Beethoven ho espugnato la Rai di Sandro Cappelletto

Con la trasmissione delle nove sinfonie cambia la politica musicale in tv Con la trasmissione delle nove sinfonie cambia la politica musicale in tv Beethoven ho espugnato la Rai // 4 luglio la Nona in piazza a Torino Poi concerti di venerdì sul terzo canale ROMA. Negli archivi Rai, oltre mezzo secolo dopo la nascita della televisione nel nostro Paese, non esisteva una sola registrazione integrale delle sinfonie di Beethoven. Per non parlare di Mozart, che ha avuto la cattiva idea di scriverne (almeno) quarantuno, o dell'incorreggibile Haydn, che ha sfondato il muro delle cento. Senza nominare tutti gli altri troppo prolifici sinfonisti. Verso Beethoven la lacuna è finalmente colmata: l'esecuzione dell'intero ciclo sinfonico da parte dell'Orchestra Nazionale della Rai, iniziata a Torino lo scorso 9 giugno, è stata tutta ripresa. Raitre la trasmetterà cominciando dalla fine: primo appuntamento per il pubblico televisivo venerdì 4 luglio dalle ore 23, due ore dopo che, in Piazza San Carlo a Torino, Eliahu Inbal avrà dato l'attacco della Nona Sinfonia. Poi, cadenza settimanale, sempre il venerdì. «Un progetto realizzato in un arco di tempo concentrato consente all'orchestra di raggiungere una maggiore tensione, e i risultati si avvertono subito», ha dichiarato il maestro israeliano, direttore principale dell'orchestra: collegato in diretta dall'Auditorium di Torino ha partecipato anch'egli alla presentazione del progetto Beethoven. A Roma, nella sede di viale Mazzini, è stato possibile ascoltare anche alcuni momenti delle prove, ed apprezzare il lavoro di concentrazione. «Con il concorso per la viola, completeremo l'organico delle prime parti», dice il direttore artistico Sergio Sablich. Che aggiunge: «Dobbiamo avere in repertorio i grandi titoli sinfonici, come accade per le principali orchestre internazionali, che sono il nostro punto di riferimento». Per chi conosca più che il disinteresse, il carattere episodico del rapporto tra televisione e musica, giungono inattese le dichiarazioni in¬ crociate dei dirigenti Rai: «Questa orchestra è patrimonio di tutta l'azienda e di tutto il Paese - dice Pier Silverio Pozzi - e intende rispondere ad una domanda di musica che il successo di Radio Tre, per la prima volta nel 1997 capace di superare i due milioni di ascoltatori, conferma». «Il ciclo Beethoven e il ciclo Mahler con Giuseppe Sinopoli mostrano come le linee editoriali sollecitate dal Consiglio di Amministrazione siano tradotte in atti concreti», commenta Sergio De Luna, che rovescia il punto di vista finora consueto: l'offerta e la sua qualità possono condizionare la domanda. Insiste Cesare Dapino, dirigente responsabile dell'orchestra: «Porteremo a 1600 i posti dell'Auditorium, miglioreremo l'acustica, proseguiremo il rapporto con ì giovani e con gli studenti, che già quest'anno ha dato adesioni nettamente superiori alla media nazionale. Considero di riferimento il nuovo contratto di lavoro, più snello e professionale, garanzia di qualità». Un accordo perfetto tra presidenza, Radio e Televisione, sottolineato dall'affacciarsi di Giovanni Tantillo, direttore di Raiuno? La Rai ha molte colpe nei confronti delle sue orchestre: prima una strategica disattenzione, poi il soffocamento di tre compagni su quattro. Se questo è il suo modo di espiare, ben venga, ma, per essere credibile, la via crucis dovrà essere lunga. Purtroppo. E il coro, che il presidente Enzo Siciliano aveva giudicato «necessario» per completare l'organico? «I nostri investimenti per ora non lo prevedono», ammette laconico Cesare Dapino. In questa situazione, privilegiato continuerà ad essere il rapporto con il coro Atestis, formato da giovani professionisti. Sandro Cappelletto Eliahu Inbal ha diretto il ciclo delle nove sinfonie con l'Orchestra Rai di Torino

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