Ruggiero; Stato più efficiente

Ruggiero; Stato più efficiente Ruggiero; Stato più efficiente «Non è una mucca da mungere» stione della riforma dello Stato sociale? «Sì, ma sarebbe riduttivo limitarci a discutere sullo Stato sociale o sulle pensioni. Intendiamoci, una revisione del Welfare ci vuole. E non ho alcun dubbio che ci sarà, perché ormai è un concetto accettato anche nel nostro Paese e un po' dappertutto in Europa. L'Italia, al solito, è un Paese che sa reagire nel modo giusto. Ma non basta». E che ci vuole? Una rivoluzione culturale? «E' giusto che si rifletta mi po' su tutto: la scuola, la formazione, le imprese. La realtà, signori, è che il mondo cambia e che anche noi dobbiamo cambiare. A partire dalla struttura e dai costi dello Stato.» Ma quali devono essere le direzioni del cambiamento? «Posso rispondere con una frase che Blair ha rivolto a Clinton. Noi apparteniamo, ha detto, ad una generazione politica che ha capito che le leve dell'istruzione, della formazione e del controllo delle tecnologie sono ormai gli elementi essenziali del progresso economico e delle soddisfazioni personali. Ecco, questo è il quadro in cui deve muoversi l'azione politica». La bussola dei valori, insomma, cambia... «Certo, i vecchi riferimenti del dibattito tra intervento pubblico nell'economia e sfera privata sono ormai superati. E il Welfare State non può sottrarsi a questa verifica: si deve passare da una politica dell'assistenza ad una della riqualificazio¬ ne professionale». Basta con la vecchia cassa integrazione. 0 no? «Sicuro, gli ammortizzatori sociali non devono più essere un semplice sostegno al reddito ma trasformarsi in uno strumento di riqualificazione. Tutto deve transitare dallo spirito deU'ass^tenzialismp a..quello della formazione professionale. Occorre concentrare gli sforzi sul fronte degli stimoli, degli incentivi per aiutare la gente a cercare nuovi mestieri, a inventarsi nuovi lavori». Una ricetta che funziona? «Non dimentichiamo che in molti Paesi, anche in Europa, politiche di questo genere hanno ridotto il tasso di disoccupazione. E non si è abolito, attenzione, il Welfare State, ma lo si è adeguato alle nuove esigenze. Non vi è nulla di peggio che mortificare le energie individuali limitandosi a fornire assistenza al reddito». Ma è possibile applicare all'Italia il modello americano? C'è un problema di coesione socia. le... «Certo, e non va trascurato. Sottolineo, anzi, che anche nella stampa anglosassone, dopo Denver, c'è stata una forte riflessione al proposito. Non abbiamo trovato il Paradiso, ha detto Clinton. Ciascuno ha la sua storia e non si possono rigettare i modelli sociali che si sono consolidati nel tempo. Ma c'è una lezione che non può esser trascurata o, peggio, censurata». E quale? «Se da noi prevale la preoccupazione della coesione sociale, laggiù ne¬ gli Usa si creano milioni di posti di lavoro e si tratta, in una percentuale rilevante, di posti di lavoro con salari superiori alla media». E' più . grave, per l'Italia, il problema delle pensioni o quello della scuola? Lei ha chiesto più spazio per i quarantenni... «Sì, credo che oggi in Italia ci sia una generazione molto competitiva che merita di aver più spazio. Questo, ovviamente, non c'entra con le pensioni. La riforma si farà senz'altro, non tocca a me dire come. Né so come si può cambiar la scuola. Ma se vogliamo restare nel gruppo dei Paesi di testa occorre una scuola più meritocratica. Oggi subiamo la concorrenza dei Paesi emergenti, anche degli africani». Quanto pesa la mancanza di flessibilità del lavoro e la rigidità dello Stato sociale sull'economia italiana? Un conto preciso è difficile. Ma nella classifica per competitività il nostro Paese è al 39° posto. E nella graduatoria sulla libertà economica l'Italia figura trentatreesima...» Ugo Bertone In alto il presidente del Consiglio Romano Prodi Qui sopra Renato Ruggiero direttore generale del Wto ieri era all'assemblea annuale degli industriali di Modena Per Diego Della Valle «è meglio di niente. Auspichiamo che presto Fazio possa fare un altro sforzo. E' un segnale per i mercati, un buon segnale, ma auspichiamo e crediamo che si possa fare di più. Il governatore ha ritenuto adesso di fare un piccolo passo, speriamo che fra qualche mese ne faccia un altro». BERTINOTTI Della Valle «E adesso, l'occupazione» Fausto Bertinotti giudica «un atto dovuto» il calo di mezzo punto del tasso di sconto. «E' una misura dovuta per una economia che dal punto di vista delle grandezze macroeconomiche va bene. Ma è la disoccupazione che va, male. Tutto quello che in qualche misura contribuisce'a produrre fattori di crescita, e questo può determinarlo, è bene». Bertinotti, parlando del braccio di ferro tra governo e Bankitalia, rileva che la Banca centrale ((ha deciso di muoversi su dati di riscontro propri. Bankitalia è stata prudentissima». CIPOLLETTA «Tagliare la spesa» «Finalmente. E' una decisione che aspettavamo da qualche tempo»: è il commento di Cipolletta, che si è poi augurato che «la decisione non sia isolata e che il costo del denaro possa ancora scendere e per questo è importante che venga ridotta la spesa pubblica evitando nel '98 un nuovo disavanzo». MARTINO «Non risolve iproblemi» «Questa riduzione non risolve i problemi perché il risparmio sugli interessi della spesa sarà di entità minima»: è questo il commento dell'ex ministro di Forza Italia Antonio Martino alla notizia della riduzione del tasso di sconto di mezzo punto. «Il governo pensa di poter risolvere le questioni con la politica dei tassi - ha aggiunto ancora Martino - ma in realtà ciò è un'illusione perché tali politiche incidono pochissimo sul problema della riduzione della spesa che rimane la questione centrale per il risanamento». «Ma noi rispetteremo i criteri» I dati sul Pil: in frenata anche i partner comunitari. Irlanda in testa con l'8,4%

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