Festeggia la banda di Valona di Giuseppe Zaccaria

NELLA CITTA' DELLA RIVOLTA Festeggia la bando di Valona Un soldato italiano ferito nelle sparatorie NELLA CITTA' DELLA RIVOLTA VALONA : DAL NOSTRO INVIATO Tre auto irte di fucili si avventurano nella notte mentre impazza il festeggiamento armato e sull'asfalto le pallottole in ricaduta picchiettano come grandine. Sono uomini della banda di Kakami che fuggono a Sud, verso Saranda, prima che con la disfatta di Berisha i risultati rendano ufficiale anche la propria. Nella Valona che ha vinto, nella capitale del Sud cialtrone e rivolusionario, di eroi picareschi e milizie sciammannate, questa è l'anticipazione più convincente sul futuro della democrazia. Oggi la capitale dei diseredati è tornata in piazza, ha festeggiato coi capibanda alle finestre, le smitragliate al cielo ed il fragore delle bombe a mano che esplodevano dinanzi alle case degli sconfitti. Nel tripudio dell'idiozia qualsiasi teppistello ha sparato non si sa dove, ho visto due bambini che assieme non facevano 18 anni divertirsi con mitragliette che li facevano sobbalzare come automi, finivano col guidare i loro movimenti. C'è un ragazzo pugliese, Stefano Maisto, un bersagliere di 23 anni, che a quest'esplosione di gioia tribale deve una pallottola alla schiena che gli ha leso il cuore e un polmone: è stato portato a Bari in .condizioni piuttosto gravi e operato d'urgenza. In certi momenti sembra di veder scorrere la storia rovesciata. E' come se tra briganti e piemontesi avessero vinto i briganti, come ritrovarsi in certe cronache di metà Ottocento, che raccontano di paesoni pugliesi presi da questa o quella banda. Lo spirito di Valona avrà pure vinto, ma intanto il tripudio dev'essere a tempo. Può esprimersi solo dalle 8 alle 10 del mattino, come ogni gesto vitale di questa Repubblica senza regole. Su- bito dopo si torna a casa, ci si rinserra nuovamente in attesa che chi ha vinto cominci la «pulizia» dei perdenti. Una legge antica come il mondo dice che fra il criminale e l'eroe di guerra la grande differenza sta nel fatto che l'eroe ha vinto. Oggi il capobanda Zani Caushi è tra i vincitori, e dunque tra i primi a cambiare registro. Le sirene nel suo quartiere suonano alle 10 in punto, questa volta non per dire alla gente «restate in casa» ma per chiamarla ad una breve libera uscita. «Stiamo affilando i coltelli», dice il capo quando il tripudio sta appena iniziando, «preparatevi: domani comincerà la resa dei conti, la mattanza». Poi qualcuno deve fargli notare che un leader non parla così, infatti la virata è rapidissima. «Restate tranquilli, Valona ha solo bisogno di pace», comunica Zani agli astanti. Poco più in là, in piazza della Bandiera, i vincitori del partito socialista hanno il permesso per un breve comizio di ringraziamento, pri¬ ma che all'ora di pranzo la forza degli eventi torni ad imporre il coprifuoco. In questo breve spazio di vita sociale è accaduto infatti che due auto da cui si sparava all'impazzata abbiano inseguito a lungo in pieno centro una «troupe» della televisione greca, che un bandito sia stato ucciso in un regolamento di conti, che le case di alcuni sostenitori di Berisha siano state bersagliate con raffiche e bombe a mano. I rapporti di forza, peraltro, da ieri sono indiscutibili anche sul piano democratico. Se nel resto del Paese il partito socialista ha vinto con il 60 per cento, qui trionfa con percentuali bulgaro-skipetare: 80, forse 85 per cento. Eletti quattro deputati su quattro: Eduard Alushi, Shabit Brokej, Arben Malaj e Luiza Hoxa. Alushi è un uomo piccolo con gli occhi di ghiaccio, e adesso dinanzi al comitato elettorale dispensa i primi grani di una ritrovata saggezza: «Sul futuro dell'Albania non c'è alcun dubbio - dice -, credo che Berisha farebbe bene ad andarsene al più presto». Ma Valona, il Sud, c'è qualche possibilità che tornino ad essere luoghi normali? «Bisognerà aspettare che il governo sia insediato e lo Stato riprenda gradualmente il controllo delle cose». Anche il controllo delle bande? «Beh, non si tratta di gruppi organizzati, quasi sempre sono formati da adolescenti che hanno perso il dominio di sé, e non sarà troppo difficile ricondurli alla ragione». E Zani, ragionerà anche lui? «Zani è un'altra cosa...». Certo che lo è. Al breve corteo di stamani tre degli eletti si sono recati da lui come in pellegrinaggio. Mancava solo Shabit Brokaj, il più potente, il più accorto, che alla ragazzaglia urlante si è limitato a far giungere un messaggio di augurio. Almeno in qualcosa Berisha doveva aver ragione. Mesi fa aveva parlato di quest'ometto piccolo, grigio, defilato per dire: «Sono certo che dietro la rivolta di Valona c'è un regista occulto». Per quell'accusa Brokaj era finito due volte in carcere, cavandosela sempre. Ora, del «grande vecchio» Brokaj non avrà forse il fisico, ma l'accortezza sì. Era il cardiologo del dittatore Enver Hoxha, professionalmente è stato maestro dello stesso Berisha, continua a sorvegliare da lontano le vicende di Valona e da molto vicino quelle del partito socialista, di cui incarna l'anima più dura. Adesso è uno dei vecchi uomini di regime che meglio degli altri è riuscito a riciclarsi, tanto da porre una candidatura autorevole al ruolo di nuovo Presidente. Chissà, nei prossimi mesi potrebbe esserci bisogno di un uomo che oltre che militare nel partito dei vincitori sia anche autorevole mediatore con le bande del Sud. Poiché di bande si parlerà ancora, questo è certo. In attesa che i «vincenti» compiano la pulizia, gli araldi della nuova democrazia albanese continuano a festeggiare a modo loro. Da Saranda ieri è giunta una disperata richiesta d'aiuto, e i nostri soldati hanno dovuto organizzare l'evacuazione di due giornaliste. Sono una francese e una canadese, che dopo l'intervista all'ennesimo capobanda si erano ritrovate in albergo, assediate da nuovi democratici che le volevano violentare. Giuseppe Zaccaria

Luoghi citati: Albania, Bari, Citta' Della Rivolta Valona