Hong Kong la Chiesa gioca d'anticipo di Fernando Mezzetti

8 Sua Eminenza Zen ha studiato a Torino: aspettiamo con fiducia ma anche con ansia Hong Kong, la Chiesa gioca d'anticipo Due nuovi vescovi prima del passaggio a Pechino HONG KONG DAL NOSTRO INVIATO «Sentiamo tra i fedeli sentimenti contraddittori. Siamo tutti d'accordo, in quanto cinesi, per la fine del colonialismo, per la riunione alla madrepatria. Ma ci sono anche preoccupazioni e ansie, perché andiamo in un regime comunista, autoritario. Viviamo sotto il peso della storia, non si dimentica il passato. E il recente passato della Cina è la rivoluzione culturale, è piazza Tienanmen solo otto anni fa. Per noi cattolici ci sono inoltre ragioni di preoccupazioni specifiche. Ma nel complesso siamo fiduciosi». Il vescovo Joseph Zen non nasconde l'angoscia segreta di molti alla vigilia del ritorno di Hong Kong alla Cina dal primo luglio, ma cerca di essere positivo su un futuro che spetterà a lui gestire. Il primo luglio, in cattedrale, Pontificale solenne, e soprattutto, in tutte le parrocchie, «adorazione del Santissimo perché benedica questo nuovo periodo di storia». Più invocazioni di protezione che trionfali Te Deum. La Chiesa di Hong Kong, strettamente legata a Roma, in pieno vigore in una Cina comunista: uno dei molti test per il futuro. Con un messaggio all'intera comunità, giunge la benedizione e l'auspicio del Papa, con lo sguardo rivolto alla Cina: «Il servizio di evangelizzazione e di solidarietà non deve cessare, e certo aumenterà ora che la diocesi di Hong Kong è chiamata ad essere, nel seno della nazione cinese, "la città sulla collina, la lampada sulla lucerna"». Nell'ottobre scorso Joseph Zen è stato nominato coadiutore dell'anziano cardinale, Wu, 72 anni, che si ritirerà fra tre anni. Secondo la prassi, al cardinale succederà alla guida della diocesi il eoa- diutore, appunto Joseph Zen. Con lui la Santa Sede ha nominato un altro vescovo, John Tong, 57 anni, come ausiliario di questa città che conta 250 mila fedeli in costante aumento, con 2000 battesimi di adulti all'anno, e con alto profilo sociale: scuole, ospedali, assistenza agli anziani; una sede Caritas imponente come un ministero, cinquemila impiegati, e da tempo crescente attività in Cina. Tra i fedeli in cattedrale alla Messa domenicale, personalità di primo piano: la «chief secretary», Anson Chang, numero uno dell'amministrazione pubblica, integra e aliena da collusioni politiche, il cui prestigio è tale che per mandare un messaggio rassicurante Pechino l'ha confermata nella carica dopo il 30 giugno; Martin Lee, leader dei democratici al Parlamento che la Cina dissolverà subi- to dopo aver ristabilito la sua sovranità; Chris Patten, ultimo governatore di Sua Maestà e primo cattolico in questo ufficio. Il capo del governo nominato da Pechino, C. H. Tung, non è cattolico, ma lui e il vescovo si intendono bene: sono entrambi di Shanghai. Secondo molti, con la nomina di due vescovi prima della riunificazione con la Cina la Santa Sede ha agito con diplomatica lungimiran¬ za. Sono stati stabiliti in anticipo i meccanismi di successione per evitare rischi di interferenze da Pechino? «Si può vedere come mossa diplomatica, ma in realtà, data l'età del cardinale Wu e le dimensioni della diocesi, le nomime erano necessarie. La costituzione da cui Hong Kong sarà retta dal primo luglio garantisce la libertà religiosa. La questione delle nomine dei vescovi non è chiaramente stabilita. Ma abbiamo avuto assicurazioni pubbliche di piena autonomia». In calzoni scuri e camicetta bianca dal colletto alto, ai piedi le tipiche e modeste scarpe di pezza cinesi, parlando un italiano impeccabile, monsignor Zen riceve in un ufficio spoglio e modesto al dodicesimo piano del palazzo della diocesi. Era già all'uscita dell'ascensore ad accogliere il visitatore da Torino, a lui carissima: vi è vissuto per 6 anni e vi è stato ordinato sacerdote dal cardinale Maurilio Fossati nel '61. Originario di Shanghai, a Hong Kong nel '48 al noviziato dei salesiani, si è formato sotto la Mole dal '55 al '61, all'ateneo salesiano di via Caboto. «L'ordinazione avvenne nella chiesa dei salesiani di Maria Ausiliatrice. Ero l'unico cinese tra una cinquantina di salesiani di mezzo mondo che il cardinale ordinò quel giorno, 11 febbraio. Lo ammiravo molto. Lo avevo conosciuto un mese prima, alla benedizione del terreno per la costruzione del santuario di don Bosco al Colle di Becchi, vicino a Chieri. Ero io il cerimoniere, e il rito includeva che il benedicente percorresse tutto il perimetro del terreno. Io aspergevo l'acqua santa col cardinale a fianco: era anziano, alcuni canonici brontolavano perché quel lungo cammino lo affaticava, ma non volle rinunciare. Ho nel cuore la città di allora, ordinata, pulita, Superga, il Duomo. Che dolore per l'incendio, che emozione per la salvezza della Sindone». Come ha reagito la Cina alle nomine? «Temevamo critiche che non ci sono state. Alla funzione religiosa non avevamo invitato i suoi rappresentanti locali. Li abbiamo invece invitati a un ricevimento, e sono venuti correttamente. Il 21 e il 22 maggio noi due vescovi siamo stati invitati a Pechino, dove abbiamo avuto incontri ad alto livello, parlando con franchezza dei problemi che abbiamo davanti, ricevendo assicurazioni. Sono fiducioso». Il vescovo è tenuto alla discrezione, ma si può intuire che si è parlato tra l'altro delle relazioni fra Cina e Vaticano. Hong Kong potrebbe essere un ponte, anche tenendo presente i rapporti del vescovo con la Chiesa cattolica ufficiale di Pechino, che pur non riconoscendo l'autorità di Roma, dal 1989 lo invita regolarmente a tenere corei di alcuni mesi in teologia nei suoi seminari. Dal '48 è tornato in Cina per la prima volta solo nel '74, avendo tenuto coi famigliari rimasti a Shanghai solo neutri rapporti epistolari. Pechino ha segnalato che bisognerà rivedere i testi scolastici, specialmente di storia. La Chiesa qui ha molte scuole. Non temete interferenze? «Qui finora il governo è stato passivo, nel senso che gli si presentavano i libri, ed esso approvava. La nuova amministrazione potrebbe non approvare. Ma non si potranno imporre falsità storiche. E' stato stabilito che Hong Kong conserverà il suo sistema e stile di vita. La posizione giusta è prendere sul serio quello che promettono, consci dei nostri diritti, e alzare la voce se venissero conculcati. Non ci si deve allarmare prima». Hong Kong «città sul colle, luce della lanterna», nelle parole del Papa: ma con una Chiesa vigile perché il colle non venga spianato, la luce non si spenga. Fernando Mezzetti Una ragazza con un cero a una manifestazione in ricordo dei morti della Tienanmen nel parco Victoria di Causeway Bay

Persone citate: Anson Chang, Chris Patten, John Tong, Joseph Zen, Martin Lee, Maurilio Fossati, Tung