«Torino resta nel mio cuore»

15 Il principe dopo il no del consiglio comunale al rientro dei Savoia «Torino resta nel mio cuore» Vittorio Emanuele: ma quel voto è ingiusto GINEVRA. All'indomani del secco «no» pronunciato dal consiglio comunale di Torino sul ritorno dei Savoia in Italia, l'ex Casa reale ha incassato un duplice successo: ieri la Camera dei deputati ha respinto la richiesta di sospensiva avanzata da Rifondazione comunista della proposta di legge per il rientro di Vittorio Emanuele e di Emanuele Filiberto, mentre in Sicilia gli esponenti regionali del Polo e alcuni deputati del centrosinistra e del gruppo misto del Parlamento locale hanno presentato una mozione per mettere fine all'esilio. «Non mettiamo in discussione l'operato dei Savoia - aveva detto l'altro ieri lo storico Nicola Tranfaglia, capogruppo del pds nel Consiglio comunale a Torino -. Però voghamo esprimere la nostra disapprovazione nei confronti dell'iniziativa del governo di modificare la Costituzione su questa materia. Noi pensiamo - aveva aggiunto - che i discendenti di Casa Savoia, prima di aspirare a rientrare in Italia, dovrebbero fare una completa autocritica storica e giurare fedeltà alla Repubblica». Secondo Agostino Ghiglia, capogruppo di An, invece, «questo ostracismo nei confronti dei Savoia è assurdo e antistorico». Vittorio Emanuele, come ha reagito alla decisione del consiglio comunale di Torino? «Guardi, io penso sinceramente che questa decisione non corrisponda ai sentimenti della stragrande maggioranza dei torinesi e degli italiani, né si ispira alle grandi tradizioni di tolleranza della città di Torino che come tutti sanno è la culla di noi Savoia. Penso che questa decisione non tenga conto dello spirito di riconciliazione che sta alla base del progetto di legge del governo per l'abrogazione della tredicesima disposizione transitoria della Costituzione». Un sondaggio fatto tra giovani torinesi ha dato un esito completamente diverso. In altre parole, vorrebbero che lei e suo figlio tornaste in Italia. «Sì, lo so. Come ho detto, sono certo che i torinesi e gli italiani in generale siano favorevoli al nostro ritorno». Ma lei tornerà lo stesso a Torino dopo questa decisione quando tornerà in Italia? «Sì, se mi lasceranno tornare in Italia!». Ma come ha reagito visto che Torino è la vostra città? «Be', sinceramente ho provato un certo dispiacere. Però sono un uomo democratico e ritengo che un Consiglio comunale abbia il diritto di votare come meglio crede». Lei come tornerà in Italia? «Come un privato cittadino». Non si sente re? «Sì, sento la mia storia e la mia discendenza, ma non penso che questo debba avere un'applicazione politica di alcun genere. Da un lato c'è la storia, dall'altro io sono un uomo d'affari che chiede semplicemente di tornare nel suo Paese come un semplice cittadino». E quando pensa di tornare? «Non lo so. Spero che questo possa avvenire il più presto possibile, magari entro la fine dell'anno. Certo mi piacerebbe festeggiare il Capodanno in Italia!». Non ha quindi alcun rancore verso Torino? «No, assolutamente no. Sono sempre molto affezionato a quella città e non sarà certo il voto del Consiglio comunale a farmi cambiare opinione e soprattutto sentimenti». Alain Elkann Li Sono solo un uomo d'affari che chiede di tornare come semplice cittadino me piacerebbe poter festeggiare il prossimo Capodanno in Italia sj p Fu nel 1560 che «Testa di Ferro» si trasferì da Chambéry a Torino principe Vittorio Emanuele di Savoia Il Consiglio comunale a Torino e un'immagdi Vittorio Emanuele IIal castello di Racconigi principe Vittorio Emanuele di Savoia Il Consiglio comunale a Torino e un'immagine di Vittorio Emanuele III al castello di Racconigi

Persone citate: Agostino Ghiglia, Alain Elkann, Emanuele Filiberto, Nicola Tranfaglia, Savoia, Vittorio Emanuele Iii