L'incontro sempre sognato

USTORIA USTORIA L'OSSESSIONE DELMA ROSSO L'incontro sempre sognato Tra miti e speranze, noi e i marziani BOSTON ARTE non evoca solo sangue e guerra. Ha sempre catturato l'immaginazione perché è visibile e rosso a occhio nudo, così remoto e sconosciuto, un luogo dove potrebbe esserci di tutto: inclusa la vita. L'uomo di Marte, il marziano, ha sostituito l'Uomo sulla Luna della mia infanzia perché viviamo in un'epoca più scientifica, e l'Uomo sulla Luna era solo un esempio di antropomorfismo. Il marziano è una creatura a sé stante, non un uomo come lo conosciamo. Ha ispirato romanzieri a scriverne la storia prima che si sapesse se ne ha una; è uno straniero che, essendo diverso da noi, ci fa paura; è anche un soggetto da barzelletta. Un marziano viene portato a visitare una linea di montaggio di automobili: andandosene, imbarazzato, dà la mano e dice: «Così voi fate le auto in questo modo? E' come noi facciamo l'amore». In breve, il marziano siamo noi, ma allo stesso tempo non è noi. Così impersona la nostra tendenza a mitologizzare quello che non riusciamo a capire bene. Da questo punto di vista, la sua storia è lunga quanto la nostra. Molto prima che il suo pianeta diventasse un possibile luogo di vita, Marte era il dio della guerra, aveva un suo mese, era particolarmente popolare in Italia (templi di Marte sono stati rinvenuti in tutto il Paese e gli astronomi italiani ne sono stati a lungo attrati), era probabilmente un dio detto So- E' nel Sche si ca ipotl'esisdi altrsul p eicento ominciò zzare enza esseri aneta le, del vento e della tempesta. Nel Medioevo, incline all'astrologia, Marte divenne uno dei pianeti più importanti per la guida del comportamento umano. Come scrive un manuale tedesco del XV Secolo: «Marte presiede alle catastrofi e alle guerre, è padrone delle ore diurne del martedì e di quelle notturne di venerdì, il suo elemento è il fuoco, il suo metallo è il ferro, i suoi minerali il diaspro e l'ematite. Le sue qualità sono il caldo e il secco, governa il colore rosso, il fegato, i vasi sanguigni, le reni e la ghiandola biliare al pari dell'orecchio sinistro. Essendo di temperamento collerico influenza in particolare i maschi fra i 42 e i 57 anni». Signori, siete avvertiti! Ma è in campo astronomico che Marte si è davvero fissato nelle nostre menti. Da Galileo in poi, è cominciata una relazione speciale fra Marte e il nostro pianeta, considerando la sua rotazione in 24 ore, 36 primi e 22 secondi, le sue calotte polari (viste per la prima volta da Giovanni Cassini, benché sia stato Herschel a definirle per primo «calotte di ghiaccio») che cambiano con le stagioni, e un tempo anche la convinzione che ospitasse oceani. E' stato Fontenelle il primo a ipotizzare una presenza «umana» su Marte. «La Terra - disse nel 1686 - è affollata di abitanti. Perché allora la natura, che dà frutti in eccesso qui, dovrebbe essere sterile sul resto dei pianeti?». Non mancava che un passo alla supposizione di Kant che «i pianeti non ancora abitati oggi lo sa¬ ranno infuturo». Seguirono, come sappiamo, l'osservazione dei «canali» di Marte e il mito della perduta civiltà marziana. Nel XVIII Secolo, la seconda grande era di esplorazioni, l'idea di una vita intelligente su Marte - e le speculazioni sulla sua esistenza, la sua estensione e la sua natura - divenne comune in tutte le classi, ma specialmente fra coloro che erano sensibili ai grandi «misteri». Questa prima «New Age» fu incarnata da Percival Lowell, membro di una famiglia bostoniana di cui fu detto: «I Lowell ringraziano solo Caboto e Caboto ringrazia solo Dio». Fortemente influenzato dall'astronomo Giovanni Schiapparelli e dalle sue osservazioni di Marte, Lowell divenne un fanatico del pianeta. E, vivendo nel primo periodo delle comunicazioni di massa e del pensiero scientifico popolarizzato, instillò nella mente del grande pubblico la sua versione di Marte come pianeta che «aspetta solo di essere esplorato». Lowell era abbastanza scienziato da prevedere che, se ci fosse vita su Marte, essa potrebbe benissimo non rassomigliare a quella che conosciamo. Scrittori successivi furono meno inibiti. Il più celebre fu H. G. Wells e la più famosa isteria collettiva indotta dai mass-media nel nostro isterico secolo fu provocata dalla versione radiofonica (recitata da Orson Welles e dal Mercury Theatre) del suo «La guerra dei mondi». La trasmissione fu tanto realistica per chi avesse perso l'avverten- Un'attrfataleha «progli di Roe le sett azione che dotto» Ufo swell suicide za iniziale che si trattava solo di una sceneggiatura del libro di Wells - che i risultati furono davvero terrificanti. Un attore la cui voce suonava come quella del presidente Franklin Delano Roosevelt invitò alla calma, ma il panico dilagò: molti bar si svuotarono, la gente scappò dalle case, la Guardia nazionale chiamò all'adunata. Fu il primo grande esempio della natura apocalittica della vita americana. A menti condizionate dall'equivalente del 1930 di «X-Files» fu facile far passare tutto per vero: non solo c'era vita su altri pianeti, ma questa ci era nemica! Dalla recita al Mercury Theatre traggono origine: i teorici della cospirazione secondo cui JFK fu ucciso dalla mafia, dai sovietici o da chiunque non fosse Lee Harvey Oswald; le «milizie» che vorrebbero conquistare l'America sull'onda di Timothy McVeigh; i dischi volanti di Roswell, New Mexico, riguardo ai quali l'Air Force ha appena smentito tutto; i giovani suicidi che sognano di «volare in un mondo migliore»; e innumerevoli altri nutriti di film dell'orrore e fantascienza. In fin dei conti, siamo prossimi al Millennio. I mistici abbondano, la fine del mondo è prossima. Il terzo millennio è inaugurato dal lancio verso Marte di una sonda nella festa nazionale americana del 4 luglio. Possono essere lontani i quattro cavalieri dell'Apocalisse? Keith Botsford E' nel Seicento che si cominciò a ipotizzare l'esistenza di altri esseri sul pianeta Un'attrazione fatale che ha «prodotto» gli Ufo di Roswell e le sette suicide

Luoghi citati: America, Boston, Italia, New Mexico