«Welfare, siamo uno a uno»
«Welfare, siamo uno a uno» «Welfare, siamo uno a uno» Bertinotti: ridurre l'orario di lavoro TORINO. «Noi non vogliamo far cadere il governo, ma il governo non può far cadere i pensionati. Piuttosto pensino a combattere davvero l'evasione fiscale». Fausto Bertinotti, giacchetta verde e microfono in mano, si piazza fuori dal cancello 20 di Mirafiori che è quasi l'una. Dopo neppure mezz'ora il comizio è già finito, davanti a un centinaio tra operai in uscita e militanti di Rifondazione Comunista. «Il sindacato deve starci vicino - continua -. Questa è una battaglia che i lavoratori devono portare in tutte le assemblee...». Più che un discorso quello di Bertinotti è un blitz, seguito nel pomeriggio da un'assemblea aperta alla Pirelli di Settimo Torinese. «Sullo Stato sociale siamo uno a uno, per ora», dice il leader comunista aspettando l'uscita dei lavoratori. E il punto a favore è la sentenza con cui la Corte Costituzionale ha stabilito che i diritti acquisiti dei pensionati non si possono toccare. «Una sentenza giusta - dirà più tardi alla gente, tirandosi addosso l'unico applauso a scena aperta della mattinata - ma non basta: sono sacri anche i diritti di chi sta per andare in pensione, dei lavoratori che hanno cominciato presto perché non avevano i soldi per studiare, che adesso non ne possono più e vogliono andarsene per disperazione. Le pensioni di anzianità vanno bene solo quando le vuole il padrone, come all'Alfa di Arese che ha risolto i suoi problemi con i pre-pensionamenti. Noi a questo gioco non ci stiamo: bloccare le pensioni di anzianità significa impedire ai nostri figli di trovare un impiego. In questo modo non ci si può stupire se esiste il lavoro nero, così è il governo che crea il lavoro nero». Bertinotti, davanti al «suo» pubblico - peraltro avaro di manifestazioni di entusiasmo - ripete le perplessità di sempre sul lavoro di Prodi: riforma dello stato sociale sì, ma senza ridurre tutto ai tagli alla spesa. «Tagli che oltretutto procurano soldi che distolgono il governo dalla lotta aU'evasione fiscale». Anche il «riccometro» gli piace: «Lo abbiamo proposto noi - spiega E' un passo nella direzione giusta: oggi l'accesso ai servizi sociali si basa soltanto sulle denunce dei redditi, e gli evasori sono favoriti due volte: la prima perché non pagano le tasse, la seconda perché ottengono gratis quei servizi che molti lavoratori sono costretti a pagare. Una griglia di verifica sulla base delle reali condizioni di vita era necessaria». Ma la vera battaglia è quella per l'occupazione: «Bisogna prendere esempio dai francesi - dice Bertinotti -. Loro sì hanno dato un'indicazione chiara e innovativa, mettendo in pratica quello che noi ripetiamo da tempo: bisogna ridurre l'orario di lavoro a parità di salario. Anche quando si parla di nuovi incentivi all'industria bisognerebbe ricordare che i padroni non possono pretendere soldi per fare quello che vogliono. Bisogna premiare chi agisce concretamente per l'occupazione. E' qui che si sta pestando l'acqua nel mortaio». Il dopo-comizio, breve, con i motori dell'auto già accesi, è l'occasione per tirare due stoccate ai bersagli preferiti del leader di Rifondazione: riforme e privatizzazioni. «La Bicamerale - dice Bertinotti -, con An al fianco delle forze antifasciste che contribuirono alla nascita della Costituzione, ha rovesciato il concetto di arco costituzionale. Non a caso le conclusioni della Commissione hanno aperto un vulnus, una ferita preoccupante nel nostro assetto costituzionale. Qui non c'è un Di Pietro che rispunta, qui c'è un Di Pietro che incombe. Quanto alla Stet, l'ingresso di At&T ci trova assolutamente contrari: sarebbe il primo passo della colonizzazione americana del nostro Paese...». Guido Tiherga Il leader comunista boccia l'intesa fra Stet e At&T «E' il primo passo della colonizzazione degli americani» Il segretario di Rifondazione Fausto Bertinotti
Persone citate: Bertinotti, Di Pietro, Fausto Bertinotti, Prodi
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