Rullano i tamburi padani La tribù celtica resiste al diluvio di Ugo Bertone

Rullano i tamburi padani Rullano i tamburi padani La tribù celtica resiste al diluvio IL POPOLO DI UMBERTO SPONTIDA OTTO l'acqua che viene giù, immersi in un fango che sale sempre più sù. Eccoli i 15-20 mila fedelissimi di Pontida, arrivati da tutto 0 Nord nonostante i richiami della Protezione Civile e il rischio alluvione. Bossi, radioso, li benedice così: «Bravi, qui a Pontida si viene in pellegrinaggio, mica quando uno vuole». E quell'acqua, tutto sommato, non gli deve dispiacere tanto che, novità quasi assoluta, si concede un bacio a Manuela, la moglie, davanti ai fotografi. «E ricordatevi del bosco di Talamona» grida dal palco. Cioè? «La cavalleria celta, 65 mila persone, attaccò e battè i romani di Cesare, 230 nula romani che poi prevalsero, solo perché veneti, lombardi e torinesi erano divisi». Strana ricostruzione, ma che importa agli eletti di Pontida? «Con gente come voi - tuona dal palco Roberto Maroni - non potremo perdere mai». E giù un gran rullare di tamburi e sventolio di bandiere. Bravo Maroni, perché questa gente proprio dev'essere scaldata. Lassù, sulla collina che fronteggia il prato (meglio dire la fanghiglia, un metro di melma buona) della cara Pontida, stanno i fedelissimi, a centinaia. Imperterriti, dalle nove del mattino, sotto la pioggia (a tratti un nubifragio), senza nemmeno la protezione di un albero. Sono i «celti di Merate», i «fedelissimi di Verbama», i duri di Collegllano. Lo striscione più grande suona così: «Varès dice: Italia .uori dai e...». Follie? Folclore? Forse, ma quale forza politica è in grado di radunare, magari a distanza di centinaia di chilometri, 15-20 mila fedelissimi sotto una pioggia da Apocalisse? E quei 1520 mila stanno per i 30 mila e più che hanno lavorato gratis per il referendum e per un elettorato che sembra resistere a insuccessi e divisioni. Sembra passato un secolo, ad esempio, ma solo un anno fa Irene Pivetti, di verde vestita, saliva la collina per «salutare i ragazzi di Varese, quelli che hanno lavorato con me per le elezioni». Chissà come l'accoglierebbero oggi, quei ragazzi. Sul bancone delle «facce di bronzo», premio organizzato da Benito Scaburri, commerciante in pensione di Chiuduno provincia di Bergamo, il volto della Pivetti campeggia in prima fila. «Figlia della Lupa di Roma - recita la scritta -1 voltagabbana non fanno mai carriera». Gli altri busti? L'«Hit parade» prevede Papalia, il pm di Verona che si è mosso contro la Lega, Antonio Di Pietro, Prodi, Pacini Battaglia e, chissà perché, Carlo De Benedetti. E' un'avanguardia «chiusa», quella della Lega, nel senso che trae le sue soddisfazioni e i suoi stimoli al proprio interno e sa alimentarsi della sua simbologia e delle sue feste. Ce n'è per tutti i gusti: la festa del mare, con immersione a San Fruttuoso, il prossimo 27 luglio; le Prime Olimpiadi Padane, a metà settembre, inaugurate dalla maratona del 14 settembre, partenza (ovviamente) da Venezia. Per gli intellettuali, data di scadenza del concorso il 31 agosto, c'è la possi- bilità di partecipare al Trofeo «Poesia Dialettale» (obbligatoria «l'annessa traduzione in italiano»); da non trascurare, inoltre, l'iscrizione ad «Arte-Nord», che apre le porte a chi «ha a cuore le sorti della cultura». Sotto il diluvio di Pontida, insomma, è più evidente la filosofia degli ultràs padani, infiltrati nel grande mare della protesta. E' un villaggio indiano, con i suoi fetic- ci e i suoi tabù che Bossi sa eccitare e frenare con gran maestria. Poco importa che parli il rappresentante della «Ligue de Savoie» o che prenda la parola Diodato Calvo, paladino solitario di «Ro¬ ma libera» («e mi hanno applaudito bene» esulta). La dimensione vera è quella della festa, dentro l'accampamento «sacro». Difficile individuare la «dogana padana» in mezzo al fango di Pontida, ma le sei tende da cambio lavorano che è un piacere. Per 20 mila lire si può ricevere un'egual quantità di scudi padani (non è passata la tesi della parità con il marco tede- sco, meglio evitar confusioni alla cassa) con l'effigie di Umberto e, sul retro, i monumenti più famosi del Nord, da Superga alle Torri degli Asinelli. Funziona il cambio? «Non siamo tenuti a esser precisi con i giornali» replica secca una bionda cassiera ma poi precisa: «Sì incassiamo milioni, almeno tre, solo noi». Ed era solo mezzogiorno in uno dei sei banchi di cambio. L'incasso finale? Facile azzardare qualche decina di milioni, a conferma che i militanti della Lega non si tirano indietro sui prati di Pontida... Sotto la pioggia vanno a ruba le copie della «Padania», una tiratura speciale di 15 mila copia e le ultime novità approvate dal consiglio federale: le polo verdi a 25 mila scudi, la linea cosmetica «Brezza del Nord» in rigoroso verde smeraldo: deodorante, latte detergente e la crema «per le mani che lavorano». Ma la fantasia della tribù va assai più in là. Da Torino arriva il libretto d'assegni intestato alla «banca Irpef», ovvero V«Istituto Rapina Persone Fisiche», con annessa «girata (di palle)». Da Pesaro («terra padana» assicurano allo stand) si vende la polenta celta con tartufo. Eppoi un gran bazar di cerate (15 mila scudi), golf (35 mila), e offerta di prodotti alimentari da parte degli agricoltori all'insegna dello slogan: <da mucca padana abbandona i maiali di Roma». Ma "la grande sorpresa, difficoltà (e brevetti) permettendo, è in arrivo per il prossimo settembre: il «Tamagotchi padano», libera imitazione del gioco giapponese che spopola tra i più giovani... «Ottima idea - spiega Bruno Caparmi, imprenditore in Valtellina, mente strategica delle iniziative hnprenditoriali del Carroccio - Cercheremo di far qualcosa di originale. Un bambino celto, per esempio...». Ugo Bertone Leghisti a Pontida: migliaia sotto la pioggia battente