«Cercava di scappare ma il fango l'ha ucciso»

«Cercava di scappare ma il fango l'ha ucciso» I FRONTI DELL' EMERGENZA «Cercava di scappare ma il fango l'ha ucciso» LA LUNGA NOTTE DI PAURA COMO DAL NOSTRO INVIATO «Una volta erano solo temporali d'estate, adesso sono incontenibili calamità: ogni volta morti, feriti, paesi devastati. Lei ce l'ha un perché?». No, non ce l'ha nessuno un perché nella piccola Varenna, cento case distese su quei briciolo di piano che corre lungo il lago e poi ancora su, lungo la strada che sale a Perledo, disegnando una montagna che è una perla, ed anche un importante parco naturale. Quella risposta l'anziano Toni, che una volta faceva il pescatore e che ora «lavora con i turisti, perché aumentano ogni estate, al contrario dei pesci», la sta cercando da molte ore. Per capire quanto è successo, e per la paura che possa accadere ancora, in questo sabato notte che sembra una replica di una storia vissuta appena 24 ore prima. Qui è appena passata la morte: a Bellano una frana si è portata via una casa, con dentro Giuseppe Rusconi, 57 anni, agricoltore in pensione, che non era certo l'ultimo arrivato. «Ha visto il torrente d'acqua che scendeva dalla montagna - racconta la cugina Andreina, anche lei scampata chissà come alla morte -, ha capito che dalla porta non sarebbe potuto uscire ed allora si è calato dalla finestra, con una corda. Ma proprio in quel momento è arrivato il fango, che se l'è portato via». C'è sgomento negli occhi di questa gente, che è abituata a considerare l'acqua ed il lago elementi famigliari, da rispettare perché destinati a segnare sempre, in modi diversi, il loro destino. C'è anche incredulità, ma è difficile leggere disperazione. Forse perché c'è fede. Come testimonia la famiglia Denti, lui Emanuele e lei Maria Grazia, 40 e 36 anni, entrambi dipendenti della Icam di Lecco, quella del cioccolato, con due figli maschi, sui 12 anni. Pregano tutti, in una cappellina dedicata alla Madonna, in località Pianca di Varenna. Pregano e ringraziano: la loro villetta è in piedi per miracolo. Due torrenti l'hanno sfiorata, devastando orto e giardino, portandosi via la roulotte e sbattendo giù, in una roggia, l'Alfa Romeo Gtv, l'auto a cui tutti tenevano un sacco. L'acqua ha persino svuotato lo scantinato, ma la casa è rimasta lì, solida sulle fondamenta. Chissà come? Il capofamiglia una spiegazione ce l'ha: sta in quel rosario, in quelle Ave Marie, sta anche in quel cartello, appeso all'albero davanti al cancello, «Dio ci vede sempre». Messo lì per spaventare i ladri di ortaggi, stanotte ha un significato diverso. Varenna, Bellano, poi Lezzeno, sull'altra sponda del lago, dove il fango ha ucciso Rino Sessi, 74 anni, milanese in vacanza, travolto insieme all'auto, che cercava di salvare. Un lutto che tutto il paese porta dentro come suo, perché quell'uomo venuto a cercare la quiete proprio lì, in quelle case, era considerato uno del posto. Come capita spesso lungo questa costa, dove la gente ha imparato a pensare al turista come ad una persona affratellata dall'amore per le medesime cose. Così diventa una perdita importante anche un pontile come quello di Faggetto Lario, due passi a nord di Como, appena dopo Torno. Qui per anni l'amministrazione comunale aveva lottato per riavere il suo imbarcadero: l'anno scorso s'erano visti i fondi e, grazie all'opera dei volontari del paese, la struttura era stata costruita in pochi mesi. «Quest'anno dovevano arrivare i turisti - spiega Giambattista Minaglia, il sindaco - e tutto lasciava presagire che sarebbero stati tanti». Invece, come una beffa, proprio a fine giugno, ecco la piena del torrente Cairo, con quella massa di detriti finita di colpo nel lago, a distruggere il pontile. Poi Como dove il sabato notte scorre fra paure, contraddizioni, polemiche. Con piazza Cavour a fare da palcoscenico dello spettacolo: una piazza di grande bellezza quando è asciutta, ma capace di diventare incantevole quando il lago arriva a prendersela, piano piano. Con gli addetti del Ccomune e i receptionist degli alberghi (un «quattro stelle» si chiama Barchetta, e forse non è un caso) a correre, per attrezzare e rendere stabili quelle passerelle che ricordano tanto Venezia. Poi via al grande Barnum della notte con le famiglie milanesi in visita sino a mezzanotte, seguite dai discotecari sulla strada dei locali, poi da quella esigua ma raffinata schiera di comaschi che non si perderebbero mai un angolo incantato della propria città. Poi - ma siamo già alle 4 - ecco il ritorno dei ragazzi appena usciti dalle discoteche, pronti a cimentarsi in impagabili passeggiate sul lastricato della piazza, poco importa se coperto da mezzo metro d'acqua sudicia. A «fare il bagno» sono in tanti: ragazzi in slip dopo aver lasciato i jeans sulle panchine, ragazze aiutate da minigonne alte sulle ginocchia e quindi anche sull'acqua. Intanto smette di piovere, comincia il deflusso, l'allarme sembra rientrare. Inizia ad albeggiare e là dietro il monte Boletto si intravede persino il chiarore del sole. Diventa così facile per il vivace portiere di notte del Palace Hotel spiegare che insomma, non era proprio il caso di provocare tanto allarme. «Ma lo sa che la Protezione Civile ha fatto sapere a tutti di salire al primo piano della case e di restare tappati in casa, rinunciando alle scampagnate?». Sì, lo sanno tutti a Como. «Quel che non sa di sicuro è che deve essere stato Prodi. Un ottimo sistema per tenerci lontani da Pontida, dove oggi c'è il Bossi. Senza pioggia e senza allarmi saremmo andati in tanti». Ma la tesi dell'allarmismo politico dura sino alle 9, quando ricomincia a piovere, quando il lago torna a salire, quando torna l'angoscia nei cento paesetti attraversati da torrenti che ridiventano fiumi. Così al bar Touring, a due passi da piazza Cavour, c'è ressa intorno al «signor Adriano», il meteorologo più ascoltato di Como. Disegnatore tessile con l'hobby del cielo, Adriano Santoni aveva previsto ed anticipato a tanti quella che chiama «esondazione intuibile». A provocarla «la siccità primaverile, poi il caldo anticipato, che ha lentamente innescato una sorta di bomba ad orologeria: logico che sarebbe finita con l'esplodere». L'Adriano ha anche idee molto precise sul futuro: «Lunedì acque e sole, martedì variabile, poi schiarite ma situazione incerta per sette settimane. Alta pressione solo da Ferragosto, poi tempo stabile e forse un dolcissimo settembre». Il cielo resta imbronciato e l'acqua è ancora in piazza, ma così si può essere ottimisti. E il lago fa meno paura. Angelo Conti «Contro le nostre case si è scatenata la furia dei torrenti» Molti hanno sfidato il pericolo per vedere l'arrivo dell'acqua alta A lato un allagamento nella zona di Lecco e un'immagine di Como dove è tracimato il lago L'acqua ha raggiunto piazza Cavour il lungolago è chiuso al traffico Sopra molti paesi sono isolati case sono state evacuate a causa delle numerose frane A lato fiumi in piena in tutta la Lombardia