Dolce & Gabbana l'elogio dell'imperfezione di Antonella Amapane

PER MOLTI ITALIANI QUESTO E' IL CLIMA IDEALE. Milano, inaugurata la kermesse della moda maschile, in passerella anche Etro e Exté Dolce & Gabbano, l'elogio dell'imperfezione Il guardaroba è sgualcito, le giacche a un petto e mezzo MILANO DALL'INVIATO Più è sghimbescio, sgualcito e arruffatello, più piace. Parola di Dolce e Gabbana che ieri hanno inaugurato la kermesse di moda maschile facendo dell'imperfezione un trend di punta Reduci dalla guerra degli stili sublimano un guardaroba stropicciato, da recluta sopravvissuta. Annoiati del classico (che resta in produzione) mostrano il sogno di un genere sperimentale. «Chi se ne frega della solita giacca a tre bottoni. La sfilata deve nuovamente far sognare la platea proponendo le evoluzioni del vestire», dicono i due che, poco prima dello show, improvvisano un mini défilé indossando i capi più significativi. Ed ecco i blazer, cuciti a mano come la sartoria napoletana comanda, ma strapazzati in lavatrice. Con abbottonature sfalsate che loro definiscono a un petto e mezzo. I golf sembrano ballare il twist: in doppio lino si avviticchiano storti e drappeggiati al busto. Mentre le scarpe perdono i lacci e si chiudono col velcro. Soluzioni perfette per pigri e single allergici al ferro da stiro. Dopo il minimalismo che ha fatto crollare le vendite dell'abbigliamento rispunta la moda. I diktat aboliscono la cravatta. Promuovono camicie con colli da pinocchietto, Tshirt da crocerossini con ricami di pietre, bermuda da bagno gessati. E ancora Musoni militari senza stagione, in panno foderati di lino; giacchette da lavoro simili a quelle da meccanico della Magneti Marelli. Scrosciano gli applausi. Il pubblico è ridotto a trecento persone. «Siamo stufi di essere copiati, cerchiamo di ridurre i rischi. Non voghamo più comparire in tivù ai vari special di moda. Sono baracconate volgari che non riflettono l'attualità dei tempi. Il video del domani è U computer», sostengono i «D & G» che, mentre sta andando a ruba il loro secondo disco «More, More, More», sognano di inciderne uno con Madonna. Milano Collezioni ha appena preso il via e già si delineano indicazioni precise. Tese a promuovere una visione imperfetta e deformata degli abiti, specchio dei cambiamenti sociali. Altro che moda, adesso gli stilisti filosofeggiano. Sposano concetti astratti. Come Kean Etro che spiega i suoi vestiti sfumati dai colli portamonete e i golf spalmati di gesso attraverso un credo orientale: «Gh estremi si fondono come nella filosofia giapponese Fuzzy, che privilegia il piacere delle mezze misure, U brivido dell'ambiguo, la vaghezza ritrovata», dice Etro snocciolando esempi di Fuzzy quali: l'inciucio, le città multirazziali, i transessuali, Hong Kong. Non pago poi, filtra questo concetto nebuloso chiudendo in gabbia uomini dalla testa di bestia. Significato dell'oscura metamorfosi? «Dobbiamo uscire dagli schemi e ritrovare il nostro istinto, la purezza degli animali», quegli stessi umanizzati nella campagna pubblicitaria, seduti come se fosse l'ultima cena. Il traditore, per fortuna, è assente. Una bestia come il toro - a cui secondo John Richmond tutti gh uomini vogliono essere paragonati diventa simbolo di virilità con grandi corna piazzate sulle tasche dei calzoni. Li indosserà Mick Jagger in tournée. Ancora filosofie in pillole da Exté, fra guerrieri di kendo impegnati a meditare per ritrovare l'identità attraverso la pulizia delle divise blu usate nelle arti marziali. Eravate stufi di impercettibili variazioni estetiche? Eccovi accontentati. Antonella Amapane A fianco, due abiti Dolce e Gabbana della nuova collezione. A destra, i due stilisti

Persone citate: Dolce E Gabbana, Etro, Exté Dolce, John Richmond, Kean Etro, Mick Jagger, Musoni

Luoghi citati: Hong Kong, Milano