«Proteggete quegli innocenti» di R. Cri.

«Proteggete quegli innocenti» «Proteggete quegli innocenti» I teologi: comportamento immorale Ora intervenga il giudice minorile ROMA. Non solo è da condannare, dal punto di vista morale, il comportamento della coppia che faceva figli per venderli, ma sembra anche difficile lasciare loro il quarto figlio. E' il giudizio di monsignor Elio Sgreccia, direttore del centro di bioetica dell'Università cattolica, e di don Antonio Cecconi, vicedirettore nazionale della Caritas Italiana. «Se i fatti sono andati così come riferiti dalla stampa - sostiene monsignor Elio Sgreccia - non si può non provare un sentimento di compassione estrema per questa creatura e di profondo sgomento per un atto così altamente immorale realizzato dai suoi genitori». A proposito del destino del quarto figlio, che i due stavano per «cedere», secondo Sgreccia «non sembra che vi sono gli estremi per mantenerlo nell'ambito della potestà di questi genitori, a meno che essi, dopo un periodo di affidamento ad altri di questa creatura, non diano prova di una concreta e conclamata resipiscenza». Per don Antonio Cecconi, vicedirettore nazionale della Caritas Italiana, «fatto salvo il giudizio sulle sin- gole persone, secondo lo stile del Vangelo, il fatto denota una disgregazione di valori umani e antropologici ancor prima che cristiani. La Chiesa italiana sta portando avanti da tempo un vasto lavoro, che si nota poco, per preparare gli sposi al loro ruolo. In questo caso concreto spetta ai giudici minorili verificare se sussistono le condizioni per l'affidamento del quarto nato a una nuova famiglia anche in via cautelare. In modo tale da avere il tempo per tentare tutte le strade per vedere se sia possibile far ritrovare alla coppia che ha "venduto" la sua piena dignità come coniugi e come genitori». Il problema dei figli che non arrivano è un problema che a vari livelli interessa il 15-20% degli italiani. Se dopo due anni di rapporti sessuali non protetti la coppia non è riuscita a concepire è considerata sterile. Stime parlano di 60 mila coppie (20% di quelle in età di riproduzione) che ogni anno hanno difficoltà a mettere al mondo un bambino; di queste 26 mila si rivolgono ai centri specializzati (circa 200 in Italia) per il ricorso alla procreazione assistita. Questa ha ima percentuale media di successo pari al 20% per i concepimenti e al 10% per le gravidanze giunte a termine. La sterilità nel 40% dei casi è dovuta all'uomo (difetti della struttura o mobilità degli spermatozoi, varicocele), nel 45% alle donne (danni tubarici, difetti dell'ovulazione, endometriosi), nel 15% alla coppia. Per questi ultimi si parla di «sterilità inspiegata». L'uomo, se sofferente di diabete, arteriosclerosi o obesità ha minori possibilità di diventare papà. Per entrambi i sessi la fertilità è condizionata dall'età, dallo stress, dal fumo, dall'inquinamento. Rispetto a 50 anni fa l'uomo si presenta al concepimento con un numero ridotto di spermatozoi: da 120 a 60 milioni/ml. La fertilità maschile è messa a riscliio anche dalla pillola anticoncezionale: l'estrogeno eliminato dalla donna ritornerebbe nella catena alimentare passando indenne attraverso le fogne e poi le condutture idriche. Il ricorso alla «provetta» è in aumento. Tuttavia, solo il 4-5% dei casi è risolvibile con la fecondazione assistita (l'Italia non ha ancora una legge in materia). Per il resto, gli esperti preferiscono parlare di subfertilità; casi cioè destinati a risolversi in tre, quattro anni di attesa (anche senza terapia) tenuto conto che l'indice di fecondità per ciclo in coppie giovani e con rapporti regolari è del 20-25%. A seconda delle tecniche utilizzate, la fecondazione assistita comporta un considerevole costo economico, che può arrivare a decine di milioni di iire. Nelle strutture pubbliche è permessa solo l'inseminazione omologa (con gameti della coppia), per il resto c'è il privato. [r. cri.]

Persone citate: Antonio Cecconi, Elio Sgreccia, Sgreccia

Luoghi citati: Italia, Roma