Taiwan non s'arrende alla «Grande Sorella»
Sgarbi e ripicche fra britannici e cinesi per le celebrazioni comuni mentre arriva il presidente Jiang Zemin Il governatore Patten piange nella cattedrale Sgarbi e ripicche fra britannici e cinesi per le celebrazioni comuni mentre arriva il presidente Jiang Zemin Il governatore Patten piange nella cattedrale Taiwan non s'arrende alla «Grande Sorella» milioni all'anno) vengono dirottate via un Paese terzo. Malgrado queste complicazioni, oltre un milione e mezzo di taiwanesi sono andati in Cina l'anno scorso, l'interscambio tra i due Paesi si sviluppa al ritmo di 20 miliardi di dollari all'anno, e gli uomini d'affari taiwanesi hanno investito negli ultimi sette anni, da quando si è un po' placato il clima da guerra fredda, oltre 30 miliardi <h dollari in Cina. Le ragioni di tale interessamento sono evidenti: un costo del lavoro di un decimo e della terra di un centesimo rispetto a Taiwan. Il governo di Taipei tollera malvolentieri questi traffici che in gran parte sfuggono al suo controllo perché teme che determinino un'eccessiva dipendenza Sir Henry Pottinger dall'economia di Pechino. Il «business» spinge invece per eliminare l'ostacolo della triangolazione che comporta un inutile costo di 2 miliardi di dollari all'anno. Anche la Cina è favorevole a contatti diretti, per attirare l'isola nella sua orbita anche attraverso legami economici, ma Taiwan esige come contropartita una sua esplicita rinuncia all'uso della forza, ed il riconoscimento di pari dignità politica. Il che per Pechino significa l'impossibile. L'importanza di Hong Kong, quindi, rimane cruciale per questo Paese, c malgrado non ci siano state assicurazioni formali da parte della Cina, qui sono abbastanza fiduciosi che tutto continuerà come prima perché, dicono, è nell'interesse della Cina favorire questi contatti e dimostrare una gestione responsabile e stabile dell'ex territorio britannico. Alcuni sono meno ottimisti e temono che la transizione a Hong Kong non possa svolgersi senza intoppi: «E' come buttare un delicato piatto di porcellana sotto i piedi di un Mao elefante», sostengono. Altri ancora non escludono, se a Taiwan si rafforzasse la tendenza all'indipendenza, l'uso della forza da parte di Pechino. Ed è in questo ultimo scenario che il ruolo di Quemoy, distante 200 chilometri da Taiwan e 2 dalla Cina, diventerebbe determinante. Crii ha visto Quemoy trent'anni fa oggi non la riconoscerebbe. Allora ci si poteva arrivare solo con aerei militari che seguivano rotte zigzaganti per evitare i radar nemici, e per un giornalista straniero non era facile trovarvi posto. Era un'isola occupata e governata dai militari che a turno emergevano da gallerie chilometriche scavate nella roccia di granito. C'era anche un reparto specializzato di sommozzatori che si esercitavano a sbarcare clandestinamente sulla terraferma. Chi di loro riusciva a rientrare con l'orecchio mozzo di un soldato nemico riceveva un premio. Di civile c'era solo una distilleria che trasformava il sorgo fermentato in grappa: assaggiandola dimostrava tutti i suoi 65 gradi. Da un bunker seminascosto sottoterra potenti altoparlanti riversavano sulla costa vicina massicce dosi di propaganda e per rafforzarne l'impatto da una postazione vicina venivano lanciati palloncini che sorretti dal vento che spira sempre verso la terraferma vi deponevano J J Mao Zedong volantini, caramelle e penne a sfera. Erano i tempi della guerra fredda e Quemoy meritava a pieno titolo la definizione che ne aveva dato Chiang Kai-Shek, di «coltello nelle costole della Cina comunista». Da allora, nello stretto che divide l'isola dal continente c'è sempre stata tensione e a più riprese gli Stati Uniti hanno inviato le loro unità navali per mostrare la bandiera, per scoraggiare l'aggressività di Pechino. Oggi Quemoy è collegata a Taipei da quotidiani voli di linea carichi di turisti che si disperdono sulle poche spiagge che già sono state sminate. Sul promontorio più vicino alla costa, la montagna del Cavallo, possono provare l'emozione di scrutare, con i can- i di ll cato piatto di porcellana sotto i piedi di un nocchiali a gettone, la Cina comunista. Nelle giornate più limpide riescono a scorgere dall'altra parte turisti come loro, che incollati a cannocchiali come i loro osservano Quemoy. Anche se il clima è radicalmente cambiato, i soldati sono sempre lì, ma confusi fra la folla. Erano 60 mila, oggi dicono che siano ridotti a metà, ma con armi almeno due volte più potenti e precise. In questi giorni, in coincidenza con la transizione a Hong Kong, sono in stato di preallarme. Tutti sanno che se la grande Cina decidesse di tentare l'avventura, di completare con la forza la riunificazione di quello che considera il suo territorio, sarebbe proprio qui il primo terreno di scontro. JasGawronski 1840-42 Guerra dell'oppio: i britannici strappano Hong Kong olla Cina - Pechino riconosce l'occupazione britannica di Hong Kong 1843 (26 qiuqno Hong Kong è proclamata colonia della Corona. Sir Henry Pottinger ne diventa il Seconda guerra dell'oppio imi La Convenzione di Pechino trasferisce alla Gran Bretagna la penisola di Kowloon prospiciente Hong Kong la Cina concede in affitto a Londra per 99 La Rivoluzione rovescia la dinastia imperiale cinese dei Qìng 1941-45 Occupazione militare giapponese di Hong Konc Mao Zedong proclama la Repubblica Cina e Gran Bretagna allacciano relazioni diplomatiche vsEmmmmmmmmmtm
Persone citate: Chiang Kai-shek, Henry Pottinger, Jiang Zemin, Mao, Mao Zedong, Patten, Sgarbi
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