Scontro sul lavoro, spunta il «riccometro» di P. Pat.

Parte a fatica il confronto sul Welfare. Governo ottimista: superato il triangolo delle Bermude Parte a fatica il confronto sul Welfare. Governo ottimista: superato il triangolo delle Bermude Scontro sul lavoro, spunta il «riccometro» La Consulta: sulle pensioni non si toccano i diritti acquisiti ROMA. Il governo parla, con Veltroni, di «spirito costruttivo», di «clima positivo» con Micheli, al termine della prima giornata di trattativa «tecnica» sulla riforma del Welfare. Ma il giudizio dei sindacati resta tagliente, non tanto sui problemi del fisco abbozzati nel pomeriggio (con, Cgil, Cisl e Uil che reclamano un «redditometro», meglio un «riccometro» per legare l'accesso a determinate prestazioni sociali non più al reddito ma al tenore di vita) quanto per le pesanti lacune, i ritardi accumulati sull'occupazione, malgrado gli impegni di Treu, Costa e Bersani. Così i sindacati hanno ribadito il loro voto di «insufficienza» pur dando atto, con D'Antoni, della «buona volontà», delle «buone intenzioni» del governo. Mentre la Confindustria, terzo interlocutore al tavolo della trattativa nel salone al terzo piano di Palazzo Chigi, «sospende» per ora il giudizio, in attesa degli approfondimenti che verranno in altri incontri fra esperti in questa settimana. Insomma, se il clima non si è incupito di colpo come per un temporale estivo sulla scorta di quanto era successo il 18 giugno dopo lo «strappo» di Prodi, ieri di certo non si è registrato alcun progresso sostanziale. Anzi. «Siamo ancora al capitolo del "faremo"» ha lanciato con aria accigliata il leader della Uil, Pietro Larizza, allontanandosi di fretta. Mentre Cofferati, prima di uscire in anticipo per una seduta dal dentista, aveva denunciato con vigore i ritardi nell'attuazione del pacchetto-Treu sull'occupazione, incitato a giocare la carta della formazione, reclamato chiarezza sugli incentivi fiscali per i contratti d'area e patti territoriali (tutti ancora al palo), suscitando l'interesse di Fossa e Callieri, di Confindustria. Al tavolo, Cofferati aveva lamentato con foga la perdita dei fondi europei «perché mancano i progetti delle Regioni». E aveva invitato perciò il governo a stornare quei fondi dalle Regioni inadempienti a quelle in grado di sfruttare i finanziamenti comunitari. D'Antoni ha sollecitato il governo a fare qualcosa per ovviare alla crescita del costo del lavoro al Sud, dopo l'accordo Pagliarini-Van Miert sulla fiscalizzazione degli oneri sociali. «Qualcosa è in corso» ha risposto il sottosegretario al Tesoro, Maciotta. «Appunto, in corso...» ha ripreso deluso il leader della Cisl. E davanti ai giornalisti, D'Antoni ha ripetuto: «Ancora non ci siamo. Alle buone intenzioni non corrisponde un'azione forte, determinata per affrontare la questione del lavoro. Dal governo ci aspettiamo uno scatto, un'accelerazione». Ha rincarato le accuse Walter Cerfeda, il segretario confederale della Cgil che ha sostituito Cofferati: «Se non si risolve in fretta e concretamente il problema del lavoro si mette male il prossimo negoziato sulla previdenza. Ci auguriamo che il governo non pensi solo a prender tempo, in attesa delle pensioni. Perché per noi il lavoro è un tema determinante proprio in vista della riforma del Welfare». In conclusione, «giudizio desolante, di insufficienza». E per spiegarlo Cerfeda e Paolo Pirani, il suo collega della Uil, hanno controbattuto alla selva di cifre, di progetti sbloccati, di miliardi di investimenti, di nuovi posti creabili evocati da Treu, Costa e Bersani. Dunque, secondo i sindacati, il governo avrebbe assicurato entro l'anno l'assegnazione soltanto di 5 mila dei 16 mila miliardi previsti dal Patto per il lavoro firmato lo scorso settembre. E poi: ai cantieri sarebbero stati assegnati tremila miliardi, «ma per il mancato avvio dei lavori non si è visto nemmeno un posto in più». Infine, quei tremila miliardi «attivati» sono controbilanciati dal previsto taglio di 3300 miliardi di investimenti Enel fra il '97 e il '98. Restano solo i 400 miliardi per lo sviluppo degli aeroporti del Sud e i 5 mila miliardi della legge sugli incentivi per le aree depresse, che per Costa e Bersani dovrebbero fruttare 50 mila nuovi posti, specie nel Mezzogiorno. Micheli ha rassicurato i sindacati che «il governo non considera il lavoro solo una coloritura in attesa di arrivare al nocciolo vero delle pensioni». E speranzoso ha indicato che «è stato superato il Triangolo delle Bermude», ossia la fase del risanamento più duro e che ora si può operare anche sul fronte dell'occupazione. Ma Cofferati ha invitato il governo a fare «un passo avanti» anche rispetto agli impegni ancora inattuati del Patto per il lavoro. E ha indicato, come priorità, istruzione, formazione e infrastrutture al Sud, sollecitando il governo a «una terapia d'urto». Poi nell'incontro con Visco, D'Antoni ha reclamato sgravi fiscali per attirare gli investimenti al Sud, come è stato fatto in Irlanda e Galles, dove l'Irpeg per esempio «sia una cifra fissa e definita, magari il 10%». Musi (Uil) ha rincarato chiedendo di usare «il fisco in maniera positiva e non solo punitiva», Epifani (Cgil) ha indicato che il governo sarebbe favorevole all'introduzione del «redditometro» nello Stato sociale. Oggi si riprende con i rappresentanti delle categorie e dei sindacati autonomi, che mugugnano per essere stati esclusi dal tavolo dei «grandi» con sistemi da «Medioevo delle relazioni sindacali», come tuona Bilie, di Confcommercio. [p. pat.]

Luoghi citati: Fossa, Galles, Irlanda, Roma