«Raffinavano droga in caserma»

Genova: l'eroina sarebbe servita per spacciare e sovvenzionare indagini condotte dal gruppo di carabinieri Genova: l'eroina sarebbe servita per spacciare e sovvenzionare indagini condotte dal gruppo di carabinieri «Raffinavano droga in caserma» Le accuse deipm alla squadra del colonnello Riccio GENOVA DAL NOSTRO INVIATO Primo segnale: l'altra sera, dopo venticinque giorni di carcere militare e quelle ultime sei ore di interrogatorio, il colonnello Michele Riccio si era arreso ad una crisi di nervi e pianto davanti a quattro pubblici ministeri. «E' un uomo solo e abbandonato, indicato come un criminale dopo essere stato usato e gettato», resta a difenderlo Fabiola Marsala, la moglie. Secondo segnale: perla prima volta in tre settimane il Procuratore Vito Monetti parla ieri mattina e l'agenzia Ansa nel pomeriggio trasmette: «L'inchiesta è in una fase molto delicata, le indagini nei confronti di altri indagati stanno proseguendo a ritmo serrato ed entro sabato ci saranno delle novità». Terzo segnale: da quelle ultime sei ore di interrogatorio, subito «segretate» dai pm, comincia a venir fuori qualcosa di strano e di brutto: nella caserma dei carabinieri di Corso Europa c'era un laboratorio per raffinare eroina. Il colonnello Riccio dal 6 giugno è nei carcere militare di Forte Boccea, stessa cella di Eri eh Priebke. Tornerà a Genova lunedì per riprendere l'interrogatorio. Ma già sabato ci saranno altre novità, come ha detto il Procuratore che non ha mai parlato. E allora questa inchiesta genovese rischia di aggiungere altre pagine brutte e oscure: il Colonnello Riccio, 48 anni, mica l'ultimo dei marmittoni: uno che si è preso medaglie e onori, uno dei preferiti da Carlo Alberto Dalla Chiesa, uno che guidò l'irruzione da 400 colpi e quattro morti nel covo brigatista di via Fracchia, uno che ha liberato Patrizia Tacchella dai sequestratori. Uno così, adesso, è travolto da sospetti e accuse: parecchi onori sarebbero stati conquistati con trucchi pesanti e illegali. L'eroina di Corso Europa sarebbe sì servita per infiltrare uomini, e questo passi; ma pure per spacciare e sovvenzionare indagini, e questo non passa. Anche qui, anche in questa inchiesta, ci sono i collaboratori di giustizia: seguiranno polemiche. I signori in questione si chiamano Oreste Abbona e Angelo Veronese. Quest'ultimo, ex rappresentante di macchine per scrivere, veterano dei confidenti della Benemerita, che oltre ad aver raccontato il suo singolare mestiere di raffinatore di eroina in una caserma dei carabinieri ha già una sua discreta notorietà per la polemica a distanza tra Tiziana Parenti e Ilda Boccassini. Parenti dice che Veronese l'attacca perché lei, quand'era pm a Savona e il colonnello Riccio era alle sue dipendenze, lo fece condannare. Parenti che si è mossa subito dopo l'arresto di Riccio e un'altra mezza dozzina di carabinieri, perché «la mitica squadra del colonnello Riccio» (era chiamata proprio così) lavorava per lei: si è presentata subito in Procura. Uno degli arrestati poi, il maresciallo Angelo Piccolo, è suo intimo. Il giorno dell'arresto il colonnello Riccio era nel suo nuovo ufficio di Roma, Divisione Palidoro dei Carabinieri, e stava parlando al telefono con la moglie rimasta nella villetta di Varazze. Era un venerdì, e da buon napoletano le stava dettando i numeri da giocare al lotto. La signora, in diretta telefonica, ha ascoltato l'arresto e deve essere stato terribile. Ma deve aver capito e l'ha difeso subito: «Trent'anni di lavoro nell'Arma sono stati ripagati con il fango. Siamo stati isolati, lasciati soli». Il Colonnello sapeva dell'arresto in arrivo, aveva capito che non poteva essere il giorno prima: c'era la Festa della Benemerita e non si arresta un Colonnello così il giorno della festa. Con i sostituti procuratóri aveva cercato di parlare, di spiegare, di evitare le manette e la cella di Priebke. Niente. In Procura l'avevano ascoltato, ma non una parola sugli indizi, su quelle die- cimila ore di intercettazione. E aveva capito. La discreta Procura genovese, da quel giorno, si è limitata ad un'unica e burocratica nota da brivido: «Se gli elementi di accusa che sono stati finora raccolti troveranno conferme in sede giurisdizionale se ne ricava un quadro assai preoccupante riguardante metodi investigativi che solo eufemisticamente si possono definire disinvolti; rapporti con confidenti e collaboranti non conformi alle norme di legge. La logica del fine che giustifica i mezzi non può presiedere l'attività di nessun organo dello Stato». Riletta in queste ore la nota serve a capire le accuse. Non è pensabile che in una ca¬ serma dei carabinieri l'eroina sequestrata e malconcia venga rielaborata per riprendere la strada dello spaccio. Non è pensabile, come nel caso del maresciallo Piccolo (vedi Parenti), che gli indizi arrivino addirittura allo spaccio al dettaglio. Non è pensabile che spariscano corpi di reato, ad esempio Rolex d'oro... Rilette in queste ore le poche righe della Procura allungano ombre pesanti sulle inchieste savonesi sulla raffineria di Tovo San Giacomo e sulla nave da traffico d'armi Jenstar. Inchieste del colonnello Riccio, del maresciallo Piccolo e di Tiziana Parenti pm. Anno '93, quan- do Francesco Saverio Borrelli decise di aggregarla al pool milanese di Mani Pulite. Ecco, questo è appena il primo capitolo di una storia che ha dell'incredibile e però si presenta sempre più credibile. Il Colonnello, piangendo, ha ammesso: la sua difesa è che le inchieste erano difficili e costose, da Roma soldi ne arrivavano pochi e a spizzichi, gli informatori costano e comunque i Superiori sapevano... Ma in Procura non ci credono. E allora la signora Floriana s'infuria minacciosa con i Superiori: «A uno che si è preso 600 milioni da Pacini Battaglia hanno dato solidarietà, a Michele il silenzio...». Giovanni Cerruti Il procuratore Monetti annuncia: «Stiamo indagando su altre persone Entro sabato ci saranno delle novità» La moglie dell'ufficiale «Trent'anni di lavoro nell'Arma sono stati ripagati con il fango Siamo stati isolati Ci hanno lasciati soli E' inconcepibile» Tiziana Parenti, ex giudice e parlamentare di Forza Italia A sinistra il colonnello dei carabinieri Michele Riccio

Luoghi citati: Genova, Roma, Savona, Tovo San Giacomo, Varazze