Leka, corona e mitraglietta

Leka, corona e mitraglietta Leka, corona e mitraglietta «Dovevamo farci sentire, ci imbrogliano» LA RABBIA LTIRANA A tuta è mimetizzata, uguale a quella dei mercenari che scorrazzavano per l'Africa «a caccia di negri, per un pugno di dottari». Sotto l'ascella tiene la pistola e la mitraglietta; ai piedi calza gli anfibi, in testa un basco grigio perla, con un distintivo che riproduce l'elmo di Scanderbeg, l'eroe degli eroi, qui in Albania. Del resto, lui, Leka Zogu, figlio di re Zog, quello messo alla porta dai soldati di Mussolini, lascia che dicano che è un suo discendente. Perché la pistola, mister? E' un giorno di guerra? «No, non è un giorno di guerra, è un giórno di pace», risponde in italiano. Le 13 sono passate da poco e Leka Zogu conta i suoi pretoriani, che non sono molti, ma tutti eccitati, perché c'è stato scontro, laggiù, nel cuore di Tirana, davanti al palazzo dei congressi. Si è concluso così il suo comizio, e lui aveva ripetuto di essere «il re», perché nel referendum ha vinto la monarchia, anche se ora lo negano e rifiutano i risultati. In ogni modo, lui da Tirana non se ne andrà più, e lo sa bene che la sua presenza rischia di risultare maledettamente ingombrante, non soltanto per la sua statura, di 2 metri e 8 centimetri. «La manifestazione? Doveva essere pacifica, l'ha voluta chi intendeva difendere il suo voto. Loro mi hanno chiamato e io ci sono andato. Ho detto quello che si è sentito, ho parlato di pace». Ma anche che la monarchia ha vinto... «Secondo i nostri dati, sì, abbiamo vinto. Ora aspettiamo quelli ufficiali». Nel cortile della reale villetta, sulla strada per la residenza reale, c'è un caldo maledetto, il pretendente al trono della Repubblica di Albania si è accaparrato l'unico spicchio d'ombra. A guardarlo, sembra un garbato signore di mezza età, ma i suoi avvertono che parla otto lingue e finora ha vissuto soltanto per diventare re. Ha 58 anni, non ha vissuto per altro, assicurano. Ma qual è la sua professione?, chiedo ad Abedin Mulosmanai, che è il ministro della corte reale. «Nuota, legge, fa sport». Non una parola sul traffico d'armi che gli avrebbe procurato tanti grattacapi, compresa una grana grossa in Spagna, dove lo avrebbero avvertito che la sua presenza non era più gradita. «Ma no, storie», assicura il ministro. Ora c'è stata questa piccola battaglia, ma il re mancato non può certo emozionarsi per una scaramuccia da strada. Dice: «Noi volevamo far capire alla commissione elettorale di non manipolare i voti». Parla, e la pistola e la mitraglietta gli penzolano dall'ascella, minacciose. Del resto, dicono certe biografie sicuramente non autorizzate, i suoi hobby sono le armi e la caccia. E si dice che si tenesse in forma con la «caccia al negro», in Africa del Sud, dove è andato a vivere, con quelli del suo «esercito di liberazione» formato da sedici persone, molte delle quali sono qui, accanto a lui, in attesa di cogliere il frutto di tante fatiche. Una vita per la corona. Aveva 11 anni, quando proclamò: «Diventerò ur soldato e riconquisterò l'Albania». Non ha più cambiato idea, ed ora che c'è quasi riuscito si trova tra i piedi quel mezzo comunista di Fatos Nano, che non soltanto sostiene di aver vinto le politiche, lui e il suo partito, ma quasi con compatimento commenta l'ira dei monarchici, e la sua personalissima, così regale: «Vanno capiti, in fondo era la loro ultima chance». Ora, Leka Zogu, ripete: «Sono un semplice soldato. Porto la pistola perché è una tradizione del mio Paese». Anche così, assicura, si può parlare di pace. In serata, temendo che nessuno lo voglia ascoltare, prende una eroica regale decisione: inizia lo sciopero della fame. E stasera, alle 7, torna in piazza, sempre per «parlare di pace» e protestare per il voto. Chissà come andrà a finire. [v. tess.] Una fase degli scontri davanti alla sede della Commissione elettorale a Tirana e, a destra, il pretendente al trono Leka guida i suoi armato e in tuta mimetica

Persone citate: Abedin, Fatos Nano, Leka, Leka Zogu, Mussolini

Luoghi citati: Africa, Africa Del Sud, Albania, Spagna, Tirana