Caselli: dal carcere duro i boss comandano ancora
II procuratore: smagliature nel 41 bis , II procuratore: smagliature nel 41 bis , Caselli: dal carcere duro i boss comandano ancora PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «I mafiosi continuano a comandare dal carcere. Continuano a comunicare dalle celle e durante i processi, approfittando delle smagliature del regolamento carcerario». E' il nuovo allarme lanciato da Gian Carlo Caselli, procuratore di Palermo, che insiste sull'inderogabile esigenza di «norme che rendano effettivo l'articolo 41 bis», e aggiunge: «Non è possibile che i boss continuino a imporre dal carcere la loro brutale sopraffazione a commercianti e imprenditori vittime di estorsioni». A sostegno di queste affermazioni, Caselli cita le recenti prove su come i boss spesso riescano a farsi beffe delle restrizioni cui sono sottoposti con l'articolo 41 bis. E il procuratore lo fa in una giornata importante per il suo ufficio: è di ieri la notizia che i sostituti Gioacchino Natoli e Roberto Murgia hanno chiesto il rinvio a giudizio per concorso in associazione mafiosa del questore Ignazio D'Antone, per un triennio capo della squadra mobile palermitana agli inizi degli Anni 80, e collaboratore di Bruno Contrada (già condannato a dieci anni per la stessa accusa). Come Contrada, D'Antone era stato assegnato al Sisde ed era stato poi chiamato in causa da quattro pentiti, uno dei quali, Salvatore Cancemi, ha confessato di aver partecipato alla strage di Capaci e ha fatto numerose altre rivelazioni. Sempre ieri a Caltanissetta sono stati inflitti venti ergastoli a boss e gregari dei clan di Gela nel processo d'appello per una lunga catena di delitti. Nel denunciare un'altra volta la facilità con cui i mafiosi si sottraggono alle restrizioni del 41 bis (mentre vari disegni di legge alla Camera e al Senato indicano come indispensabile le videoconferenze per impedire trasferimenti e presenze contemporanee di boss da un carcere all'altro e da un'aula all'altra), Caselli cita l'operazione di Criminalpol e Sisde che ieri s'è conclusa con otto arrestati del racket delle estorsioni gestito da Cosa Nostra. Alcune microspie hanno permesso intercettazioni ambientali e i poliziotti hanno girato riprese televisive all'insaputa dei mafiosi sia nelle carceri sia durante i processi. Caselli ha sottolineato che si ha ora un'eloquente documentazione dell'inefficacia del 41 bis. Il boss Francesco Tagliavia, al quale sono stati arrestati ieri padre, un figlio e altri familiari e amici, in particolare sarebbe stato filmato mentre nel modo più disparato trasmetteva dalla prigione ordini su come compensare i vari membri della cosca e come pagare le parcelle degli avvocati. Antonio Ravidà
Luoghi citati: Caltanissetta, Capaci, Contrada, Gela, Palermo
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