Pedofili madri in rivolta contro l'omertà di Fulvio Milone

■ Napoli: Berlinguer invia due ispettori ministeriali, sotto accusa anche il Provveditorato Pedofili, madri in rivolta contro l'omertà «Nella scuola degli orrori troppi i ritardi nelle indagini» TORRE ANNNUNZIATA DAL NOSTRO INVIATO Dopo gli arresti è l'ora delle accuse e delle ingiurie, quelle volate in una sala della scuola degli orrori durante un'assemblea avvelenata dalla rabbia e dalla vergogna. Da un lato ci sono i genitori degli alunni, che vogliono ritirare i bambini dalla scuola e dicono che i maestri non potevano ignorare quello che stava accadendo sotto il loro naso; dall'altro gli insegnanti in assemblea permanente, che minacciano lo sciopero della fame per difendere il loro buon nome. E fuori da quel mostro di cemento armato che passa sotto il nome di terzo circolo didattico, nel cuore del rione dei Poverelli, i parenti degli arrestati inveiscono minacciosi contro magistrati e carabinieri «che non hanno capito niente e hanno sbattuto in galera degli innocenti». Protestano anche loro, se la prendono con tutti, lanciano ingiurie a minacce anche contro quelle madri che per prime hanno denunciato le sevizie alle quali erano sottoposti i loro figli: «Ci possono accusare di essere ladri o rapinatori, ma i bambini non li tocchiamo», gridano. Ma i racconti dei piccoli alunni della scuola elementare (ieri ne sono stati ascoltati altri tre) hanno ormai innescato un meccanismo dal quale non si torna più indietro. I carabinieri che indagano sul clan dei torturatori di Torre Annunziata sono andati a Roma per verificare se le foto dei bimbi seviziati siano state utilizzate da un gruppo di pedofili che si scambiavano informazioni e immagini hard attraverso Internet. Sono inoltre convinti, gli investigatori, che i video girati e «montati» in quattro appartamenti del rione dei Poverelli sono stati collocati attraverso Pasquale Sansone, il bidello che selezionava i piccoli da filmare, sui mercati dell'Italia settentrionale e dell'Europa centrale. Ieri sono cominciati gli interrogatori degli arrestati. I giudici hanno fatto in tempo ad ascoltarne undici su diciassette. Naturalmente tutti negano di avere avuto a che fare con i bambini finiti nella trappola dei pedofili. Qualcuno, per la verità, ha sfoderato un alibi che mette a dura prova le testi dei pubblici ministeri. E' il caso di Giosafatte Improta: «Dovete credermi - ha detto ai giudici -: all'epoca in cui voi dite che quei filmini sono stati girati, mi trovavo in car- cere a Ravenna. Controllate pure». Anche un altro indagato, Armando Millo, morto pochi mesi fa, si sarebbe trovato in galera proprio nel periodo in cui i bambini venivano violentati. Un altro arrestato, Pasquale Mellone, ha detto che non mette piede a Torre Annunziata da tre anni: «Mi sono trasferito a Boscoreale dopo la separazione da mia moglie», ha spiegato. Gli inquirenti, però, sembrano tranquilli e proseguono per la loro strada. Non danno eccessiva importanza nemmeno all'ennesima polemica che divampa il giorno dopo gli arresti. La innesca Gennaro Imperatore, psicoterapeuta infantile e consulente della procura nell'inchiesta sui pedofili: è stato lui a raccogliere le confidenze delle piccole vittime. «Non tutti hanno collaborato all'accertamento della verità. In ambienti della pubblica istruzione questa collaborazione è mancata», denuncia, ma dopo aver fatto affermazioni così gravi quanto generiche non aggiunge altro. Si sa però chi è il bersaglio delle sue accuse: l'ex provveditore agli studi di Napoli, Gennaro Fenizia. Il quale, però, replica a muso duro: «Tempo fa sono stato convocato negli uffici della procura. Un magistrato mi ha chiesto di autorizzare l'ingresso nel terzo circolo didattico di un maestro che doveva essere impiegato in una certa indagine. Si chiamava Gennaro Im¬ peratore. Tutto qui, non mi è stato detto altro. Ho verificato se quel nome fosse inserito negli elenchi dei nostri insegnanti ma non l'ho trovato. A quel punto ho dovuto dire che non potevo autorizzare una cosa simile. Ho la coscienza a posto, denuncerò il dottor Imperatore per le sue affermazioni». Ieri il ministro della Pubblica Istruzione, Luigi Berlinguer, ha inviato a Napoli due ispettori. In una lettera al provveditore Salvatore Cina, il ministro scrive che «il fatto che simili turpitudini avvengano nell'ambito scolastico colpisce i sentimenti più profondi di ognuno di noi». Fulvio Milone Il bidello avrebbe venduto le foto ad organtezazioni internazionali Ma per alcuni degli accusati gli alibi resistono ■ Sopra la perquisizione dei carabinieri nella scuola di Torre Annunziata

Persone citate: Berlinguer, Gennaro Fenizia, Gennaro Im, Gennaro Imperatore, Giosafatte Improta, Luigi Berlinguer, Mellone, Millo, Pasquale Sansone, Salvatore Cina