Sbarcano a Brescia le accuse della Parenti

11 Un fascicolo nelle mani dei giudici, la Boccassini annuncia querele. Altri carabinieri indagati Sbarcano a Brescia le accuse della Parenti E Borrelli: quelle frasi? Un delirio GENOVA DAL NOSTRO INVIATO «Questa è un'inchiesta brutta e complicata», ammette il procuratore capo Vito Monetti, alle prese con raffinerie d'eroina in caserma, carabinieri spregiudicati, pentiti che sparano nel mucchio, magistrati in carriera ed ex magistrati ora «nemici» del Pool, dopo averne fatto parte. «Sì, è davvero brutta», ripete lui mentre da Genova i boatos piombano a Brescia, scuotono Milano, planano a Roma. A Roma il ministro della Giustizia Flick ha deciso di vederci chiaro. Del duello Tiziana Parenti-Ilda Boccassini, ufficialmente ha conoscenza solo attraverso i giornali. E allora, entro una settimana, i papiri dell'affaire genovese arriveranno sulla sua scrivania. Per conoscenza, per vedere se ci sono profili disciplinarmente rilevanti come di rito. E forse per arginare le pressioni che arrivano da an e dal Polo, che vogliono un suo intervento chiarificatore alla Camera. Da Milano, il procuratore capo Borrelli continua a difendere Ilda Boccassini. Anche rispetto a quelle intercettazioni, secondo cui la pm del pool Mani pulite avrebbe offerto 500 milioni al pentito Angelo Veronese, per mettere nei guai Tiziana Parenti, per raccontare che «Titti la rossa» usava cocaina, la teneva addirittura sulla scrivania. Fa muro, Francesco Saverio Borrelli: «Siamo al delirio, quelle accuse a Ilda Boccassini mi sembrano una barzelletta». A Genova, Vito Monetti smentisce l'esistenza di un'indagine sulla Parenti. 0 sulla Boccassini. Non potrebbe nemmeno esserci, hòh~ sarebbe di competenza di questa procura. Ma ugualmente, è categorico: «Non abbiamo nomi di magistrati a carico dei quali siano emersi elementi per procedere a iscrizioni nel registro degli indagati». E ancora: «Illeciti di colleghi? Preferisco non dire niente, sono domande imbarazzanti. Noi comunque non guarderemo in faccia a nessuno. Se dovessero emergere ipotesi di reato, di responsabilità a carico di qualsiasi magistrato, trarremo le conseguenze sul piano istituzionale». Che tradotto vuol dire fascicolo ed eventuale iscrizione a Brescia, competente per tutte le vicende che sfiorano i magistrati milanesi. Nelle mani di Antonio Chiappani e Maria Paola Borio da sabato scorso c'è un fascicolo. Da quando Tiziana Parenti ha presentato la sua denuncia contro Ilda Boccassini «che voleva utilizzare il pentito Angelo Veronese per togliermi di mezzo». A cui è seguita la controdenuncia contro il pentito del magistrato del pool di Milano, che nega ogni accusa, che dice di non sapere nulla della storia della cocaina. Alla denuncia contro la sua collega di un tempo, ancora in prima linea per delicate inchieste antitan¬ genti, la parlamentare di Forza Italia ha allegato un bel po' di intercettazioni. Dove lei è ancora «protagonista». Al telefono, il 10 gennaio scorso, sono il pentito Angelo Veronese e il colonnello dei carabinieri Michele Riccio (che però - secondo il suo legale - non riconoscerebbe la telefonata), oggi in carcere per la storia della raffineria di corso Europa. Quella all'origine di tutto, quella per cui altri quattro carabinieri sono sotto inchiesta da ieri, e in tutto sono venti. Il tenore dell'intercettazione è da far rizzare i capelli. Veronese, penti¬ to dall'86,2 milioni e mezzo al mese, servizio di protezione e cure al Centro di Igiene Mentale di Voltri per troppa coca, spara a zero: «La Boccassini m'ha detto... cosa m'ha promesso se... se immerdavo quella lì...». Riccio: «Hai dovuto dire che aveva promesso i soldi...»: Veronese: «Certo ho dovuto dirglielo... Da farle abbassare le ah... se poi sia vero, che non sia vero... è tutto poi da vederepero nel frattempo da farle abbassare le ali perché sta rompendo i coglioni...». Tutto vero? Tutto falso? Il procuratore capo di Genova Vito Monetti non si sbilancia, preferisce non sposare - almeno ufficialmente - alcuna tesi: «Le intercettazioni sono da vagliare con cautela... E poi, chi le ha messe in giro?». A rendere tutto più complicato c'è un altro fatto sulla bontà delle rivelazioni contenute nell'intercettazione. Il colonnello Michele Riccio della Dia di Genova, il 10 gennaio, sapeva già di essere sotto inchiesta. Sapeva già che la sua «mitica» squadra era nel mirino della magistratura da qualche mese, per la storia della raffineria di cocaina in caserma. Lui stesso si era presentato qualche mese prima ai magistrati, per giurare che la coca serviva solo per i confidenti, per le operazioni «sporche». Non sapeva, che il suo telefono era intercettato? Da Roma, Tiziana Parenti annuncia di voler scrivere al Csm, al Guardasigilli perché «se non si appartiene a quella "parrocchia" tra un po' bisognerà andare in esilio. Sono indignata ma a me cosa possono farmi, spararmi, ancora?». Fabio Poletti L'INCHIESTA IN SETTE DATE 10 GIUGNO 3Fabiola Riccio, moglie del colonnello Michele, in una conferenza stampa MAGGIO afferma che alcuni pentiti vogliono incastrare il marito. /~ Riccio viene arrestato per traffico di 0 stupefacenti. Finiscono in galera anGIUGNO che tre marescialli. Si costituisce un altro maresciallo, Gianmario Doneddu, e l'onorevole Tiziana Parenti difende gli arrestati, tutti suoi ex collaboratori, e parla di «voci» sospette sulla Boccassini. Si costituisce un altro dei militari coinvolti nell'inchiesta, il maresciallo Angelo Piccolo, braccio destro di Riccio. Boccassini replica alla Parenti e nega ogni rapporto con il pen tito Veronese. 1 9 La Parenti viene interrogata a Genoi^j va e ribadisce le accuse alla Boccas- GIUGNO sini. 7 La Parenti accusa la Boccassini di 1 aver usato un pentito per metterla a LUGLIO lacere e presenta una denuncia a Brescia. Il colonnello Riccio confessa l'esistenza della raffineria in caserma. 11 GIUGNO 4 LUGLIO Spunta un nome eccellente: l'ex comandante delle guardie del corpo di Scalfaro, il maggiore Luciano Rossetti, indagato per concorso in detenzione e spaccio di stupefacenti. Sotto, il colonnello del carabinieri Michele Riccio A destra l'onorevole Tiziana Parenti In basso il pm Ilda Boccassini