Albania diluvio di fuoco sui comizi di Vincenzo Tessandori

Gli attacchi a Lushnja (dove parlava il presidente Berisha) e a Valona: morti e feriti Gli attacchi a Lushnja (dove parlava il presidente Berisha) e a Valona: morti e feriti Albania, diluvio di fuoco sui comizi Gli italiani portano in salvo il ministro delle Finanze TIRANA DAL NOSTRO INVIATO Una bomba nel cortile della palazzina gialla dell'Unione Europea, in bulevardi Shquiperia Ere, nel cuore di Tirana, che è poi il cuore malato dell'Albania; un comizio del precidente Sali Berisha, a Lushnja, la città dove scoppiarono i primi tumulti per le «piramidi», concluso a raffiche di mitra con un morto e quindici feriti; l'assalto a colpi di mitraglia del Palazzo dei Congressi a Valona, dove si svolgeva un comizio; un'autobomba esplosa a Fier, città industriale; due candidati scomparsi, a Saranda e Argirocastro; alcuni raid di predoni sulle strade; qualche manifestazione politica; un'impennata per i rischi di colera. Ecco una giornata di ordinaria violenza alla vigilia delle elezioni. La battaglia di Valona, come la chiamano, va avanti ormai da giorni, con grande dispendio di piombo e tritolo, ma con vittime limitate, per fortuna. C'è tutto per i pericolosi giochi di guerra. I Kalashnikov, le pistole, le mitraglie pesanti, i mortai, anche le sirene che, si dice, Zani Caushi fa ululare nei momenti di allarme, come se ad attaccare Kole, che è il suo quartiere e il suo regno, fossero i cacciabombardieri di Herr Goering. Zani è il predone diventato famoso, almeno da queste parti, per essere riuscito a infiltrarsi nella scorta di Romano Prodi, il giorno della visita del presidente del Consiglio nella «libera Repubblica di Vlora». E sui muri della città sono apparsi anche alcuni manifesti, scritti a mano, nei quali s'invitano «donne e bambini» ad abbandonare le case del quartiere di Kole perché, si lascia immaginare, sta per arrivare Attila. In campo, insomma, il meglio del meglio: da una parte la banda Zani, il predone, dall'altra i giannizzeri del capo manipolo Kakami, uno descritto come un solido rappresentante del crimine. I due strateghi si erano saggiati, l'altra notte, anche con i mortai. Un po' d'inferno, nient'altro. Finita? No: tutto rinviato a ieri mattina. L'occasione è stata offerta dal comizio della destra unita, al quale parte- cipavano anche Arben Malaj, ministro delle Finanze, socialista, e Sabri Godo, presidente del partito repubblicano. Il palazzo bianco tra lo stadio e il mare, sul viale della Libertà, era affollato. A un primo sparo ha fatto eco una raffica e alla raffica un uragano. Fuori e dentro il palazzo, dal quale pochi minuti più tardi si è levato un fil di fumo diventato presto una nera colonna. Il ministro e i suoi hanno capito che la situazione buttava al peggio e hanno chiesto'l'intervento della Forza multinazionale di protezione. Già in altre occasioni c'era stata richiesta di aiuto, anche da parte di imprenditori, a Valona, e una notte, in un assalto scatenato dai banditi, era stato ucciso un uomo, cognato di un industriale italiano. Ma, si sa, i tempi cambiano e i ministri sono i ministri, così dal campo italiano, in riva al mare azzurro, sono usciti un plotone di bersaglieri, uno di carabinieri del Tuscania e due autoblindo Centauro, quelli con il lungo cannone da 105. Operazione lampo, tutti salvi, tutti portati all'interno dell'Hotel Bologna, fronte mare. Poi, nel primo pomeriggio, tutti via, da quella pazza folla armata. E così, sul terreno è rimasto soltanto Artur Sharra, 22 anni, centrato da una raffica che non l'ha fatto arrivare vivo all'ospedale. Lo scopo della battaglia, forse, è mettere punto a un conto che si è troppo allungato o, forse, fare capire che le elezioni sono un'utopia. E certo la situazione non appare meno fosca altrove. Nell'autobomba di Fier sono morti in tre, e uno è rimasto ferito, mentre a Saranda, nel Sud più profondo, è scomparso Vasil Kromidha, e ad Argirocastro non ci sono più notizie di Teodori Bazheni, entrambi candidati dell'unione per i diritti dell'uomo, il partito che rappresenta la minoranza greca. Nella migliore delle ipotesi, si lascia capire, li hanno rapiti. E a Berat, sempre a Sud, hanno sparato contro un'ambulanza: una raffica ha ucciso l'autista. Quando su Tirana calano le ombre, ecco le prime raffiche, perché durante il giorno la capitale sembra tranquilla. Accompagnano lo sferragliare dei blindati che incrociano tra l'Università e la piazza Scanderbeg. E' sulla via della soluzione la storia amara di Mario Barbieri, l'italiano che si è difeso uccidendo tre banditi, l'altro giorno a Lak. Il fermo per omicidio è stato revocato su personale garanzia scritta rilasciata dall'ambasciatore, Marcello Spatafora, che l'uomo non lascerà l'Albania nel corso dell'inchiesta. Per la verità Barbieri ha già fatto sapere che non lascerà neppure l'ambasciata. Vincenzo Tessandori Nella città del Sud brucia il palazzo dei congressi. Tirana, bomba sull'ambasciata Ue Militari italiani nella capitale albanese di guardia a un camion carico di urne per le elezioni di domenica prossima