la Corte «Il legislatore rispetti i patti» di C. M.

la Corte la Corte // legislatore rispetti i patti ROMA. Il legislatore non può modificare in modo repentino e radicale i diritti già acquisiti dai cittadini. Il principio è contenuto in una sentenza della Corte Costituzionale che ha preso in esame il caso di uno spedizioniere doganale, che ha visto «frustrato il diritto alla pensione - spiega una nota della Corte - da una legge retroattiva e modificativa degli stessi presupposti per il conseguimento della prestazione previdenziale». Il caso esaminato dai giudici della Consulta riguarda uno spedizioniere doganale che nei i 994, avendo tutti i requisiti richiesti dalla legge, era andato in pensione ed aveva cominciato a ricevere i primi assegni. Successivamente si era visto sospendere il vitalizio perché il fondo previdenziale (allora privato ed ora inglobato nell'Inps) che erogava la sua pensione «accusava problemi di tenuta finanziaria e il legislatore aveva effettuato un intervento di sostegno, imponendo, in cambio di un parziale finanziamento delle casse previdenziali, l'innalzamento del requisito dell'età pensionabile». La modifica era stata introdotta con un decreto legge dell'agosto '94 cho faceva retroagire l'efficacia al primo gennaio. Chi era andato in pensione in quegli otto mesi (circa 240 persone) si era visto cancellare per alcuni mesi la pensione «senza che potesse svolgere la propria attività lavorativa, dal momento che la pensione presuppone la cancellazione dall'albo». La sentenza della Corte ha dichiarato incostituzionale la disposizione perché «ha frustrato il legittimo affidamento di coloro che, in ragione del quadro normativo esistente, hanno optato per il pensionamento». «La sentenza della Consulta dice il segretario generale della Cisl, Sergio D'Antoni - è di conforto e garanzia. La nostra linea esce confermata: vogliamo difendere la riforma del '95 e, quindi, sul piano dei diritti acquisiti, questa sentenza mette in chiaro tutto». «Sul piano della costruzione di un sistema che dia garanzie anche di stabilità per il futuro ha aggiunto D'Antoni - verificheremo i conti: noi siamo pronti, abbiamo i nostri argomenti e riteniamo di avere argomenti convincenti anche per il governo e per tutte le parti in causa». Secondo il segretario della Cgil Walter Cerfeda, il primo effetto della sentenza è che di fatto impedisce al governo di applicare il contributo di solidarietà sulle pensioni. «La Corte Costituzionale spiega il sindacalista - di fatto stabilisce che il governo, in materia previdenziale, non può intervenire sul prima, ma solo sul futuro. In questo senso, almeno due delle ipotesi studiate dall'esecutivo, e cioè il contributo di solidarietà e il passaggio per tutti al sistema contributivo, sono da escludere, proprio perché intaccherebbero diritti acquisiti. Mi auguro che il governo non abbia fatto i suoi calcoli senza tener conto di una sentenza come questa, che peraltro ricalca quanto il sindacato ha sempre affermato». [c. m.]

Persone citate: D'antoni, Sergio D'antoni, Walter Cerfeda

Luoghi citati: Roma