Libertà vicina per le Brigate rosse di Giovanni Bianconi

3 E' già pronto l'elenco dei terroristi che potrebbero ottenere uno sconto di pena Libertà vicina per le Brigate rosse Curdo fuori subito, Moretti e la Balzerani entro il2000 ROMA. I calcoli sono stati fatti, gli elenchi dei nomi sono pronti. Ancora con qualche margine di approssimazione, per via delle situazioni specifiche di ogni detenuto, ma le cifre generali sono note. Se passasse entro quest'anno la legge sull'indulto per gli ex terroristi in discussione alla Camera (e comunque alla sua approvazione definitiva), verrebbero scarcerate subito 35 persone con pene a termine e 3 ergastolani: gh ex nappisti Giovanni Schiavone e Raffaele Piccinino, e quel Mario Rossi che tutti ricordano mentre spara dalla Lambretta, a Genova, al fattorino Alessandro Floris, detenuto dal 1971, che già gode della semilibertà. Tornerebbe un uomo definitivamente libero anche Renato Curcio, e uscirebbe di galera il proto-brigatista Paolo Maurizio Ferrari, in carcere ininterrottamente dal 1974. Nel giro di tre anni, e cioè entro il 2000, scaglionati nel tempo uscirebbero di prigione una quarantina di condannati all'ergastolo, tra cui praticamente tutto lo stato maggiore delle Brigate rosse. Da Mario Moretti a Barbara Balzerani, che già escono al lavoro esterno, e poi Nadia Ponti e Vincenzo Guagliardo, che non hanno mai messo il naso fuori da una cella dal 1980, e altri artefici del sequestro Moro, come Prospero GaUinari e Anna Laura Braghetti (il primo in sospensione pena, la seconda al lavoro esterno). Entro il 2003 potrebbero uscire anche i «duri» del partito guerriglia, come Giovanni Senzani e Natalia Ligas. I calcoli sono fatti sull'eventuale indulto perché con questo provvedimento si possono fare conti certi, il disegno di legge in discussione è chiaro e sono già definiti gli sconti di pena. Sulla grazia parziale allo studio del ministero della Giustizia e del Quirinale, invece, è ancora prematuro capire quali e quante persone ne protranno usufruire. A grandi linee, comunque, si può calcolare che dei 224 ex terroristi detenuti, circa 130 già sono in grado di godere di benefici quali il lavoro esterno e la semi-libertà. Se - come è nelle intenzioni - la grazia parziale deve aprire queste opportunità anche a chi non rientra nei termini stabiliti dalla legge, un provvedimento di clemenza che abbassasse le pene di cinque anni potrebbe portare gli altri cento alla soglia richiesta. A quel punto, per farli uscire di galera, la parola passerebbe alla magistratura di sorveglianza. Proprio per evitare di scaricare ancora una volta sui giudici la responsabilità di risolvere un problema collettivo e sociale, i fautori dell'«uscita dall'emergenza» insi¬ stono sull'indulto. La commissione Giustizia della Camera ha all'esame un provvedimento che è la sintesi di vari disegni di legge presentati a partire dal 1989. Lo scopo è quello di riportare le condanne a un livello «normale», scaricando il sovrappeso delle leggi speciali varate nel pieno degli «anni di piombo». Secondo lo schema base della proposta, gli ergastoli verrebbero tramutati in 21 anni di pena, le condanne comprese tra i 10 e i 30 anni di carcere verrebbero dimezzate, le pene inferiori a 10 anni diminuite di 5 anni. Inoltre, verrebbero cancellate le pene accessorie. La commissione Giustizia dovrebbe approvare entro la fine di luglio il testo che ha permesso di fare i primi calcoli e i primi nomi. Ma dopo la commissione si passerà al voto dell'assemblea di Montecitorio, e lì la situazione è più complicata perché l'attuale Costituzione prevede, per l'indulto, la maggioranza di due terzi del totale dei deputati. I numeri per l'approvazione potrebbero non esserci, perché finora le forze del centro-destra si sono dette contrarie. Ma proprio il dibattito di questi giorni, provocato dal rientro di Negri e dalle anticipazioni sulla grazia parziale agli ex terroristi, ha fatto emergere posizioni diverse e anche nuove. Dentro Alleanza nazionale ad esempio, anche se a titolo personale, si sono alzate voci favorevoli all'indulto. Come quella di Ignazio La Russa, o del coordinatore Adolfo Urso, firmatario di una proposta sull'indulto che sulla «semi-grazia» dichiara: «Può essere una soluzione-ponte, in attesa che il Parlamento affronti la questione con la dovuta responsabilità». Il popolare Giovanni Bianchi spiega che «il pronunciamento di Scalfaro a favore di un indulto o di una serie di provvedimenti individuali rappresenta un fattore di equità e di giustizia». Favorevole è da tempo il ministro della Giustizia Flick, e per il pidiessino Folena «i tempi politici per l'indulto sono arcimaturi; questa è la via maestra». La grazia parziale, se portata avanti insieme al discorso più generale dell'indulto, è «una linea intelligente», e Folena rivela che «quest'ipotesi convince Gianfranco Fini». Ma il dibattito, nonostante ci si avvicini al ventennio dal sequestro Moro, è ancora all'inizio. Giovanni Bianconi

Luoghi citati: Genova, Roma