La storia del terrorismo non merita assoluzioni di Lorenzo Mondo

La storia del terrorismo non merita assoluzioni La storia del terrorismo non merita assoluzioni ROPOSTE di grazia parziale o di indulto generalizzato per gli ex terroristi rossi e neri, in concomitanza (non gradevole, perché induce a pensare male) con il rientro in Italia del latitante Toni Negri. Insieme a tante riflessioni pertinenti e accettabili sul caso, si tende in questi giorni a far passare anche discorsi avventati o sofistici, che risultano alla fine inquinanti. Non credo che esistano fondate obiezioni a provvedimenti che riducano il sovraccarico di una legislazione di emergenza, particolarmente severa per chi non si è macchiato di gravi delitti e appartiene agli anelli deboli della catena criminosa. In questo, e non nell'appello generico a una pacificazione di cui pochi sentono l'urgenza, si afferma in modo visibile il ritorno alla normalità. Non vanno poi trascurate le ragioni della clemenza, tanto più forti se applicate a quanti hanno fatto ammenda delle loro colpe. Tra l'altro, il carcere non dovrebbe mirare alia rieducazione e al recupero del reo, a certificare la sua idoneità al consorzio civile? Del resto, in ossequio a questo principio, più della metà degli ex terroristi detenuti godono già di benefici come il lavoro esterno e la semilibertà. Altre indicazioni mi sembrano concettualmen te, e moralmente, irricevi bili. Non vale a discarico la considerazione che ci tro viamo di fronte a fenomeni illegali ampiamente diffusi. Come dovremmo comportarci allora davanti alla mafia? Non costituisce un'attenuante neppure il movente politico, ma sem mai un'aggravante, per chi coltivi lo spirito di libertà. Dal momento che si pretendeva di imporre al Paese, con mezzi delittuosi, un potere arbitrario e dittatoriale. Come rileva l'ex Cancelliere Helmut Schmidt, a suo tempo inflessibile con i terroristi tedeschi, anche Hitler e Stalin agivano con motivazioni politiche. E lasciamo stare l'amnistia di Togliatti, concessa al termine di una guerra civile tra eserciti contrapposti, in presenza di milioni di italiani che si erano compromessi con il fascismo. Per questo vanno reI spinte le affermazioni inI solenti rilasciate da Toni NpribgtoteD«nstzpclirasmsaavnsuusprdddcfcprrzrGtsFsvadl Negri a propria difesa. Il professore ammette «errori molto gravi e responsabilità pesanti», ha la buona grazia di definirsi sconfitto, ma sembra quasi pretendere l'onore delle armi. Dice che la loro violenza «non era vuota, non era stupida, né era un impazzimento criminale», apparteneva a «una storia collettiva», la storia d'Italia. La storia! Quanta retorica, quante balordaggini abbiamo sentito in proposito. Come se qualunque modo di essere passati alla storia, anche il più infame, avesse di per sé un valore assolutorio, come se dovessimo per forza inchinarci al provvidenzialismo, magari dialettico, di una divinità tenebrosa. Guido Morselli ha scritto un libro ingiustamente sottovalutato («Contropassato prossimo») in cui racconta come, a partire dalla prima guerra mondiale, la storia sia andata diversamente da quello che sappiamo: con la sconfitta dell'Intesa, un abbacchiatissimo Hitler che fa il pittore della domenica, un ragionevole Lenin imbarazzato dalla sua rivoluzione, una federazione europea a guida tedesca... Giustificava la sua riscrittura del Novecento con l'esigenza di distinguersi «dal Fatto, questo sacro mostro»; rilevando che l'ovvietà e la logica delle cose avrebbero potuto dare vita a un'altra storia: «Il paradosso sta dalla parte dell'accaduto». Un poco del suo irridente, pensoso scetticismo dovrebbe metterci in guardia dall'iperbole sui fatti grandi e positivi, figuriamoci quelli piccoli e meschini, destinati a una nota a pie' di pagina. Dovrebbe consentirci la libertà morale di giudicarli anche quando, con il passare del tempo, con l'accumulo di nuove stoltezze e empietà, risulta impossibile giudicarli in un'aula di tribunale. Lorenzo Mondo

Persone citate: Fatto, Guido Morselli, Helmut Schmidt, Hitler, Lenin, Negri, Stalin, Togliatti, Toni Negri

Luoghi citati: Italia