In fumo un mito sotto New York di Franco Pantarelli

In fumo un mito sotto New York USA m Nato per i viaggiatori, era diventato uno dei locali più rinomati della città In fumo un mito sotto New York Brucia Oyster Bar, ristorante di Central Station NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Un altro «landmark» di New York distrutto, e questa volta non dai problemi economici, dal cambio delle mode o dalla scarsa cura degli americani per il vecchio. A distruggere 1'«Oyster Bar», il ristorante che per generazioni ha servito i viaggiatori frettolosi del Grand Central, la stazione nel cuore di Manhattan che collega la metropoli con tutte le cittadine dell'hinterland, è stato il fuoco. In pochi minuti, domenica notte, le fiamme hanno fatto fuori tutte le attrezzature della cucina e tutto il mobilio. Centinaia delle piastrelle dai fantasiosi disegni che nel corso degli anni erano state applicate ai soffitti curvi e ai grandi pilastri (il ristorante si trova praticamente al livello delle fondamenta della stazione) sono cadute spaccandosi irrimediabilmente e i pannelli di legno ap¬ plicati alle pareti, tutti dediti a magnificare la bontà dei frutti di mare, sono finiti in cenere. L'unica cosa sopravvissuta, ma desolatamente annerita dal fumo, è la lunga serpentina di marmo in cui i viaggiatori si sedevano gomito a gomito per consumare un rapido pasto prima di sperdersi nella regione dei laghi a Est di New York o nelle innumerevoli cittadine incastonate lungo il fiume Hudson, dove la frenesia della «città che non dorme mai», nonostante la breve distanza, sembra una cosa remota e incredibile. Quando l'incendio è scoppiato, comunque, non c'era quasi nessuno. Erano ormai le 2,30 del mattino e l'ultimo treno diretto appunto nella valle dell'Hudson era partito da almeno un'ora. Così non ci sono state vittime, solo una decina di persone - in gran parte vigili del fuoco - ha subito ferite di poco conto. Era vecchio di 83 anni, quel ristorante, e per lungo tempo era stato il ritrovo di chiunque amasse i piatti di mare. Per i vecchi newyorkesi è un simbolo della città, «come la fontana di Bethesda al Central Park», dice il suo manager Mark Abrahamson. <(Ancora oggi - continua nonostante le ostriche non siano più il piatto principale della cucina newyorkese, c'erano molte persone che venivano qui anche se non dovevane partire, solo per gustare i nostri piatti e godere della nostra atmosfera». Finito tutto? No, dice Abrahamson ottimista. «E' vero, le piastrelle sono cadute, la cucina è distrutta e tutto il mobilio è andato in cenere. Ma le mura sono salve perché sono di cemento. Chi ci ama non disperi. Riapriremo presto». Quando? «Mah, forse una settimana o due». Davvero un ottimismo incrollabile. Franco Pantarelli

Persone citate: Abrahamson, Mark Abrahamson

Luoghi citati: Manhattan, New York