Valona rivincita o guerra Voci di boicottaggio dei berishiani di Giuseppe Zaccaria

Valona, rivincita o guerra Valona, rivincita o guerra Voci di boicottaggio dei berishiani VALONA DAL NOSTRO INVIATO Qualche auto che spande sbuffi di gasolio, qualche cane che trotterella negli spazi d'ombra, poca gente in giro. Saluti da Valona, epicentro della rivolta, polverosa plaga del nulla. Oggi si vota per sapere se la città ha vinto o se dovrà combattere sul serio, l'atmosfera è quella silenziosa e segreta di un villaggio centroamericano, aria stagnante come nei luoghi in cui cova l'eruzione. Ed eruzione sarà, poiché gli ultimi sussurri già dicono che il partito democratico di Sali Berisha vuol boicottare le operazioni. «Non credo accadrà, ma se mai dovessero farcela ci costringerebbero a salire sulle montagne e a prendere Tirana con le armi...». La gara a chi la spara più grossa smuove appena l'atmosfera immobile del cessate-il-fuoco deciso dalle bande dei tagliamole. Dopo i proclami del capobanda Zani, adesso minacciare una guerra civile tocca a Frek Cupi, candidato al Parlamento per l'Alleanza Democratica. Un ex pupillo di Berisha che si è dissociato in tempo e adesso se non altro ha il merito di farsi vedere in giro, sia pure scortato da un guardaspalle che pare uscito da un film satirico sui guardaspalle. Il rischio che da pessima la situazione si trasformi in terribile comunque esiste, e va tenuto.presente. Oggi accadrà che in molti seggi gli uomini del Presidente non si presenteranno, formalmente perché hanno paura, in realtà perché pensano di invalidare preventivamente una consultazione che qui li vede già perdenti. I loro candidati sono a Tirana o addirittura all'estero. La resa dei conti è solo rinviata, dunque, lo stato d'animo di chi vive a Valona e ancora tiene per Berisha è quello di chi si muove su un filo facendo attenzione a non farlo dondolare troppo. Ascoltate il prof. Agron Shegu, del partito del Presidente. E' vicesindaco della città e capo del comitato elettorale, e adesso sta dicendo al Tg3: «Tutto andrà a perfezione, la propaganda elettorale si è svolta regolarmente». Un attimo dopo, appena spento il microfono si rivolge a noi e continua: «Certo, le intimidazioni ci sono state, la gente non è sicura, i nostri sono spaventati...». Non siamo dinanzi a un caso di schizofrenia, ma ad un esempio di accorta gestione dei «media». Shegu ha capito che qui l'informazione marcia in un senso solo, che adesso nella Valona uscita di casa dalle 8 alle 10 del mattino (il tempo di rifornirsi al mercato, salutare gli amici e rinserrarsi di nuovo) la gente vive attaccata alla tv, e quel che trasmettono le tv italiane sostituisce Parlamento e Stato, magistratura e polizia, finendo con l'incarnare l'Autorità assoluta. Oggi, se perderà come perderà, ai leader della Valona rivoluzionaria e trafficante il professore dirà: «Vi ho definiti dei veri democratici». Se sul piano nazionale Berisha dovesse spuntarla, lui affida ai giornali il messaggio concreto, contando sul fatto che sull'Adriatico centroamericano gli uffici stampa ancora non funzionano a pieno regime. E' un incrocio di rappresentazioni cui partecipano tutti. Dopo Zani, ieri è toccato al rivale Thejani usa- re i soliti sistemi: incontro con le telecamere alla vecchia salina, iconografia adeguata (baschi, cicatrici, tatuaggi, lucchetti fatti saltare a colpi di mitra) e gran finale alla Robin Hood, con abituale concerto di mitra e sentenze tipn «o me o lui». Valona farebbe volentieri a meno di entrambi, se solo intravedesse una via d'uscita, ma è troppo facile prevedere che questa via sarà lunga e tortuosa. Adesso, per esempio, nella scuola per infermieri dove lavora il comitato elettorale, uomini di tutti i partiti spulciano le liste dandosi una parvenza di serietà. «Registriamo gli ultimi elettori, quelli appena rientrati dall'estero», spiegano: scnonché le cifre già cominciano a ballare. «Gli iscritti al voto sono circa 55 mila in città e 57 mila nel circondario», dicono. L'Osce ne aveva contati 14 mila in meno. Le schede sono giunte l'altra notte al porto, mentre nella baia immobile si spandeva per chilometri il ritmo di una «techno-dance». Colpa, dicono, dei marinai ubriachi di una nave russa giunta con un carico di birra. Adesso, ecco un primo quantitativo di moduli emergere dal bagagliaio di una vecclùa Croma. Sono «alcune migliaia». Quante? «Diverse migliaia». Ma esattamente? «Migliaia». Riguardano i seggi 104,105 e 106, quelli più centrali. Eppure al 106, collocato nella vecchia sede del «comitato di salvezza», gli elenchi erano affissi e gli elettori risultavano in tutto 696. Avanti, Valona, la tua rivolta partorirà miracoli. «Il solo miracolo che aspetto - diceva ieri l'aspirante deputato Cupi - sta nella rottura di un rapporto perverso. Da una parte c'è Berisha, dall'altra l'Albania: è ora che questi destini si dividano». Lo si scoprirà tra poche ore, se Berisha vince le bande di Valona si uniranno contro di lui, se perde continueranno a sparare ciascuna per proprio conto. E se poi bisognerà rifarsi una reputazione, nessun problema. Ieri la città si è rifornita grazie ad una partita di polli immessa sul mercato a poche lire. Li distribuisce Xaferri, uno degli ex santoni delle finanziarie fallite. Giuseppe Zaccaria

Luoghi citati: Albania, Frek Cupi, Tirana