L'Albania boccia Berisha di Vincenzo Tessandori

I dati non sono ancora ufficiali, ma l'opposizione è in netto vantaggio I dati non sono ancora ufficiali, ma l'opposizione è in netto vantaggio L'Albania boccia Berisha Trionfo socialista, il Presidente: pronto a dimettermi TIRANA DAL NOSTRO INVIATO La voce del vincitore è sommessa, flebile quella dello sconfitto. Fairplay, please, siamo albanesi. E Fatos Nano, nume tutelare del partito socialista, vero trionfatore delle urne, come prima cosa avverte che «nessuno ha perso, abbiamo vinto tutti». Così, quando arriva alla vecchia sede del partito, in piazza Austria, non ci pensa un attimo a rispondere alla domanda di un giovanotto intraprendente: «Fatos, ci ridarai i soldi delle finanziarie?», gli chiede quello. E lui: «Sì. Lasciate che li prenda ai ladri». Lo aspettava una folla, con bandiere e stendardi, e il suo ingresso è stato quello di un Cesare. «(Abbiamo vinto tutti», ripete il leader. Ma per la verità c'è qualcuno che la pensa in maniera differente. I! presidente Sali Berisha batte lui pure la strada del riserbo: non è il momento per accampare scuse o lanciare accuse. Non ancora, considerato che i risultati ufficiali delle elezioni saranno comunicati soltanto domani. Il resto sono indiscrezioni, si ripete. Che tuttavia ognuno accetta, commenta e chiosa come meglio gli pare. Per questo, appagato come non gli capitava da anni, Nano si balocca con le cifre che sono quelle di una Waterloo in attesa, se lette da! punto di vista del partito democratico. Numeri che lo aiuteranno, lascia intendere, nel primo lavoro che attende lui e i suoi: «Normalizzare l'Albania, è questa la cosa più urgente, proprio così, fare di questo Paese un Paese normale». Sì, sono loro, i socialisti, che dicono di aver vinto, ma a nessuno passa per la testa di fare contestazioni. Tanto più che il leader snocciola i numeri e i numeri dicono questo: il doppio garofano ha ottenuto un successo pieno in 63 circoscrizioni su 115. E poi, il resto: in altre dieci, ha vinto una coalizione fra socialdemo cratici, agrari e quelli di Alleanza Democratica; di 13 mancano notizie precise, sottolinea il capo socialista ma senza mostrare preoccupazione, tanto il gruzzolo è cospicuo; in altre 19 si andrà al ballottaggio, anche a Scutari, città considerata roccaforte della destra. Gli «altri», come i so cialisti chiamano quelli del partito democratico, l'avrebbero spuntata in 7 casi soltanto. Nano è felice, e gli occhi gli corrono sul foglio dove ha appuntato i motivi del suo successo Sì, dice con noncuranza: «In due o tre zone, Scutari e Burrel, si sono verificate irregolarità». E vorrebbe aggiungere: ma che importa? Ha vinto lui, e non ha esitato un attimo a notte fonda, a dichiarare ai microfoni di Radio Tempo: «Stringeremo alleanze con tutti, sì anche con il partito democratico: basta che Beri sha e il suo gruppo si tolgano di tor no». Dice «gruppo», non «cricca», co me sarebbe stato ovvio in anni pas sati. Ma ora il fair-play non permet te certi termini. Anzi, in una sala dell'Hotel Rogner, il più caro di Ti rana, divenuto una specie di quar tier generale dei socialisti, di fronte a telecamere e microfoni, aggiunge che «con il primo ministro Fino an dromo a trovare Berisha, per strin gergli la mano». Una gentilezza? Un commiato, piuttosto. Ma non è detto. Il Presidente è apparso in tv e di certo non sembrava nella fonna migliore, cerne quando con un sorriso scioglieva la piazza e la gente lo invocava come un messia, mentre ora lo maledice come un satana. Ha detto: «Gli elettori albanesi hanno votato ieri in condizioni e circostanze fuori dal normale. Ma le elezioni erano l'unica strada per uscire dalla crisi». Come si dice, brevi ma sentite parole. Un ringraziamento a tutti quei Paesi che hanno aiutato ad arrivare al voto, prima fra tutti l'Italia, e un grazie «agli elettori che, a dispetto delle difficili condizioni, sono andati a votare. Ecco, voglio garantire loro che nel nome di interessi più alti, il voto e il suo esito verranno rispettati in tutto e per tutto, come rispetterò senza esitazione le mie precedenti dichiarazioni». Erano le 16 appena passate e Nano ha tirato un sospiro di sollievo, perché quelle parole gli erano parse come l'adieu del vecchio leone ferito. Ma forse si è trattato di un equivoco, forse Berisha non rinuncia, per ora, forse Nano dovrà fare ancora i conti con lui. «Gli albanesi sembra che abbiano deciso che il partito democratico stia all'opposizione, dove continuerà senza interruzione gli sforzi per il consolidamento della democrazia» ha aggiunto il Presidente. Ma la giornata a Tirana si conclude in modo inquietante: a tarda sera, due colonne di blindati della polizia hanno circon dato la zona della Presidenza, e dai giardini vicini si sono levate sparatorie fittissime. E nella notte si è saputo che il capo della polizia e viceministro dell'Interno Agim Shehu è scappato in italia, forse imitato dal capo della guardia presidenziale, Xhahit Xhaferri. Shehu si sarebbe imbarcato ieri pomeriggio alle 15 su un volo Alitalia diretto a Roma. Stretto collaboratore di Berisha, è stato più volte al centro degli attacchi dell'opposizione, come responsabile di azioni repressive nei confronti di esponenti politici non graditi al governo. Catherine Lalumière, francese, numero uno della commissione elettorale, ha commentato: «E' vero, Fatos Nano ha usato toni trionfalistici e ha snocciolato tutte quelle sue cifre. Del resto, loro hanno un sistema di informazione che corre più veloce del nostro. Per esempio, loro usano il telefono. Ma in fondo sono cifre credibili, anche se occorre aspettare». Madame appariva soddisfatta, addirittura raggiante per come si erano svolte le elezioni. ((Abbiamo inviato osservatori in tutto il territorio... Be'! Quasi in tutto il territorio», ha detto. Poi, a suo «nome personale», ha aggiunto che «gli albanesi sognano un Paese democratico, una scelta che, spero, verrà confermata. Penso al presente e penso al futuro ed è importante che gli albanesi si augurino che il loro diventi un Paese nonnaie. Sì, le elezioni possono essere considerate accettabili». Se le accetteranno tutti, lo vedremo poi. Quelli del partito democratico, ieri, non parevano disponibili e in mattinata avevano aggredito la troupe del Tg2, rubato la telecamera e picchiato il cameraman Alessandro Hielscher, 31 anni. «Rai spia dei comunisti», gridavano. E subito dopo gli energumeni hanno concesso il bis, aggredendo una troupe francese. E nel Sud'più profondo, a Saranda, sarebbero stati aggrediti tre giornalisti greci. Vincenzo Tessandori Nano con fair play «Ora bisogna creare un Paese normale» Movimenti di blindati Il capo della polizia è scappato in Italia Sali Berisha in televisione lancia il suo prodama

Luoghi citati: Albania, Italia, Roma, Scutari, Tirana