«Pronta a morire, per l'anarchia»

L'impiegata scrive a «La Stampa»: un'ingiustizia chiudere il nostro centro sociale L'impiegata scrive a «La Stampa»: un'ingiustizia chiudere il nostro centro sociale «Pronta a morire, per l'anarchia» Milano, la postino, sfida la polizia MILANO. «Mi farò ammazzare, ma mi riprenderò il laboratorio anarchico», è il messaggio dal carcere di Maria Grazia Cadeddu, la «postina» della bomba a Radio Popolare, a San Vittore dal 13 giugno perché sospettata di appartenere ad Azione Rivoluzionaria. E di far parte del gruppo che ha rivendicato l'attentato al Comune di Milano, in piazza San Fedele. In una lettera alla «Stampa», Maria Grazia Cadeddu, conferma la sua militanza. E si dice preoccupata del futuro degli anarchici milanesi e del laboratorio di via De Amicis, chiuso dopo il suo arresto: «E' la più grande ingiustizia che sia stata fatta». Quanto all'inchiesta giudiziaria preferisce non parlare. Continua a dire che non è lei, quella del filmato ripreso dalle telecamere davanti alla sede dell'emittente milanese. Come ha fatto mettere a verbale davanti ai magistrati nell'unico interrogatorio, non riconoscendosi nel filmato sgranato, manipolato per ripulirlo dal nucleo scientifico dei carabinieri. Dell'inchiesta lamenta solo di «pressioni su minori chiamati in Questura» e del «silenzio da regime fascista», con cui bolla la vicenda giudiziaria che la riguarda, venti e passa persone sospettate, svariati interrogatori, una parola fine che sembra ancora lontana. Preferisce buttarla in politica, prendendo di mira il vicesindaco di an. «Ho saputo che De Corato vuole portarci via il laboratorio», scrive ancora lei, militante anarchica da sempre, 36 anni, impiegata comunale, accusata di strage dai pm. Ma non dal gip Enrico Tranfa, che ha firmato l'ordine d'arresto per il solo involucro, lasciato davanti a Radio Popolare il 25 aprile. «Vuole chiudere il centro, come volevano fare i nazi cinque anni fa», aggiunge, mettendo insieme De Còrato e i nazi-skin. Le teste rasate che fino a qualche anno fa stazionavano in un bar a un metro dal laboratorio di via De Amicis. «Sappiano fin da ora che se permettono di toccare anche un solo mattone della mia casa, mi farò ammazzare, ma mi riprenderò il laboratorio anarchico», minaccia Maria Grazia Caddedu. Che fedele all'ideologia anarchica che non riconosce «né Dio, né lo Stato né i padroni», bolla come «terroristi» chi vuol chiudere per sempre il centro di via De Amicis, attivo da venti anni. Cosa succederà del centro occupato, lo si saprà tra una settimana. L'11 luglio, infatti, verrà discusso il provvedimento d'urgenza presentato dal legale di Maria Grazia Cadeddu, Pia Cirillo. Che spiega: «Vorrei sapere su quale base è stato chiuso il centro, non c'è nemmeno l'ordinanza del sindaco come prescrive la legge». Intanto il legale segna un primo punto a suo favore. Ha ottenuto dal gip Tranfa la nullità della perizia che aveva stabilito l'identità tra la bomba di piazza San Fedele e l'ordigno vuoto lasciato davanti a Radio Popolare. E sulla base di quella perizia era stato poi firmato l'ordine di custodia per la presunta postina e una ventina di avvisi di garanzia per altrettanti anarchici. La perizia è da rifare, il gip ha dato un nuovo incarico proprio ieri. «Adesso aspettiamo che Maria Grazia Cadeddu sia scarcerata», spera il legale. Che non si ferma nemmeno davanti al «no» del gip. E attacca: «Ho già presentato ricorso al Tribunale della Libertà, aspettiamo la decisione». [f. poi.] Maria Grazia Cadeddu la «postina» della bomba a Radio Popolare il giorno dell'arresto

Persone citate: De Corato, Maria Grazia Caddedu, Maria Grazia Cadeddu, Pia Cirillo

Luoghi citati: Comune Di Milano, Milano