«Continuerò la battaglia per provare che è innocente» di Flavia Amabile

«Continuerò la battaglia per provare che è innocente» «Continuerò la battaglia per provare che è innocente» IL PA&RE DI SCATTONE GROMA IOVANNI, non ti avvilire». Ieri mattina Giuseppe Scattone si era recato a Regina Coeli per la terza volta da quando due settimane fa il figlio è stato arrestato con l'accusa di omicidio volontario di Marta Russo. Il verdetto del Tribunale della Libertà non era ancora noto, quell'incontro tra padre e fi glio nascondeva ancora la speranza di rivedersi presto, molto presto fra le mura di casa. Già allora, però, il padre aveva guardato il figlio dritto negli occhi, la sua barba lunga, e lo aveva avvertito: «Guarda, Giovanni, se uscirai saremo tutti felici, ma, se non uscirai, non ti avvilire. Le probabilità sono 50% per un sì e 50% per un no». E suo figlio che cosa le ha risposto? «Mi ha detto: "Lo so benissimo, papà"». Le è sembrato preparato a rimanere in carcere? «Siamo tutti preparati. Sappiamo bene che si tratta di un procedimento così complesso che, comunque, anche se fosse stato scarcerato, la battaglia sarebbe stata soltanto agli inizi». Che cosa farà ora? «Comunicherò la decisione del Tribunale della Libertà agli altri miei due figli e, insieme, affronteremo il da farsi, continueremo la nostra battaglia per dimostrare l'innocenza di Giovanni». Gli altri suoi due figli sono qui con lei? «No, il grande, Mauro, è tornato in Puglia e il secondo, Francesco, vive negli Stati Uniti. Voleva venire, ma io gli ho detto di non farlo e anche Giovanni ha detto che era del tutto inutile affrontare un viaggio, le spese, per rivedersi per così poco tempo e in queste condizioni, no, meglio di no». Ricorrerete in Cassazione? «Questo è compito degli avvocati. Io sono del tutto digiuno di di- ritto, ne ho studiato qualcosa all'università, ma lascio che siano i legali a disporre quali saranno •e mosse successive. "Occuparsi delle cose che uno conosce, occuparsi delle cose che uno può fare" è una delle frasi in cui mi riconosco di più». Anche suo figlio la pensa allo stesso modo? «Giovanni è diverso: lui prima si informa e poi se ne occupa. Non parla di cose che non conosce». Secondo gli inquirenti forse non ne conosce abbastanza. Hanno chiesto il sequestro degli atti del corso di specializzazione in filosofia del diritto e dei documenti relativi alla borsa di studio vinta a Napoli da suo figlio. Pensano che possano esservi state delle irregolarità. «Irregolarità? Guardi, io entro ogni giorno nella stanza di Giovanni, e ogni volta, nel rivedere i libri, le tante sue carte e pubblicazioni, mi rendo conto di quanto quel ragazzo ha lavorato in questi undici anni. Finora era andato tutto a gonfie vele, e ne ero fiero, ma non credo di aver suscitato l'invidia né l'ira degli dei per meritare questa punizione. Non credo di essere stato tracotante e sono certo che non vi sono state irregolarità. Se Giovanni si era laureato a pieni voti, e aveva continuato gli studi vincendo le borse di studio, è stato soltanto per meriti tutti suoi, non per conoscenze o chissà che altro, perché non abbiamo né conoscenze, né soldi. Questo è Giovanni, e questi sono stati i suoi ultimi undici anni, e undici anni di lavoro non si possono buttare via». Ma devono subire una pausa d'arresto. «Io cerco di lavorare e reagire, e anche Giovanni fa lo stesso. Qualcuno pensa che io sia un padre snaturato, ma il primo giorno dopo l'arresto mi sono occupato di trovare l'avvocato, il secondo giorno del permesso per andare a visitarlo in carcere e il terzo giorno del suo lavoro: l'esame di dottorato ha subito un rinvio, ovviamente non per causa sua, ma questo significa che non sono del tutto perse le speranze di partecipare alla prossima sessione». Anche suo figlio ci spera? «La seconda volta che ero andato a trovarlo in carcere gli avevo chiesto se voleva la sua tesi di dottorato. Lui mi ha risposto di no, "quella la conosco già a memoria, ci ho lavorato tre anni", mi ha risposto. E non ha voluto nemmeno dei libri, leggeva quelli che erano in carcere. Ieri, invece, mi ha chiesto di portargli due riviste per uno studio che aveva iniziato prima di essere arrestato. Gliele ho prese, le ho messe insieme con la biancheria: gliele porterò la prosssima volta che andrò a trovarlo in carcere». Flavia Amabile «In prigione gli ho detto di non avvilirsi» I genitori di Giovanni Scattone

Persone citate: Giovanni Scattone, Giuseppe Scattone, Marta Russo

Luoghi citati: Napoli, Puglia, Stati Uniti