L'uomo di Meschino sfila in trattoria di Antonella Amapane
I/uomo di Meschino sfila in trattoria Milano, e per Prada i pantaloni cortissimi scoprono calzettoni e scarpe da negozio sanitario I/uomo di Meschino sfila in trattoria Cowboy che portano un filo di perle e mutande con gli Strass MILANO DAL NOSTRO INVIATO Paris Texas. Chissà come Wim Wenders commenterebbe i cowboy di Moschino? In stetson nero, costume dal cinturone stampato sui fianchi e perle di Chanel al collo. Coco è citata alla grande con camelie sui revers a quadrettini da ristorante fuori porta. Ma anche nella borsetta impunturata, tipica della maison francese. La società del Giardino diventa trattoria. Sui tavoli pane e salame, acqua e vino griffatissimi. La minerale si chiama Moschinissima, sottotitolo: «La classe non è acqua». Il bianchetto è Mosevino, «denominazione camuffata». Niente passerella ma un percorso culinario per indossatori con orecchini da gitana, rimembranza Anni Ottanta del genere lanciato dal provocatore della moda. Paillettes, tuxedo di jeans, mutande che grondano Strass grossi come noci, grembiuli da oste. Le gag si susseguono. Il borsello kitsch dei Settanta torna alla ribalta. Persino nella nuova linea Taiga di Vuitton tinta mogano, accanto a lussuosi portacomputer. L'accessorio ricercato imperversa. Ecco i gilet in neoprene con zaino incorporato per scooteristi esigenti. Li propone Trussardi insieme con calzoncini di pelle cognac sottili e impermeabili. Mentre il daino sfoderato diventa caftano cacao peso piuma per Mila Schòn. Un centinaio di monitor, da Pignatelli, trasmettono fondali marini. Il magistrato Antonio Chionna si adegua e, muto come un pesce, applaude stretto alla moglie Anita Ceccariglia. Tanti sorrisi e zero commenti. Nemmeno quando dai completi Anni Quaranta occhieggiano colt e immagini dei satini sulle T-shirt, esigendo un'innocente battuta. A commentare invece la Madonna e Gesù sulle magliette pitonate di D&G, provvedono gli stilisti stessi. Non si erano accorti di aver piazzato sulla manica tre volte il numero sei, simbolo del diavolo. E adesso se la ridono: «Anche Lucifero una volta era un angelo», dicono mostrando la collezione ispirata agli indumenti da lavoro di meccanici, infermieri, guardacaccia. Tutti etichettati con ironia: «Il giubbotto con scritto "North Italy Fashion Council" su fondo verde piacerà a Bossi», osservano. E via di questo passo fino alle divise di Mao. «Se mi invita a cena un uomo vestito come esige ora la moda non gli apro neanche la porta», confida Serena Dandini, ospite di Cividini, del quale apprezza le sottili polo indaco per lui e lei. Nell'unisex dilagante, che si femminilizza sempre più disorientando i compratori, s'inserisce anche Romeo Gigli. Con 90 tipologie d'uomo e altrettante possibilità estetiche scandite da fantasie scozzesi e solari tinte lucide. Ferrè per la Gieffeeffe prodotta da Marzotto (40 miliardi di fatturato) ricorda l'esercito. Drop cacki e sandali da topolino per reclute giovanissime e marmai alle prime armi, in calzoni alla Popeye. Non manca la versione simil para fitta di culisse: «L'ho realizzata soltanto per questioni di com- fort», puntualizza l'architetto Ferrè per evitare spiacevoli associazioni col caso Somalia. Prada chiude la giornata presentando un uomo cerebrale, abile nel tramutare gli errori in eleganza. Dove i pantaloni cortissimi, quasi a metà polpaccio, scoprono calzettoni grigi allentati e scarpe da negozio sanitario. Giacche camicia nei tessuti luminosi lilla, grigi e bianchi, si sposano a spolverini beige, dalle chiusure in velcro, e bluse da gelataio Anni Sessanta. Antonella Amapane Un modello di Moschino presentato ieri a Milano
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