Ulster, la marcia dell'odio riapre la guerra di Fabio Galvano

Decine di feriti, un treno distrutto, auto in fiamme: il processo di pace sempre più a rischio Decine di feriti, un treno distrutto, auto in fiamme: il processo di pace sempre più a rischio Ulster, la marcia dell'odio riapre la guerra Una sfida degli orangisti LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'Ulster ripiomba nella stagione degli odi. La temuta marcia degli Orangemen protestanti abito grigio, bombetta, ombrello e gonfaloni al vento - nei quartieri cattolici di Portadown, che aveva provocato l'anno scorso drammatici scontri e aveva portato l'Irlanda del Nord sull'orlo di un altro precipizio, si è svolta ieri senza incidenti, incapsulata com'era fra imponenti cordoni sanitari di polizia e esercito. Ma la violenza è esplosa prima e dopo: quando le forze dell'ordine hanno praticamente sigillato le vie cattoliche, rinchiudendovi la popolazione per evitare scontri con gli Orangemen, e quando al termine della manifestazioni si sono ritirate dalla zona. Le prime ombre della sera erano attraversate dai sinistri bagliori delle auto date alle fiamme. Poco lontano, a Lurgan, anche un treno è stato incendiato. I feriti degli incidenti sono una trentina, compresi dodici poliziotti. I)a settimane il governo britannico aveva cercato di disinnescare la mina di Portadown. Ma non c'è stato verso: i lealisti protestanti, che per tutta la settimana saranno protagonisti in Ulster di migliaia di marce per celebrare l'anniversario della battaglia del Boyne in cui Guglielmo III sconfisse Giacomo II e le residue speranze d'indipendenza dell'Irlanda, hanno rifiutato di rinunciare alla loro parata. «Quando c'è intransigenza da entrambe le parti, nessuna delle quali sembra disposta al compromesso, sta a noi prendere le decisioni», ha detto Mo Mowlam, l'attivissima ministro per il Nord Irlanda del governo Blair. E la decisione, annunciata dal capo della polizia Ronnie Flanagan, è stata quella che i nazionalisti cattolici più temevano: il nulla osta alla marcia degli Orangemen. Era ancora buio quando i reparti della polizia e dell'esercito hanno circondato la roccaforte cattolica di Garvaghy Road, bloccandone ogni accesso dalle vie laterali. Ci sono stati scontri, ai proiettili di gomma della polizia i nazionalisti hanno risposto con le molotov. Chiusi nel loro ghetto, imprigionati da una lunga fila di agenti in tenuta da guerriglia urbana e da colonne di veicoli blindati, i cattolici non hanno potuto far altro che accogliere con grida di spregio e una cacofonia di clacson e bidoni dell'immondizia i 1200 Orangemen che dopo la marcia nei quartieri protestanti e la rituale benedizione nella chiesa di Drumcree rientravano verso il centro di Portadown. A poco è valso l'assenso degli orangisti a percorrere quelle vie in silenzio, senza i tamburi e le musiche trionfalistiche con cui da sempre, ogni anno, ricordano ai cattolici la loro sconfitta. L'odio era nell'aria, lo si tagliava a fette. «Senza giustizia, niente pace», gridavano i cattolici dietro le linee della polizia. Martin McGuinness, braccio destro di Gerry Adams alla guida del Sinn Féin che è l'ala politica dell'Ira, ha denunciato «l'imposizione di una legge marziale virtuale e il modo bru¬ tale in cui è stata applicata». «Ancora una volta - ha aggiunto - il governo britannico ha mostrato al mondo che i nazionalisti sono trattati come cittadini di seconda classe». Anche il nuovo governo irlandese, che nei giorni scorsi ha ribadito la sua intenzione di operare con Londra nella ricerca di una soluzione in Ulster, ha espresso «profonda delusione» per l'autorizzazione concessa alla marcia orangista. «Abbiamo chiaramente indicato al governo britannico il nostro allarme per le sue implicazioni», afferma un comunicato. Mentre Portadown viveva la sua giornata d'odio, attraverso gli anacronistici rituali che neppure il New Labour pare in grado di domare, numerose auto venivano date alle fiamme nei quartieri occidentali (cattolici) di Belfast. E a Lurgan l'assalto al treno, anche questo opera di nazionalisti. Un gruppo di uomini armati se ne è impossessato, ha fatto scendere i passeggeri e ha dato alle fiamme le sei carrozze prima di fuggire. Una domenica come molte altre, in Irlanda del Nord. Fabio Galvano Un nazionalista residente a Portadown viene portato via a forza dagli agenti di polizia

Persone citate: Boyne, Gerry Adams, Guglielmo Iii, Martin Mcguinness, Ronnie Flanagan