Ferrero: mai pensato al suicidio di Maria Corbi
Ferrerò; mai pensato al suicidio Nuovo interrogatorio per la superteste, e continua la caccia alla pistola Ferrerò; mai pensato al suicidio Delitto della Sapienza, sciopero della fame in cella ROMA. Il delitto dell'Università come una partita a scacchi dove i giocatori sono l'accusa e la difesa. Giocano aspettando la mossa dell'altro. Muovono sulla scacchiera verbali e testimoni con la stampa che fa da eco. Così se nella trasmissione di Augias la testimone Gabriella Alletto appare poco convincente, il giorno dopo ecco i verbali di un'intercettazione telefonica dove Maria Chiara Lipari, l'assistente dalla quale è partita la ricostruzione del caso, confida al padre che il 9 maggio, nell'aula sei, aveva visto proprio Ferraro. E ogni mossa sembra portare più vicini alla verità. I periti dell'accusa ieri hanno stabilito che le armi compatibili con il proiettile che ha ucciso Marta sarebbero «solo» quattro o cinque e non nove come detto finora. Nei prossimi giorni gli esperti ricalcoleranno la traiettoria del proiettile. Si susseguono novità, ma nessuno ha fatto finora scacco matto. E nel gioco per adesso ci solo solo vittime. Marta, prima di tutto. E fino alla prova certa della loro colpevolezza in quest'elenco ci sono anche Salvatore Ferraro e Giovanni Scattone, due ragazzi fino al giorno dell'arresto irreprensibili e su cui pende l'accusa terribile di omicidio volontario. Loro giurano la loro innocenza. Ferraro per protestare digiuna. «Ma non ho intenti suicidi», ha confidato a Tiziana Maiolo, parlamentare di Forza Italia, che ieri è andata a trovarlo in carcere. Un giallo nel giallo la dichiarazione che Ferraro voleva fare davanti al gip mercoledì mattina. Gli è stato detto che avrebbe potuto parlare con il pubblico ministero finita l'udienza. Ferraro, irritato, ha rinunciato. Cosa voleva dire? Non certo fare una confessione visto che anche ieri ha ribadito la sua innocenza. Un caso, questo, dove manca il movente e l'arma e dove la difesa contesta le perizie dell'accusa. Ma dove c'è una testimone, Gabriella Alletto, che inchioda i due assistenti. Le sue risposte alle domande di Augias hanno lasciato pensare a qualche incertezza da parte sua nella ricostruzione di quel giorno maledetto. Così l'altra sera la segretaria è stata interrogata di nuovo dal pm Carlo Lasperanza e dal procuratore aggiunto Italo Ormarmi. I verbali che la riguardano sono stati segretati e le sue dichiarazioni sarebbero state cancellate dai computer della Questura. E per metterla al riparo dalle insinuazioni sulle modalità della sua assunzione, che potrebbero screditare le sue parole, ieri la Alletto è stata fatta tornare in Questura per spiegare la situazione ed essere sottoposta a una visita medica. Si anticipa così una mossa della difesa e si dimostra che la segretaria ha fatto i nomi di Scattone e Ferraro non per paura. E' stato fissato per sabato mattina il ricorso dei difensori al tribunale del riesame contro il sequestro degli oggetti appartenenti ai due indagati. Gli avvocati contesteranno anche le modalità dello stesso sequestro. Maria Corbi
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