Semi-grazia, il Quirinale frena di Giovanni Bianconi

E Sulla scelta avrebbero influito i molti «no» venuti da ampi settori dei partiti moderati Semi-grazia, il Quirinale frena Rinviate le decisioni sugli ex terroristi GLI ANNI DI PIOMBO E Il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro ROMA adesso il Quirinale rallenta. Il silenzio nel quale Scalfaro ha seguito il dibattito sulla grazia e l'indulto - riproposto dal rientro di Toni Negri in Italia - non è segno di disinteresse né di neutralità, ma di un'attenzione che avrebbe portato il Capo dello Stato a prendere tempo e rinviare i prossimi passi sulle grazie parziali agli ex terroristi. La battuta d'arresto non sarebbe estranea ad alcune dichiarazioni e prese di posizioni di questi giorni. La freddezza (se non la contrarietà) di buona parte degli ex democristiani che si sono divisi tra ecd, edu e ppi, ma che su questo argomento parlano spesso un linguaggio comune, per esempio; e certe battute attribuite allo stesso Negri, che appena entrato a Rebibbia ha fatto capire di voler uscire al più presto. La sensibilità verso certe perplessità, e la volontà di non destare nemmeno il sospetto che determinate iniziative possano essere collegate a desideri ed esigenze di un «cattivo maestro», avrebbero insomma consigliato al Quirinale una sorta di «pausa di riflessione», pur senza archiviare definitivamente intenzioni, discorsi e documentazione raccolta nelle scorse settimane. Anche perché agli atti resta il discorso di Scalfaro del 2 giugno 1996 che faceva riferimento proprio alla necessità di cercare vie d'uscita per chi aveva sbagliato e l'aveva riconosciuto, fossero anche vie d'uscita personali. Le possibili soluzioni all'emergenza terroristica, dunque, per il momento si allontanano. Le grazie parziali restano un'ipotesi allo studio, ma non di immediata realizzazione, mentre continua il dibattito sull'indulto in vista della discussione alla commissione Giustizia della Camera, con voto previsto entro la fine di luglio. «Su quella proposta non ci saranno i voti dei cristiano-democratici», annuncia l'esponente del ccd Marco Follini, che spiega: «Non siamo certo forcaioli né giustizialisti, ma non ci convince affatto la fretta di archiviare un capitolo storico, come se il terrorismo appartenesse a un lontano Medio Evo e non a un passato fin troppo recente». Dall'altra sponda della vecchia de, il popolare Castagnetti dichiara: «La proposta di indulto per i reati di terrorismo è troppo affrettata e abborracciata. Da più parti giungono sollecitazioni a chiudere questa fase storica, ma questo è un compito della storia e non del Guardasigilli. Il ppi è erede di un partito che ha pagato prezzi enormi nella lotta contro il terrorismo, e in questa vicenda non può dimostrare minore senso dello Stato rispetto all'eredità che rappresenta». E poi c'è Andreotti, il capo del governo che impersonò la «linea della fermezza» durante il sequestro Moro e oggi commenta: «Per me il fatto preliminare sarebbe quello di consultare, e comunque di preparare, le famiglie delle vittime, cercando di porre il problema non tanto su una va¬ lutazione politica, ma sul tempo che passa e consente di vedere le cose da un punto di vista umanitario. Tanto meno si politicizza questo problema, tanto più si aiuta una soluzione positiva. Vedo che invece da parte di alcuni si vorrebbe il contrario, e cioè un esame politico sui fatti di allora, e questo è un errore». Il presidente della commissione Giustizia Pisapia, da giurista, auspica «una riflessione profonda e matura per una rivisitazione non storico-politica, ma esclusivamente giuridica dei processi e delle condanne di quegli anni, sulle leggi di emergenza e sulle pene irrogate in base ad esse». E' lo stesso intento dell'associazione Antigone, che da anni si batte per l'«uscita dall'emergenza». Il suo presidente Mauro Palma spiega che «l'obiettivo dev'essere proprio quello di recuperare le distorsioni di un ordinamento piegato sulle leggi emergenziali, e di ristabilire una cultura politica che negli Anni Ottanta subì uno strappo. A quell'epoca gli operatori lo vissero come tale, chi è arrivato dopo, forse, s'è abituato a considerarlo normale. Invece così non può essere e l'indulto serve a riportare l'equità». Dall'interno del Polo delle libertà, Tiziana Maiolo (Forza Italia) e Giulio Maceratini (An) si dicono favorevoli all'indulto, così come l'ex ministro della Giustizia Martelli che ricorda il conflitto con Cossiga sulla grazia (non concessa) a Curcio: «Cossiga voleva darla per ragioni politiche, io l'avrei chiesta per ragioni umanitarie se solo Curcio ne avesse dato motivo». Dal carcere di Pisa dov'è rinchiuso, Adriano Sofri si chiama fuori: «Noi non chiediamo né chiederemo una grazia, né una semi-grazia, in alcuna forma; e nell'indulto, al quale siamo da sempre favorevolissimi, il nostro caso non può essere coinvolto in alcun modo. Noi ci battiamo perché il nostro processo sia rivisto». Giovanni Bianconi Andreotti: preparare le famiglie delle vittime Sofri dal carcere «Niente clemenza ma giustizia vera»

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