L'addio a Coiro sulle note di Mozart di R. I.

L'addio a Coirò sulle noie di Mozart Presenti i vertici istituzionali e della magistratura. Ha officiato don Gelmini L'addio a Coirò sulle noie di Mozart Flick: «Esempio di lealtà e di collaborazione» ROMA. L'ultimo omaggio a Michele Coirò - l'ex direttore del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria scomparso tre giorni fa - si è svolto ieri mattina a Roma sulle note del «Requiem» di Mozart, presenti i vertici delle istituzioni, delle forze politiche e della magistratura. Sul sagrato attendeva il ministro della Giustizia, Giovanni Maria Flick. Presenti alle esequie, tra gli altri, il presidente del Senato Nicola Mancino - in rappresentanza di Scalfaro -, il presidente della Camera Luciano Violante e il presidente della Corte Costituzionale Renato Granata, accompagnato da nimierosi colleghi. Ad officiare il rito don Pierino Gelmini, fondatore delle comunità incontro e amico di vecchia data di Coirò. Poi le testimonianze in ricordo dello scomparso. Primo, il ministro Flick. Un grazie sentito quello del Guardasigilli a Coirò «per la collaborazione di oggi e per gli esempi che mi hai dato in trent'anni di conoscenza». Gli ha fatto eco il presidente della Corte Costituzionale, Renato Granata: «Ogni volta ho avuto l'impressione di trovarmi di fronte ad uno spirito grande». Una figura da non dimenticare anche per Salvatore Vecchione, che aveva sostituito Coirò alla guida della procura romana, un uomo «giusto e rispettoso dei principi dello Stato di diritto». Tra tanti ricordi, la giornata di ieri ha registrato anche qualche tono polemico. «Era eversivo come eversivo è il Vangelo - ha esordito Gianfranco Viglietta, sostituto pg della Cassazione ed esponente di punta di Magistra¬ tura democratica, la corrente di cui Coirò fu tra i fondatori -. La folla che oggi gli rende omaggio dimostra l'altezza del suo prestigio, un prestigio che forse è stato ingiustamente messo in discussione». Da parte sua, Tiziana Maiolo ha plaudito all'omelia di don Gelmini: «Parole di verità, pronunciate con una durezza adamantina che ha reso giustizia dell'ipocrisia dei tanti che sono venuti a rendere formale omaggio alla salma dell'uomo la cui vita hanno contribuito a stroncare». Poi le testimonianze di Giovanni Conso e di Giancarlo Caselli, procuratore della Repubblica di Palermo: «Sono spiazzato, davvero in questo momento preferisco non parlare», ha detto ai giornalisti al termine della cerimonia, [r. i.]

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