Billè attacca: rischiamo di finire in mani straniere

Bilie attacca: rischiamo di finire in mani straniere Bilie attacca: rischiamo di finire in mani straniere ROMA. «L'azienda Italia rischia di diventare una colonia, di essere tutta mangiata dal capitale straniero»: l'allarme è stato lanciato ieri con forza dal presidente della Confcommercio Sergio Bilie all'assemblea annuale svoltasi al Palazzo dei congressi dell'Eur in una autentica atmosfera da stadio. Raffiche di applausi e slogan hanno ripetutamente interrotto la relazione del presidente in coincidenza con le sue battute più colorite, mentre dei sei ministri presenti solo Visco (Finanze) ha raccolto qualche bordata di fischi, ma per nulla turbato ha «snobbato» la parte sovraeccitata della platea. «Si tratta solo di truppe cammellate», ha commentato con un sorriso, ma poi in una nota ufficiale ha voluto esprimere apprezzamento per il discorso del presidente «sostanzialmente equilibrato e, nonostante alcuni accenti critici, consapevole della necessità di stabilire un rapporto di collaborazione con l'attività di governo, a cominciare da quella sul fisco». Bilie, corto, non è più l'uomo della «rivolta fiscale» di un anno fa, ma non per questo ha rinunciato a fare alcuni affondi molto duri e a reclamare una significativa svolta nella politica economica. «Dobbiamo contrastare in ogni modo - ha detto - un processo di colonizzazione selvaggia che potrebbe travolgere tutto il nostro tessuto imprenditoriale. Occorre evitare che il settore della distribuzione italiana possa essere in un prossimo futuro guidato, controllato, gestito via fax da qualcuno che vive ad Amburgo o alle Bahamas». Quindi, interventi idonei a mettere le aziende in grado di operare in migliori condizioni sui mercati e soprattutto su quello interno, e politiche che stimolino i consumi delle famiglie a uscire da uno sviluppo basato sull'industria. Il presidente ha criticato gli aiuti dati alle imprese automobilistiche come dono di Natale, mentre a quelle del terziario dal governo «non è arrivato nemmeno un biglietto di auguri, un cartoncino di ringraziamento che sarebbe stato doveroso per aver gestito con senso di responsabilità il problema dei prezzi e delle tariffe, mentre i consumi delle famiglie precipitavano». Dunque, secondo Bilie, governo ingrato e poco lungimù'ante. «Le famiglie - ha sottolineato hanno l'affanno, 6 su 10 temono di finire sotto i ponti tra una tassa, un'eurotassa e una battuta di Bertinotti. E il ritardo nelle riforme strutturali - precisa il presidente - ci costringe ad entrare con una 500 nella pista di Formula Uno di Maastricht». Al ministro dell'Industria Bersani e a Visco è toccato di rintuzzare critiche ed accuse. Dopo un anno «duro e pesante», ha osservato il ministro delle Finanze (in conclusione, applausi anche per lui), tutti gli obiettivi sono stati centrati: inflazione crollata, risparmio di 45 mila miliardi nella spesa pubblica per gli interessi, dimezzamento del disavanzo, raggiungimento del giusto rapporto deficit-pil. E tutto questo, nonostante le preoccupazioni espresse dalla Confcommercio, è stato fatto «senza portare il Paese in recessione, sebbene si sia verificata una crescita piatta». Ci sono segnali di ripresa, ha rilanciato Bersani, per lo sviluppo e l'occupazione e in futuro andrà meglio. Le misure prese recentemente dal governo in materia di lavoro e cantieri, nonché l'approvazione nelle ultime ore di un pacchetto di interventi mirati «potranno dare una spinta notevole agli investimenti delle piccole imprese e, nei prossimi mesi, un valido aiuto per l'occupazione». Il ministro Bassanini (Funzione pubblica), più volte applaudito, ha illustrato i capisaldi della sua riforma tendente a rendere tutto più semplice per i cittadini e per le imprese. «Se ci sono - ha affermato - burocrati nostalgici dell'immobilismo, chiediamo di denunciarli, di sollecitare interventi di censura che noi faremo». Gian Carlo Fossi Sergio Bilie

Persone citate: Bassanini, Bersani, Bertinotti, Formula, Gian Carlo Fossi Sergio, Visco

Luoghi citati: Amburgo, Bahamas, Italia, Roma