Polemiche in vista del gran finale. Forza Italia e ccd chiedono che l'accordo sul voto venga formalizzato Bicamerale oggi la resa dei conti

Polemiche in vista del gran finale. Forza Italia e ccd chiedono che l'accordo sul voto venga formalizzato Polemiche in vista del gran finale. Forza Italia e ccd chiedono che l'accordo sul voto venga formalizzato Bicamerale, oggi la resa dei conti Capo dello Stato e legge elettorale gli ultimi scogli ROMA. A poche ore dal voto conclusivo della Bicamerale, una diffusa diffidenza verso il pds e il suo segretario D'Alema lasciano ancora qualche incertezza sull'esito finale. Restano ancora aperte due questioni formalizzazione dell'intesa sulla legge elettorale e poteri del Capo dello Stato - ma dopo sei mesi di trattative e dopo la decisiva cena in casa Letta è difficile che il castello crolli proprio all'ultimo minuto. Certo, i toni dell'ultima ora appaiono accesi e la sorpresa è il clima di esplicita diffidenza che circonda Massimo D'Alema. Se ne fa interprete, tra gli altri, il presidente dei deputati di Forza Italia Beppe Pisanu, che fa proprie le richieste di chi chiede che l'accordo sulla legge elettorale sia messo nero su bianco. «In Bicamerale si deve votare un ordine del giorno - dice Pisanu - facendo i debiti scongiuri e rafforzando il documento con garanzie politiche supplementari». A cosa allude Pisanu, quando parla di scongiuri? E' lui a spiegarsi meglio: «C'è un precedente: l'ordine del giorno sul finanziamento illecito dei partiti, che è stato sconfessato la settimana scorsa proprio da coloro che lo avevano proposto con più convinzione. Tra questi, primo fra tutti, D'Alema». Certo, una crisi della Bicamerale in «zona Cesarmi» appare estremamente improbabile, eppure le due questioni ancora irrisolte sono entrambe di prima grandezza, a ben guardare sono i due principali nodi politici che hanno paralizzato i partiti per mesi interi. Il primo nodo riguarda la legge elettorale, questione che non appartiene alle competenze della commissione Bicamerale, ma che è sempre stata la premessa di ogni altro accordo. E infatti la Bicamerale è rimasta appesa ad un filo fino a quando, in casa Letta, non è stato individuato un compromesso digeribile per tutti sulla legge elettorale. Ma proprio perché la Bicamerale non ha competenza sulla legge elettorale, chi è maggiormente soddisfatto dell'accordo informale (ma decisivo per sbloccare tutto) chiede una formalizzazione attraverso il voto di un ordine del giorno in Bicamerale. E se Pisanu, invocando «garanzie politiche supplementari», allude alla sottoscrizione di un documento da parte dei principali leader di partito, il segretario del ppi Franco Marini indica la strada più probabile: «Un ordine del giorno firmato dai capi- gruppo che resterà agli atti dei lavori della commissione». E così, se da una parte, è vero che un trauma in extremis appare irrealistico, è anche vero che da parte del pds, da 48 ore a questa parte, non arrivano segnali a chi chiede assicurazioni. E anzi l'unico a parlare - l'onorevole Antonio Soda - dice l'esatto contrario: «Non c'è tempo per votare un ordine del giorno». E allora ecco fiorire le possibili ritorsioni. Dice il presidente del ccd Clemente Mastella: «Senza un rapido accordo sulla legge elettorale, in Parlamento si dovranno riscrivere cose alle quali abbiamo dato il nostro apporto, anche quando non ne condividevamo fino in fondo l'impostazione». Come dire: se la Bicamerale non si concluderà con un documento che recepisca l'accordo sulla legge elettorale, c'è da attendersi rappresaglie in autunno. Ancora più esplicito Marco Follini, sempre del ccd: «Se si nasconde sotto il tavolo la legge elettorale, vuol dire che si sta mettendo a rischio anche il resto del lavoro sulle riforme». C'è polemica anche sui poteri di scioglimento del Capo dello Stato. In Bicamerale, secondo alcuni esponenti di Fi - Calderisi e Rebuffa - era stato raggiunto un accordo con D'Alema e col relatore Salvi in base al quale il Presidente, non appena eletto, ha la facoltà di sciogliere le Camere. Un accordo da rendere esplicito in sede di redazione finale del testo. Ma ora il vicepresidente dei deputati di Forza Italia Giorgio Rebuffa dice che «si stanno cambiando le carte in tavola», «è gravissimo quel che sta accadendo in queste ore», visto che in sede di redazione dei testi finali, si farebbe finta di dimenticare «che l'accordo era per un Presidente con chiari poteri di scioglimento». La palla ora è a Massimo D'Alema, che oggi nell'ultima seduta della Bicamerale, cercherà di sciogliere gli ultimi nodi irrisolti. [f. m.] I «CINQUE PUNTI» CAPO DELLO STATO. Eletto direttamente, deve avere almeno 40 anni. Dura in carica 6 anni ed è rieleggibile una sola volta. Le Camere non possono essere sciolte nell'ultimo semestre del suo mandato. E' in suo potere (tra gli altri) presiedere il Consiglio supremo per la politica estera e la difesa. Il dibattito resta aperto. PARLAMENTO. La nuova Camera avrà 400 deputati eleggibili a 21 anni e dura in carica 5 anni. I deputati sono eletti con un sistema elettorale a doppio turno (ancora da definire). Il numero dei senatori viene abbassato a 200. Referendum: sale a 800 mila il numero delle firme necessarie per richiederlo con parere preventivo della Corte costituzionale. HGIUSTIZIA. Giudici e pm sono soggetti solo alla legge, l'accesso in magistratura avviene attraverso un concorso pubblico. Il passaggio da una funzione i i all'altra avviene con un concorso interno. Il Csm è diviso in due sezioni: giudici ordinari e pm. L'azione penale è obbligatoria. I cittadini possono presentare direttamente ricorso alla Corte costituzionale. EUROPA. La Bicamerale ha stabilito le modalità di partecipazione dell'Italia all'Ue. Gli orientamenti dello Stato vengono definiti in accordo con gli enti locali, anche se le Regioni sono tenute a rispettare le indicazioni comunitarie. FORMA DI STATO. Regioni e enti locali vengono dotati di autonomia finanziaria e tributaria. I privati potranno partecipare alla gestione di iniziative pubbliche. Nell'ambito del Senato verrà istituita una commissione mista composta da senatori, presidenti delle Regioni e rappresentanti degli altri enti locali. il presidente della Bicamerale Massimo D'Alema

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