Anche il Polo recrimina «Tutto predeterminato» di Maurizio Molinari

LINEAR Anche il Polo recrimina «Tutto predeterminato» ROMA. La richiesta del partito democratico di ripetere il voto in 30 delle 115 circoscrizioni ravviva la polemica fra Polo e Ulivo sull'Albania, facendo emergere dei forti contrasti fra le valutazioni dei 26 parlamentari italiani presenti a Tirana come osservatori. Mentre per il sottosegretario agli Esteri Piero Fassino le contestazioni del partito di Berisha sono «una questione interna albanese» e Valdo Spini, presidente della Commissione Difesa di Montecitorio, definisce il voto «affidabile», il partito dei pro-Berisha va all'offensiva. Nelle file del Polo i dubbi sollevati da Tritan Shehu, leader dei democratici albanesi, trovano largo ascolto. «Mettiamo in chiaro una cosa - dice il leader dei Ccd, Pierferdinando Casini -, non c'è alcun dubbio che l'esito delle elezioni fosse prestabilito in sede internazionale e che le elezioni siano state una farsa, anche se forse è stato meglio farle che non farle». Comunque il partito di Shehu «è nel pieno diritto di denunciare i brogli». Per Casini la prova delle irregolarità sta nel fatto che «interi gruppi famihari hanno votato assieme». Su questo Roberto Formigoni (Cdu) incalza il governo: «Non possiamo lavarci le mani ora come suggerisce Fassino, noi eravamo lì». E Gustavo Selva (An), osservatore a Tirana, racconta: «Ho visto io con i miei occhi gruppi di persone entrare nei locali adibiti a cabine elettorali, dicendo di appartenere alla stessa famiglia, due o più uomini accompagnavano con una motivazione o l'altra dei loro parenti senza che nessuno controllasse se dicevano o meno la verità». Ma c'è dell'altro. Per Selva i «trasporti delle schede» e «la presenza di kalashnikov nei seggi» gettano altre ombre sul voto. Michele Bonatesta (An), osservatore a Durazzo, dà anche delle cifre: il 15-20 per cento ha votato accompagnato, il 10-15 per cento non ha votato perché non incluso nelle liste elettorali. Aggiunge Domenico Contestabile (Forza Italia), osservatore a Tirana: «Anche se il risultato rispecchia l'umore complessivo del Paese, è indubbio che il voto sia stato menomato, perché molti non hanno votato mentre in alcuni seggi mancavano addirittura gli elenchi». Assai diversa l'opinione diffusa fra gh osservatori appartenenti all'area di maggioranza. Giangiacomo Migone (Pds), supervisore in nove seggi, definisce «marginale» la polemica di Shehu perché «le irregolarità da entrambe le parti si sono bilanciate», come ha testimoniato anche «il giudizio finale dell'Osce sulla validità del voto». «La mia impressione è che Shehu stia facendo pretattica in vista della formazione del governo», aggiunge Migone. Vito Leccese (Verdi), appena tornato dal Paese della Aquile, esclude categoricamente l'ipotesi di brogli: «Noi eravamo a Tirana, abbiamo controllato capillarmente il voto e Berisha ha perso nettamente anche nella città su cui puntava di più». Aggiunge Fabio Evangelisti (Pds), già osservatore in Albania alle elezioni dello scorso anno: «Non c'è paragone con allora, questa volta la gente ha votato davvero». A gettare acqua sul fuoco corre anche la Comunità di Sant'Egidio, sponsor del Patto di Roma fra Tritan Shehu e Fatos Nano, dicendo di aver ricevuto subito dopo le elezioni «conferme dirette» sull'intenzione di entrambi gli schieramenti di rispettare gh impegni presi per un governo di «larghe intese». A puntellare il risultato di domenica sono giunte le lettere inviate da Massimo D'Alema ai due leader della sinistra albanese, Fatos Nano e Skender Gjinushi, promettendo «l'impegno del Pds per dare all'Albania u posto che merita nelle istituzioni europee». Più cauto di tutti il rninistro della Difesa, Beniamino Andreatta, che ha chiesto di «non abbassare la guardia» prima degli esiti dei ballottaggi di domenica. Alla Lega Nord non piace la sua idea di prolungare per decreto la missione Alba fino alla scadenza del mandato Onu (12 agosto) e chiede un nuovo dibattito alle Camere «perché a urne chiuse i nostri soldati difenderanno non più l'Osce ma il nuovo governo che si insedierà a Tirana». Maurizio Molinari Pierferdinando Casini (del Cdu) e Giangiacomo Migone (Pds) supervisore in nove seggi