Vacanze, l'elogio del Papa

Alla vigilia del riposo in Valle d'Aosta, Wojtyla sottolinea l'importanza «di immergersi per un po' nella natura» Alla vigilia del riposo in Valle d'Aosta, Wojtyla sottolinea l'importanza «di immergersi per un po' nella natura» Vacanze, l'elogio del Papa «Necessarie, ma senza trasgressioni» CITTA' DEL VATICANO. Il Papa dà i consigli per le vacanze, di cui «tutti - dice - abbiamo bisogno». Certamente, anche lui; e infatti ha annunciato: «Anch'io, mercoledì prossimo, mi recherò tra le montagne della Valle d'Aosta, per trascorrervi qualche giorno di distensione e di riposo». Ma non tutto è «vera» vacanza, secondo Papa Wojtyla. «Tutti abbiamo bisogno ogni tanto, di un periodo di prolungato riposo sotto il profilo fisico, psicologico e spirituale. Soprattutto per chi vive nelle grandi città è importante immergersi per qualche tempo nella natura». E' un programma preciso, ed è probabilmente quello che seguirà nei prossimi giorni il Pontefice, che mercoledì sarà già a Les Combes, in Valle d'Aosta, nella casa a due piani che lo ospita ormai da anni, dividendo questo onore con il «castello» di Lorenzago, in Cadore. Giovanni Paolo II pensa a vacanza veramente tranquille, e soprattutto «blindatissime». Il Pontefice ha bisogno di riposarsi, dopo i viaggi già compiuti quest'anno, e quelli ancora da fare (Francia, Brasile, for¬ se il Portogallo, Bologna), e la rete di sorveglianza sarà particolarmente fitta. Come al solito passerà le giornate con qualche ospite polacco, vecchi amici, farà qualche passeggiata - non lunga - e soprattutto si godrà il panorama, dominato dal Gran Paradiso. «Perché la vacanza sia veramente tale - ha detto ieri il Papa - e porti autentico benessere, occorre che in essa la persona ritrovi un buon equilibrio sia con se stessa che con gli altri e l'ambiente. E' questa armonia interiore ed esteriore che rigenera l'animo e restituisce energie al corpo e allo spirito». Non bisogna trasformare le vacanze - suggerisce il Pontefice - in occasione di nuovi stress, o addirittura di pericoli. «Uno dei valori della vacanza è quello dell'incontro - ha continuato il Papa -, dello stare insieme agli altri in modo disinteressato, per il piacere dell'amicizia e del condividere momenti sereni». Ma i rischi incombono; «conoscendo tuttavia l'animo umano e i condizionamenti della società dei consumi, vorrei suggerire, specialmente ai giovani, di fare vacanze sane, che siano cioè di sana evasione, evitando trasgressioni nocive alla salute propria e degli altri». Altrimenti le vacanze non servono a nulla, ammonisce il pontefice, e si ritorna alla vita di tutti i giorni dopo aver sprecato «tempo e risorse», e per di più «senza alcun beneficio». «Evadere può essere utile, ma a patto che non si evada da sani criteri morali e anche semplicemente dal doveroso rispetto della propria salute». E, infine, le vacanze non devono far dimenticare chi in vacanza non ci può andare per vari motivi: lavoro, salute, mancanza di mezzi. «Nel periodo estivo sono ancor più necessari certi servizi pubblici - ricorda il Papa - di primaria importanza, come pure si rivela preziosa la presenza di volontari, che dedicano attenzione alle persene più sole». Come di consueto, Giovanni Paolo II ha ricordato i «maturandi», a cui ha augurato di superare l'esame (mei migliore dei modi». Marco Tosatti arredi, ma soprattutto gli svuotassero la cantina, non sopportando che «quei cortigiani bevessero vino per trecento scudi all'anno». Fu forse per questo che i Papi cominciarono a pensare a una propria villa pontificia sui colli albani. Fu Urbano VITI a scoprire Castel Gandolfo, sopra il lago di Albano, e a cominciare, nel 1623, la costruzione della villa, che doveva divenire la normale residenza estiva dei pontefici. A Castel Gandolfo si mangiava di gran forza. Oltre quella del Papa, le tavole da allestire per «la famiglia di Nostro Signore» erano tre: una, nel «tinello secreto» per gli alti prelati; la seconda, nel «tinello comune» per gli offiziali e i dignitari di corte; la terza per la famiglia bassa, che andava dai palafrenieri ai giardinieri, agli sguatteri. Con tanto lavoro di tavole da imbandire, si può immaginare in quanto conto fossero tenuti i cuochi alla corte pontificia. Papa Clemente XIV ne aveva appunto uno, «secreto», bravissimo, che chiamava Setteminestre. Clemente XIV, a Castel Gandolfo, si era fatto fare un vestito da cavaliere, tutto bianco, con gli stivali crocesignati e un tricorno rosso in testa. Così agghindato, su un cavallo bianco coperto di reti affinché non venisse disturbato dagli insetti, il Papa usciva dal borgo, seguito dalla corte, e proseguiva con lentezza benedicendo il popolo, poi, appena in aperta campagna, lanciava il cavallo a briglia sciolta per strade e boschi a tale velocità che nessuno del seguito e della guardia riusciva a tenergli dietro, sebbene sia da dire che nel suo furioso galoppare su per i colli Clemente XTV fosse ruzzolato da cavallo un paio di volte e si fosse rotto una spalla. L'ultimo Papa-re a villeggiare a Castel Gandolfo fu naturalmente Pio IX, il quale però non mostrava molto entusiasmo soprattutto per il lago di Albano, che gli appariva suggestivo, ma triste. Diceva che il luogo gli pareva più adatto a fare la meditazione sulla morte che la villeggiatura. Dopo la presa di Roma, il 20 settembre 1870, i Papi andarono a respirare aria buona soltanto nei giardini vaticani. Per sessantanni, la villa di Castel Gandolfo rimase chiusa. La riaprì Pio XI, dopo il Concordato, firmato l'I 1 febbraio 1929. Papa Ratti non aspettò l'estate. Qualche giorno dopo la firma, in privato, vestito in abito nero da prete, vi si fece portare in macchina. Sulla via dei colli, l'auto forò una gomma. Mentre l'autista cambiava la ruota, Pio XI si mise a camminare avanti e indietro sul ciglio della strada, leggendo il breviario. Nessuno di quelli che passavano si accorse che quel prete era il Papa. Domenico Del Rio

Persone citate: Domenico Del Rio, Giovanni Paolo Ii, Marco Tosatti, Papa Ratti, Papa Wojtyla, Pio Ix, Pio Xi, Wojtyla