Di Pietro: ha trionfato la vecchia politica

Di Pietro: ha trionfato la vecchia politica Di Pietro: ha trionfato la vecchia politica L'EXPM RIACCÈNDI LA MICCIA ROMA. Non usa mezzi termini, Antonio Di Pietro, ex magistrato di Mani pulite e ex ministro dei Lavori Pubblici nel governo Prodi, per bocciare il lavoro della Commissione bicamerale. Nella sua rubrica per il settimanale Oggi, porta un affondo a testa bassa al previsto «semipresidenzialismo all'italiana». La proposta - sostiene - rappresenta un «tuffo nel passato della più buia partitocrazia»; e prevede che, nel referendum che seguirà l'approvazione della legge da parte del Parlamento, vi sia «una concreta possibilità» di bocciatura da parte dei cittadini sull'operato della classe politica. Con il conseguente scioglimento anticipato del Parlamento e l'indizione di nuove elezioni per una nuova Assemblea costituente. Un parere che raccoglie subito «tempesta». Massimo D'Alema, leader della Quercia e presidente della Bicamerale, ironizza: «Ma chi è, Di Pietro, che critica una norma presa dalla Costituzione francese?». Silvio Berlusconi taglia corto: «Quel che avevo da dire su di lui l'ho detto all'autorità giudiziaria e aspetto giustizia». Più politica, invece, la reazione di Gianfranco Fini: «Il dottor Di Pietro sembra volersi mettere alla testa del fronte del "no" alle riforme che usciranno dalla Bicamerale». L'ex pm del Pool di Milano esprime le sue opinioni in risposta alla lettera di un lettore. L'analisi degli esiti della Bicamerale è molto articolata. Di Pietro critica, ad esempio, le ipotesi che consentirebbero ai piccoli partiti di aumentare di numero e di continuare «a fare da ago della bilancia con i loro ostruzionismi e le loro pretese corporative». Condivide l'elezione diretta del Capo dello Stato, «che ha l'obiettivo di assicurare al Paese una maggiore governabilità e stabilità», ma contesta che il ruolo del Presidente della Repubblica sia stato «alleggerito di quegli attributi politici fondamentali per assicurare autorevolezza, autonomia e potestà di decisione». Inoltre, Di Pietro definisce «veramente illiberale» la clausola secondo cui non tutti i cittadini possono candidarsi, «ma solo quelli che vengono scelti da appositi grandi elettori», e cioè «i candidati previamente scelti dalle segreterie politiche». E contrattacca: «Questa volta, forse, hanno sbagliato i conti...». Quasi un «avvertimento»? I leader delle principali forze politiche partono al contrattacco, non in Parlamento, ma utilizzando due diversi «salotti» televisivi. Ospiti del «Porta a porta» di Bruno Vespa, D'Alema e Berlusconi replicano seccamente alle critiche sull'ipotesi che permette la candidatura a Presidente della Repubblica solo a chi è presentato da un certo numero di sindaci, deputati o eurodeputati. «Non è una norma li¬ berticida - spiega il leader pds -; è solo una norma di saggezza presa pari pari dalla Costituzione francese come da altre costituzioni occidentali, per evitare che i cittadini sulla scheda si trovino diecimila candidati». Più caustico e freddo il commento del Cavaliere: «Non annetto nessuna importanza alle cose che dice Di Pietro, di cui ho dentro di me un giudizio molto preciso». Politico, invece, il giudizio di Fini, leader di an; «Perché Di Pietro critica l'accordo emerso in Bicamerale? Forse perché è disinformato, o forse perché vuole mettersi a capo di quel "fronte del no" che si articolerà alla vigilia dei referendum. Io, comunque, non te¬ mo questa eventualità. Anzi, credo sia giusto accettare questa sfida che credo riusciremo a vincere». Pollice verso anche da parte degli ex de. «Un prevedibile tentativo di eccitare tutte le migliori pulsioni del qualunquismo nazionale - sostiene Antonello Soro, coordinatore della segreteria ppi -. Di Pietro sceglie senza esitazioni la strada della demagogia». Rocco Buttiglione, edu: «Si sta cercando una via intermedia tra partitocrazia e la via plebiscitaria; spiace vedere che il dottor Antonio Di Pietro, con certe sue dichiarazioni, sembri pendere più verso la deriva plebiscitaria». Pierferdinando Casini, ecd: «C'era da aspettarselo. Ma noi confermiamo il nostro no a una deriva peronista, populista e plebiscitaria di chi vorrebbe un sistema presidenziale». Tonino come Perón; l'ultimo prezzo. Mario Tortello D'Alema: ma lui chi è? Berlusconi: quel che avevo da dire l'ho detto in tribunale Fini: vuole mettersi alla testa del fronte del no Gianfranco Fini A sinistra: Antonio Di Pietro

Luoghi citati: Milano, Roma