Scalfaro: «Disponibile a una proroga» di Antonella Rampino

7 Sull'Europa il Presidente elogia l'Italia e critica la Francia, nasce un piccolo incidente diplomatico Scalfaro: «Disponibile a una proroga» «Ma è l'ultima soluzione. In Bicamerale ha vinto Fini» ROMA. Oscar Luigi Scalfaro conferma: a certe condizioni, sarebbe disposto a una proroga del settennato. Ma, ricevendo al Quirinale i corrispondenti dei giornali stranieri, va anche oltre. Tira le somme del lavoro svolto dalla Bicamerale, valuta i progressi dell'Italia in cammino verso l'Unione europea e, in un inciso del discorso, osserva che «Paesi a stabilità apparente, come la Francia, hanno mostrato fatica nel raggiungimento dei parametri di Maastricht». Ne è nato un incidente diplomatico con l'Eliseo, che ha replicato tramite portavoce. Scalfaro ha esordito spiegando che «è materia parlamentare» il fatto che il suo settennato scada prima dell'entrata in vigore della prevista elezione diretta del Capo dello Stato. Poi ha aggiunto però che «essenziale è che si accelerino i tempi, perché una proroga potrebbe essere solo l'ultimissima soluzione, una soluzione di cemento armato sul piano istituzionale». E ha aggiunto che è Fini il vero vincitore della Bicamerale: un'opinione che conferma in qualche modo l'idea del segretario di An come ultimo vero erede della de. Non per niente Fini avrebbe mandato «a ripetizione» di ingegneria istituzionale il costituzionalista di An Nania da Ciriaco De Mita. Immediata la replica dei due maggiori leader politici. «Ero sicuro che se la Bicamerale avesse perso ci sarebbe stato un solo sconfitto, io. Invece, se avessimo vinto di certo i vincitori sarebbero stati moltissimi. Posso almeno far parte della comitiva?», ha detto sarcastico D'Alema. «Scalfaro poteva risparmiarsi il giudizio» ha ribattuto secco Berlusconi, «so io quanto ho faticato per convincere Fini a vota- re in Bicamerale». I leader di maggioranza e opposizione erano ospiti a Porta a Porta, la trasmissione di Bruno Vespa. Da lì Berlusconi ha gettato acqua sul fuoco anche sul tema del giorno, la prorogatio per Scalfaro: «Non sarebbe né un problema né un dramma». D'Alema ha semplicemente notato che «ogni tanto nascono polemiche strane». Ieri è stato comunque il giorno delle valutazioni. Dopo la proposta di riforma varata dalla Bicamerale «l'Italia è più credibile anche sul piano internazionale», ha detto Scalfaro. E' stato a questo punto che ha pronunciato quello che a Parigi hanno preso come un vero e proprio attacco, tanto che l'Eliseo ha emesso prontamente un comunicato: «Nessun commento alle frasi del presidente Oscar Luigi Scalfaro, ci limitiamo a ricordare che soltanto nel 1998 avverrà la scelta dei Paesi per la moneta unica. Fino a quel momento non faremo alcun commento sulla situazione di altri Paesi». Come dire: si vedrà alla fine di chi è la «stabilità apparente». Scalfaro, in calce al proprio discorso, aveva anche aggiunto un parere non proprio lusinghiero su Chirac, che sciogliendo anticipatamente le Camere avrebbe compiuto «un passo strategico non riuscito». E se D'Alema ha iniziato una sorta di road show con i mezzi di comunicazione di massa per spiegare che il lavoro della Bicamerale «è una vera novità storica, perché per la prima volta il Parlamento ha una base condivisa per fare le riforme», le critiche non mancano. A parte l'attacco, piuttosto violento, di Antonio Di Pietro, c'è Formigoni che chiede addirittura «ridateci la Costituzione del '48, era più federalista di quella proposta in Bicamerale», il sindaco di Trieste Riccardo Illy che boccia la riforma come «un pateracchio che apre la via alla secessione», mentre i «riformatori veri» si sono dati appuntamento per oggi, convocati da D'Amico e Bordon, e dunque i plenipotenziari di Dini e Maccanico. La nuova Costituzione immaginata nella Sala della Regina non piace nemmeno al costituzionalista Livio Paladin e all'ex presidente Giovanni Leone. Francesco Cossiga, a chi gli chiede un'opinione, risponde addirittura «Meglio che io stia zitto». Gli stessi bicameralisti, del resto, continuano a coltivare il dubbio: «Bisogna evitare l'elezione diretta del premier» dice Rebuffa di Forza Italia, paventando implicitamente che un ritorno del premierato possa avvenire alla Camera. E se è ovvio che Bertinotti, la cui firma non figura in calce al documento rinviato in aula, si dichiari «preoccupato» per il complesso delle riforme disegnate, molto più scalpore fa la presa di posizione del Guardasigilli Flick, che si dichiara perplesso, «ma come cittadino», in particolare sulla bozza Boato. Ma i contrasti continuano anche tra i protagonisti: ieri, a dividere D'Alema e Berlusconi, entrambi soddisfatti del lavoro svolto in Bicamerale, c'era sempre la legge elettorale. «Sono per il doppio turno di collegio» ha detto il segretario del pds. «No, meglio quello di coalizione» ha ribadito il presidente di Forza Italia. Antonella Rampino Il Cavaliere: «Poteva anche lasciar perdere So soltanto io quanta fatica mi è costata convincere Gianfranco a dare il suo voto» 0k Il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro

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