Una «rete» per trovare lavoro

Una «relè» per trovare lavoro OCCUPAZIONE E FABBRICHE Una proposta del senatore Debenedetti (pds) subito bocciata da D'Antoni Una «relè» per trovare lavoro Libertà di licenziare, nella sinistra è scontro MILANO. Dopo le banche, il lavoro. Franco Debenedetti, senatore, continua nella sua crociata per sbloccare la società italiana dalle tante rigidità che rendono così difficile il cammino verso l'Europa. «E fa bene - commenta il commissario Ue Mario Monti perché un rischio che corre la società italiana, dopo lo sforzo per raggiungere i parametri previsti per l'ingresso, è di dover affrontare il confronto con gli altri senza regole che la rendano competitiva». Nasce di qui la «riforma possibile» del mercato del lavoro italiano, con un obiettivo ben preciso: più flessibilità e più trasparenza perché, sottohneano Franco Debenedetti e il professor Pietro Ichino (il tecnico dell'operazione), «secondo noi è buono ciò che accade sotto la luce del sole, con ampia possibilità di verifica da parte dell'opinione pubblica e dei sindacati. E la riforma possibile si articola su di¬ verse proposte, che hanno registrato un diverso indice di gradimento da parte di sindacati e imprenditori, autorevolmente rappresentati, rispettivamente, da Sergio D'Antoni e Pietro Marzotto. Prima, proposta, quella che trova tutti d'accordo: istituzione della rete nazionale dei servizi per l'impiego e contemporanea abolizione del monopolio statale dei servizi di collocamento. Via libera alla concorrenza, insomma, e ampio accesso ad una rete telematica, aperta a tutte le offerte di impiego. «Finalmente - commenta Sergio D'Antoni, segretario della Cisl -. Ciò che manca sono i servizi che aiutino per davvero a trovar lavoro. E ben venga la concorrenza. Peccato che il Parlamento sia indietro, su questo terreno, rispetto alla realtà...». «Ha ragione D'Antoni - incalza Pietro Marzotto -, l'attuale sistema di avviamento al lavoro è fallito e non viene rispettato. Ma non credo che sia buona cosa il decentramento regionale dei servizi. Ma sono dettagli». Tutti d'accordo? La battagha si apre sul punto due, il più delicato: licenziare non dev'essere più un tabù, un'uscita forte per un senatore della sinistra quale Debenedetti è. «E' tempo - spiegano lui e Ichino - di passare dalla tutela del posto di lavoro alla sicurezza insita nel mercato. Le garanzie del lavoratore si costruiscono con più possibilità di conoscenza e di scelta». La proposta di legge, a questo proposito, offre al datore di lavoro la libertà di licenziare, per esigenze oggettive, dietro un congruo indennizzo «certo», proporzionato all'anzianità e all'ultima retribuzione. «Non se ne parla nemmeno - replica secco D'Antoni -. E' inutile aprire un dibattito su un terreno che non può portare a nulla. In Italia la flessibilità c'è. Perché semmai non pensare alla flessibilità del salario?». «Una proposta interessante risponde Marzotto -. E' importante per l'imprenditore risolvere un rapporto di lavoro con un costo già definito, senza incorrere nel rischio della riammissione». Infine, due disegni di legge per misurare l'effettiva rappresentatività del sindacato. «Meglio legiferare poco - commenta Marzotto - e affidarsi al rapporto negoziale». «Il problema - liquida D'Antoni - è l'opposto: ci sono troppe sigle sindacali...», [u. b.j Franco Debenedetti

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