corte pontificia: «Essi stanno come ribaldi e baratieri, come animali stanno in atti, in fatti e in parole lascivamente e dei benefici della Chiesa adornano le diavole sua». Le «diavole» erano le dame di corte, le quali poi, ancora per divertimento, andavano ad assistere alle estasi di Caterina, quando faceva la Comunione, pungendole il corpo insensibile ai colpi di spillo. Per la verità, nemmeno il soggiorno avignonese fu sempre piacevole e senza pericoli. Giovanni XXII, quando fu eletto, aveva 72 anni, era smilzo, pallido, e i cardinali l'avevano scelto perché pensavano che durasse poco. Quando si vide, invece, che godeva ottima salute, qualcuno pensò di fermarlo. Un giorno, la polizia pontificia arrestò due uomini in possesso di due statuine di cera, nelle quali erano stati impastati fiele di porco, cenere di ragno e di rospo e che avevano al collo un cartellino con la scritta: «Papa Joannes moriatur et non alitisi), muoia Papa Giovanni e nessun altro. Insomma un maleficio, che era stato inventato dal vescovo di Cahors, Ugo Géraud, il quale venne condannato al rogo. Quando Gregorio XI, su insistenza di Santa Caterina, il 13 settembre 1376, lasciò Avignone, si alzò attorno a lui il coro dei pianti e delle lamentele dei cardinali, come se andando a Roma fossero diretti a un luogo di pena e di miseria. Il Papa, uscendo dal palazzo papale, dovette passare sul corpo di suo padre: il vecchio conte Gugliel¬ mo di Beaufort si gettò sulla soglia della porta, scongiurando il figlio di non allontanarsi. Il Papa lo oltrepassò, pronunciando le parole del salmo 90: camminerai sull'aspide e sul basilisco. Quasi un secolo dopo il ritorno dei Papi a Roma, un Pontefice umanista, Pio II Piccolomini (1458-1464), inventò un pontificato di stile agreste, andando in giro per l'Italia a godere le bellezze della natura, soggiornando di volta in volta in luoghi ameni, esercitando il suo governo pontificio sui prati e in riva ai fiumi. Lo ha lasciato scritto egli stesso nei suoi Commentari, scritti in latino, in cui parla di se stesso in terza persona: «Il Pontefice usciva quasi ogni giorno alle prime luci dell'alba per respirare l'aria piacevolissima della campagna prima che si riscaldasse e per contemplare le verdi messi e i campi di hno in fiore che imitavano il colore del cielo, dando a chi li guardava un infinito diletto... Non passava giorno che il Pontefice non cambiasse luogo, trovando nelle convalli sempre nuove sorgenti e nuovi recessi ombrosi... Qualche volta teneva con i cardinali il concistoro sotto i castagni e dava udienza alle ambascerie nei prati...». Una residenza estiva dei Papi fu la villa pontificia della Magliana, tra i boschi, fuori Roma verso Ostia, iniziata da Sisto IV (1471-1484), preferita da Innocenzo Vin, da Alessandro VI, da Giulio II e soprattutto da Leone X, che vi dava grandi feste di caccia. Giulio ni, invece, amava frequentare la stupenda villa che si era fatto costruire in una sua vigna sulla Via Flaminia, su disegno del Vasari. Il Papa vi si recava a cavallo, ma più spesso imbarcandosi a Castel Sant'Angelo su una piccola e magnifica nave, che risaliva il Tevere fino a un piccolo porto, da cui si dipartiva un viale fino all'ingresso della villa. Il primo a dirigersi verso i colli romani fu Gregorio XIII, per il quale il cardinale Altemps metteva a disposizione la sua villa a Mondragone anche fuori della stagione estiva. Il cardinale, però, dovette presto pentirsi deUa sua generosità. Si lamentò che gli uomini della corte pontificia gli mettessero fuori uso gli Pio II amava la campagna così tanto da tenere udienze nei prati e concistori sotto i castagneti Urbano Vili scoprì Castel Gandolfo Clemente XIV si svagava cavalcando a briglie sciolte nei boschi: una passione che gli costò più di un ruzzolone e una frattura