IL PICCOLO POSTO DEL «CHE» di Igor Man

IL PICCOLO TROVATI IRESTI DI GUEVARA IL PICCOLO POSTO DEL «CHE» SI', quelle ossa sono sue. La terra amara di Villagrande, lontana e sola, ha finalmente restituito a Ernesto Guevara (Lync) de La Sema detto Che, la sua identità (male. Da Harlem a Calcutta, da Palma di Montechiaro a Gaza, dalla Quinta a via de' Condotti, insomma dai ghetti ai salotti, ogni giorno incontriamo il Che: sulle magliette dei ragazzi che quando morì, or è trent'anni, per mano d'un sergente boliviano ubriaco, nemmeno erano nati. Ma Guevara non è soltanto trendy come lo fu la kaffia di Arafat durante l'intifada: chi oggi indossa la T-shirt col barbone e il sigaro di Guevara sa che quelo «è uno gagliardo, tosto, diciamo mitico». E' poco, ma ai ragazzi basta e avanza anche perché la loro vaghezza è misteriosamente colma di tenerezza. Nell'aprile del 1970, in Giordania, fui un giorno in una di quelle fogne a cielo aperto che pudicamente chiamiamo «campi profughi». In una tenda dove lavoravano (in nero) tre donne palestinesi a cucir magliette per un commerciante di Amman, spiccava il poster del Che, quello ricavato da Giangi Feltrinelli dal celebre fotogramma di Korda. Igor Man CONTINUA A PAG. 9 PRIMA COLONNA

Persone citate: Arafat, Condotti, Ernesto Guevara, Giangi Feltrinelli, Guevara, Korda, Sema

Luoghi citati: Amman, Calcutta, Gaza, Giordania, Palma Di Montechiaro