Vedremo da vicino l'asteroide Mathilde

Vedremo da vicino Vasteroide Mathilde Vedremo da vicino Vasteroide Mathilde Se non ci saranno guai dell'ultimo minuto, la sonda spaziale «Near», lanciata dalla Nasa il 17 febbraio dell'anno scorso, venerdì ci rivelerà l'aspetto di un altro asteroide, chiamato Mathilde. Sarà il terzo pianetino, dopo Gaspra e Ida, che furono avvicinati dalla navicella «Galileo» durante il suo volo verso il pianeta Giove, ad essere fotografato da vicino, mentre da terra sono state ottenute immagini radar di alcuni altri asteroidi che si avvicinano particolarmente a noi. Mathilde misura 50 per 50 per 70 chilometri: è quindi un asteroide piuttosto grande, più di Gaspra e di Ida. Ricco di carbonio, dovrebbe essere uno degli oggetti più primitivi del sistema solare. «Near» proseguirà poi la sua missione verso l'asteroide Eros, che appartiene a una delle famiglie di asteroidi la cui orbita si accosta pericolosamente a quella del nostro pianeta. Mathilde fu scoperto il 12 novembre 1885 da Jan Palisa, grande studioso di asteroidi (ne stanò ben 121), all'Osservatorio di Vienna. Fu battezzato da Lebeuf, che ne calcolò l'orbita, in omaggio alla moglie dell'astronomo Moritz Loewy. L'incontro tra «Near» e Mathilde avverrà a 330 milioni di chilometri dalla Terra, alla velocità relativa di una decina di chilometri al secondo. [p. bia.] Solare, fa pensare che Europa sia stata notevolmente «risurfacciata», ossia che materiale fluido proveniente dal suo interno abbia ricoperto la superficie preesistente, cancellando le tracce di vecchi impatti. In particolare sono due le immagini che hanno convinto buona parte degli addetti ai lavori che un sottile strato di ghiaccio galleggiante su un oceano di acqua allo stato liquido è praticamente l'unico modo per poter spiegare alcune delle caratteristiche super¬ ficiali di Europa. Nella prima sono visibili «iceberg» di dimensioni poco superiori a 10 chilometri, che assomigliano ai tasselli di un enorme «puzzle», prodottisi a causa della frammentazione dello strato di ghiaccio omogeneo preesistente. Sembrano galleggiare su un liquido o su del ghiaccio più fluido e dalla lunghezza delle ombre proiettate è stato possibile calcolare che la loro altezza non supera i 200 metri. Nell'altra immagine è visi¬ bile il dettaglio di una delle tante fratture che, come le maglie di una gigantesca rete, ricoprono buona parte della superficie di Europa. Con ogni probabilità si tratta di fenomeni dovuti all'azione delle forze mareali indotte da Giove, le quali, deformando leggermente il satellite, provocano l'insorgere di lunghe fessure sulla sua crosta ghiacciata superficiale. Una volta formatesi, da queste crepe, come accade quando rompiamo ad esempio la crosta ghiacciata di una pozzanghera, fuoriesce lentamente del materiale fluido (acqua o ghiaccio più «caldo» e quindi più duttile di quello superficiale), che esposto alla temperatura esterna di circa 120 gradi centigradi sotto lo zero, con il tempo si accumula ai bordi della frattura generando due crinali paralleli che di solito non superano l'altezza di poche centinaia di metri. Una ulteriore conferma della presenza di acqua al di sotto di una sottile crosta superfi¬ ciale proviene proprio da questa immagine, in cui all'esterno e parallelamente ai due crinali sono visibili due sottili crepe, che denunciano l'incipiente sprofondamento della nuova formazione sotto il suo peso. Proprio il fatto che la crosta superficiale non ce la faccia a sopportare una struttura così poco massiccia fa appunto pensare che questa non sia spessa più di qualche chilometro. Queste straordinarie immagini e le possibili implicazioni Nella foto qui accanto, il satellite di Giove Europa ripreso dalla sonda «Galileo» dalla distanza di 2000 chilometri: si vede un grande solco nella crosta di ghiaccio che copre, secondo la Nasa, un oceano sottostante, profondo molti chilometri derivanti dall'eventuale presenza di qualche forma di vita sotto la superficie ghiacciata di Europa hanno spinto alcuni planetologi americani a delineare i piani preliminari per due future missioni spaziali con il compito esclusivo dell'esplorazione dettagliata di questo satellite gioviano. La prima dovrebbe misurare lo spessore della crosta ghiacciata, la seconda invece effettuerebbe l'analisi della sua superficie, in modo particolare nelle aree in cui sono presenti crateri da impatto, dove con molta probabilità del materiale proveniente dall'interno potrebbe essere affiorato a causa della rottura della crosta ghiacciata. Dopo le tracce di forme di vita elementare, peraltro ancora molto dubbie, scoperte in un meteorite proveniente da Marte, adesso le immagini della sonda Galileo fanno sorgere il sospetto che anche su una delle sedici lune di Giove potrebbero essere presenti le condizioni per lo sviluppo di uno dei più misteriosi fenomeni del nostro universo. Mario Di Martino Osservatorio Astronomico di Torino IL primo volo del nuovo dirigibile «Zeppelin NT» («NT» come «nuova tecnologia»), più volte annunciato anche dalle pagine di «Tuttoscienze», avverrà nei prossimi giorni, e comunque entro giugno. Lo ha comunicato il conte Wolfgang von Zeppelin in una conferenza stampa al Palazzo Barberini di Roma, dove era stato invitato dalla Commissione italiana del dirigibile, un ente senza fini di lucro che molto ha contribuito, in campo nazionale e internazionale, allo sviluppo del dirigibile. Lo «Zeppelin NT» proseguirà i voli di collaudo in luglio e a settembre comincerà un servizio regolare di trasporto passeggeri per scopi turistici. A questo provvedere una società, appositamente costituì-

Persone citate: Barberini, Moritz Loewy

Luoghi citati: Europa, Giove Europa, Roma, Torino, Vienna