Il controgolpe di Pale

La Plavsic voleva mandarli a casa, ma i deputati proclamano la sessione permanente La Plavsic voleva mandarli a casa, ma i deputati proclamano la sessione permanente Il controgolpe di Pale «Ilparlamento rifiuta di sciogliersi» ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Il Parlamento della Republika Srpska, l'entità serba di Bosnia, riunitosi ieri a Pale nonostante la decisione della presidente della stessa «Republika» Biljana Plavsic di scioglierlo, ha votato una mozione decidendo di rimanere in sessione permanente «fino alla soluzione della crisi costituzionale o finché il Parlamento stesso non deciderà diversamente». La mozione è stata approvata all'unanimità dai 49 deputati presenti (su 83). Ieri l'unico punto all'ordine del giorno del Parlamento era la destituzione della Plavsic che a sua volta voleva sciogliere il Parlamento perché, a suo dire, agli ordini dell'ex leader Radovan Karadzic, incriminato dal tribunale internazionale dell'Aia per crimini di guerra. I parlamentari del partito democratico serbo (Sds) al potere, dopo il tentativo di «golpe bianco» della presidente avevano dunque organizzato la riunione per liberarsi della «lady di ferro». E' stato il presidente del Parlamento serbobosniaco Dragan Kalinic a convocare la sessione. «Avvieremo le procedure volte a verificare la legittimità della decisione della Plavsic. Abbiamo stabilito che difenderemo il nostro Parlamento. Non vogliamo scomparire perché questo porterebbe il Paese al caos» ha dichiarato Kalinic, noto per essere uno dei maggiori alleati di Karadzic. Alla riunione del Parlamento si sono presentati 49 deputati su 83. Oltre ai membri della Sds erano presenti i radicali del partito ultranazionalista serbo di Vojislav Seselj. Ma la sessione è stata boicottata dai parlamentari di opposizio- ne. «Il motivo principale del conflitto con Biljana Plavsic è Radovan Karadzic. Ma lui vivo a cinque chilometri da Pale e si è ritirato dalla vita politica. Si è sacrificato per il bene della Republika Srpska» ha dichiarato all'inizio della riunione Momcilo Krajisnik, rappresentante serbo nella presidenza collegiale bosniaca, a sua volta fedele sostenitore di Karadzic. Secondo Krajisnik, la decisione della Plavsic di sciogliere il Parlamento non è legale. «Ma ha avuto effetti politici. La nostra gente è confusa» ha aggiunto Krajisnik che ha invitato la Presidente a rientrare nelle file dei dirigenti di Pale. «Se Biljana Plavsic è una patriota, se ama ìa Republika Srpska, ritornerà a lavorare con noi, altrimenti è meglio che presenti le dimissioni». Ma la «lady di ferro» di Banja Luka sembra più decisa che mai a regolare i conti con gli avver¬ sari che una volta erano i suoi più stretti collaboratori. Di fronte ai 15 mila manifestanti che si sono radunati ieri pomeriggio davanti alla sede del suo ufficio per esprimere il loro appoggio, la Plavsic è intervenuta brevemente non riuscendo a nascondere la commozione. «Sono dispiaciuta che sia accaduto tutto ciò, ma il crimine doveva essere fermato. Le vittime di guerra non sono morte per uno Stato di ladri, ma per uno Stato di onesti». Oltre allo scioglimento del Parlamento la Presidente ha dichiarato di voler indire le nuove elezioni per il prossimo 1° settembre. Ma il governo di Pale ha chiesto alla Corte Costituzionale di pronunciarsi sulla decisione della Plavsic. Il giudice Gaso Mijanovic ha stabilito che il governo ha il diritto di respingere le decisioni della Presidente quando le reputa «anticostituzionali e non leali». D'altra parte il Parlamento riunitosi ieri a Pale non aveva i due terzi dei deputati necessari per destituire la Presidente. Proprio per questo l'influente ministro degli Esteri serbo-bosniaco Aleksa Buha ha proposto di fare un referendum popolare. Contando sulla grande influenza che Karadzic ha tuttora tra la popolazione, Buha è infatti convinto che l'ex Presidente serbo-bosniaco ne uscirebbe ancora una volta vittorioso. La comunità internazionale intanto continua ad appoggiare Biljana Plavsic, che ultimamente si è dimostrata più disponibile a rispettare gli accordi di Dayton. «Karadzic esercita un'influenza estremamente negativa. Dev'essere trasferito all'Aia al più presto per poter rispondere di fronte alla corte dei crimini commessi durante la guerra» ha dichiarato David Foley, portavoce dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Negli ultimi giorni le unità della Sfor, le forze internazionali dell'Orni e della Nato schierate in Bosnia, hanno protetto la residenza della Plavsic a Banja Luka. Corre voce che di fronte alla minaccia di un suo arresto da parte dei suoi avversari, la Sfor reagirebbe arrestando Karadzic. ìngrid Badurina All'ordine del giorno un solo punto: la destinazione della presidente accusata di manovre anticostituzionali La lady di ferro «Dovevo fermare i ladri al potere» E anche l'Osce si schiera con la leader della rivolta Karadzic con l'attuale presidente serbo-bosniaca Bliljana Plavsic nell'agosto del 1994

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