«Noi, emarginati per ragion di Stato»

L'avvocato Guarnera: problema Figli che adesso perderanno politico che maggioranza il nuovo cognome diventando Cronache di ordinaria disperazione dal pianeta dei collaboratori di giustizia «Noi, emarginati per ragion distato» Mille protezioni tolte, pentiti in rivolta COLLABORATORI SENZA RETE CATANIA DAL NOSTRO INVIATO Cronache di ordinaria disperazione dal sottosuolo di una nuova umanità dolente, inedita categoria di emarginati per ragion di Stato. Dopo essere stati additati al pubblico disprezzo in quanto delinquenti assistiti, pentiti d'oro, ricattatori a carico del contribuente, i collaboratori di giustizia si avviano verso il cono d'ombra dell'oblio e - nell'indifferenza generale, senza che nessuno spenda una sola parola - stanno per essere risucchiati nel cosiddetto «effetto cura dimagrante» fortemente auspicata dal ministero dell'Interno che può adesso vantare la riduzione del popolo dei pentiti (e rispettivi familiari) in una quantità che sfiora le mille unità. Dentro questo microcosmo allo sbando, navigano storie piccole di estrema violenza: una violenza contro i sentimenti, a volte contro il diritto alla vita. Sono storie raccontate da Enzo Guarnera, catanese, avvocato, difensore di molti pentiti, politico, deputato regionale e membro della commissione antimafia a Palazzo dei Normanni. Una denuncia, quella di Guarnera, destinata ad allargarsi perché, dice lui, «ciò che sta accadendo ai pentiti e alle loro famiglie è soprattutto un problema politico che riguarda il governo e la maggioranza». I FIGLI DI NESSUNO. Andrea Lumia è un ex killer del clan del Malpassotu, a Catania. Si pente, viene accolto dallo Stato insieme con un nucleo familiare composto da una trentina di persone, tra cui padre, madre e due bambini - fratello e sorella - che oggi hanno sette e dodici anni. La «cura dimagrante» del ministero provoca la perdita del programma di protezione per i genitori di Andrea. Viene loro notificato lo sfratto e la comunicazione che non avranno più il «contributo». La decisione non riguarda però i fratellini di Andrea, che rimangono - sulla carta - sotto protezione. Ma sono minorenni e quindi non in grado di autogestirsi. E allora? Secondo la Commissione ministeriale, i genitori di Andrea devono indicare i nomi di qualcuno dei parenti rimasti nel «programma speciale», ai quali i bambini saranno dati in affidamento. In un primo momento nessuno credeva che potesse verificarsi una simile eventualità: «Forse abbiamo capito male», commentava lo stesso Guarnera. Alla fine è arrivato il responso: le cose stanno proprio così. Inutile dire che né i genitori, né i bambini, accetteranno (vedi intervista) la separazione imposta dalla «cura dimagrante». IL PENTITO PÌCCOLO PICCOLO. Carmelo Mutoli non ha compiuto stragi. La «cura dimagrante» è ghiotta di collaboratori non molto importanti: sono i primi a perdere la protezione. E i familiari? Stessa sorte. Gabriella, due bambine dal primo matrimonio, è la nuova compagna di Carmelo. Hanno ricevuto sfratto e fine-rapporto senza liquidazione. Sono sul marciapiedi. Ma la magistratura continua a chiamare Carmelo per le testimonianze. Il 16 giugno è andato a Reggio Calabria. «Si è fatto prestare i soldi», scrive la donna. E poi «quelli per il ritorno glieli ha dati il suo avvocato, altrimenti poteva rimanere per sempre in Calabria». Non hanno più il programma e perciò i carabinieri della località dove vivono cercavano un lavoro a Cannolo. Ma, dopo la testimonianza del 16, sono stati costretti a soprassedere perché i colleghi cala- brosi hanno raccomandato prudenza dato che «il soggetto corre pericoli». In sostanza: da un lato ha perso l'unica fonte di sopravvivenza, dall'altro, lo stesso Stato che gliel'ha tolta lo costringe a testimoniare e quindi ad esporsi fino a non poter lavorare. Scrive Gabriella: «Siamo letteralmente abbandonati, io lui e le mie bambine. Non abbiamo appoggi da nessuno... è un dramma... non vedo soluzioni, ci avviamo nel più profondo baratro della disperazione...». A SCUOLA COL PROPRIO HOME. Rosario Spatola, uno dei primi pentiti di mafia, ha perso protezione, casa e «contributo». Ma, fatto abbastanza insolito, gli è stata revocata anche l'identità di copertura, cosicché se volesse lavorare o affittarsi un'altra casa dovrebbe farlo col suo vero nome. Rosario ha una bambina che è stata iscritta a scuola con il nuovo cognome. L'anno prossimo dovrà essere registrata con la sua vera identità. Un bel bersaglio, per una vendetta trasversale. La compagna di Rosario aveva chiesto di potersi laureare, le mancano pochi esami, ma in otto anni di vita blindata non è stato possibile farla iscrivere all'Università. Tutti e tre si ritrovano in bilico sull'inferno. Che c'entrano la bambina e la mia compagna? Questo si chiede Spatola. Non hanno una lira, e per sopravvivere hanno portato alcuni oggetti al Banco dei pegni. Adesso non possono più recuperarli, ammesso che trovino i soldi per riscattarli, perché non hanno più il cognome che avevano quando li hanno impegnati. CHI SONO 10? La figlia di Gaetano Disca, pentito catanese, ha vent'anni. Ne aveva tredici quando è entrata nel programma di protezione. Era una bambina, oggi è una donna. Pochi, fino ad oggi, sanno chi è realmente. Ma da oggi le cose sono cambiate: il padre ha perso il programma di protezione e non ha una nuova identità. Anche la ragazza, dunque, dovrà tornare ad essere quella di prima. Ma nel luogo dove vive tutti la conoscono con un'altra identità. Le si può chiedere di giustificarsi con il mondo intero e magari col suo ragazzo che la conosce con un altro nome? Questi sono soltanto alcuni dei drammi che si agitano da qualche tempo tra i pentiti. Enzo Guarnera è deciso a fame un «caso collettivo». Ha già cercato di raccordarsi con altri avvocati ed è pronto per chiedere un «confronto franco» con il presidente della Commissione ministeriale e col procuratore nazionale Pierluigi Vigna. Francesco La Licata I NUMERI DEI COLLABORATORI PENTITI 1142 uomini 72 donne TESTIMONI 34 uomini 35 donne Totale: 1281 di cui: 780 liberi 248 reclusi 106 con misure alternative al carcere 7 liberi all'estero 65 arresti domiciliari 8 detenuti fuori dal carcere 5747 familiari L'avvocato Guarnera: problema politico che maggioranza e governo non possono ignorare Figli che adesso perderanno il nuovo cognome diventando così facile bersaglio di vendette Un brano della lettera di Gabriella, compagna di un pentito «Siamo letteralmente abbandonati, io, lui e le mie bambine» Un'immagine di una deposizione del pentito «storico» Tommaso Buscetta protetto da quattro agenti

Luoghi citati: Calabria, Catania, Reggio Calabria