Hong Kong, lite nella Città Proibita di Foto Reuter

Hong Kong, lite nello Città Proibita Il neogovernatore ammette: i miei figli hanno il passaporto americano Hong Kong, lite nello Città Proibita Mugugni contro i «privilegi» dell'ex colonia HONG KONG DAL NOSTRO INVIATO Il capo del governo nominato da Pechino in sostituzione dell'odioso governatore straniero, nel riscatto da un secolo e mezzo di umiliazione nazionale, ha 3 figli tutti cittadini americani. Lo ammette lui stesso, C. H. Tung, nella sua prima conferenza stampa, in risposta a una domanda se lui o qualcuno dei suoi famigliari abbiano passaporto straniero. Non risponde su se stesso, ma è significativa l'ammissione sui figli, ai quali evidentemente non si sogna di far prendere la cittadinanza della Repubblica popolare di cui è ora alto dignitario, capo d'una regione autonoma sulla quale a Pechino già si profilano contrasti sotterranei al vertice, con riflessi nazionali. I giornali della capitale hanno pubblicato il discorso pronunciato a Hong Kong-l'altra mattina da Jiang Zemin, affiancato a quello sulla fierezza nazional-comunista da lui stesso fatto poche ore più tardi a Pe¬ chino. Col primo, Jiang rassicura sull'autonomia di Hong Kong e, sia pure con sottili riserve, sul mantenimento della democrazia e sulla sua «graduale evoluzione fino al suffragio universale», con moniti contro interferenze su .tale autonomia, evidentemente rivolti all'interno. La pubblicazione dei moniti significa che qualcuno rumoreggia per i privilegi di Hong Kong; ma l'accenno al suffragio universale potrebbe suscitare aspettative nell'intero Paese e asprezze al vertice. Si è riunita alla Cina eterna, questa città su cui è sempre aleggiato il senso di provvisorio malgrado i superbi grattacieli, arricchitasi nel dominio straniero grazie al lavoro indomito di profughi a suo tempo fuggiti dalla feroce madrepatria. Ma continua a pesare su di essa un destino di precarietà, mentre torna in un abbraccio materno che molti temono per certi aspetti possa diventare soffocante. Se le cose dovessero andar male, grazie ai princìpi sulla riunione delle famiglie il primo «go¬ vernatore» di Hong Kong non più britannica, ceppo di grandi armatori profughi da Shanghai, domani non avrebbe problemi a trovar rifugio negli Stati Uniti, dove ha studiato e lavorato per anni. Nella sua stessa situazione sono i baroni rossi che più lo sostengono, i «saipan» carichi di miliardi grazie a speculazioni immobiliari che hanno qui portato alle stelle i prezzi delle case, più che a Tokyo, e da anni in rapporti d'affari e favoritismi con la Città Proibita, ferventi sostenitori della riunione. Hanno tutti passaporto straniero, ma proclamano che le prospettive di crescente ricchezza in unione con la Cina in sviluppo contano più dei diritti di libertà. A parte i magnati, su sei milioni di abitanti sono circa 600 mila quelli con passaporto straniero, e altrettanti quelli con speciale documento britannico che li rende titolari del diritto di asilo. Tutti pronti a votare con i piedi, cioè dandosela un domani a gambe, ma ora fiduciosi nelle opportunità economiche. Sorridente e bonario, sicuro di sé, Tung si presenta alla stampa mentre emergono le spaccature tra i sostenitori della Cina dei quali è espressione, un «Fronte Unito» di magnati e gruppi di sinistra, accomunati nel sentimento nazionale ma separati da abissi sociali. Il parlamento eletto nel '95 e ora dissolto ha fatto in tempo ad approvare, col sostegno della sinistra pro-Pechino, varie leggi su diritti sindacali. Il mondo degli affari chiede a Tung che le modifichi, mentre egli è sotto pressione della sinistra perché fermi la speculazione e lanci l'edilizia popolare. Interrogato su questo punto, ribadisce che è una sua priorità, ma agirà «a tempo appropriato», tradendo imbarazzo. Dovrebbe toccare troppi interessi. Il Fronte Unito è già diviso. Stesso imbarazzo sulla Tienanmen. «Ho già detto quel che penso, e non ripeto. Noi abbiamo un sistema, la Cina un altro». Un mese fa aveva detto che bisogna «gettarsi alle spalle il peso della storia». Evasivo sull'ipotesi che i dimostranti di questi giorni siano denunciati, condiscendente coi democratici, «spero che partecipino alle future elezioni», diventa chiaro sul suo autoritarismo confuciano. La riunificazione costerà meno democrazia? «Andremo avanti secondo la Costituzione. Alcune organizzazioni dovranno sacrificare i loro interessi a quelli della comunità». Fernando Mozzetti Il nuovo governatore di Hong Kong, Tung Chee-Hwa, alla conferenza stampa di ieri in cui ha rivelato che i suoi tre figli sono cittadini americani (non ha dato risposte sulla sua persona) [foto reuter]

Persone citate: Fernando Mozzetti, Hong Kong-l'altra, Jiang Zemin, Tung, Tung Chee-hwa