Gli orfani dc alla riscossa «Pds e An ci hanno traditi » di Augusto Minzolini

Gli òrfani de alla riscossa «Pds e An ci hanno traditi Gli òrfani de alla riscossa «Pds e An ci hanno traditi » RETROSCENA I PATTI EI FATTI ROMA EL Transatlantico di Montecitorio i deputati di Forza Italia sono infuriati neri per il «tradimento» consumato nei loro confronti da Pds e An sulla legge che prevede la depenalizzazione dei reati sul finanziamento ai partiti. «Vedrete - dichiara furibondo Giuseppe Pisanu - cosa faremo noi quando presenteranno l'ordine del giorno con l'accordo sulla bicamerale. Anche loro sono venuti meno all'impegno preso con un ordine del giorno che porta le loro firme». In quell'atmosfera a nulla valgono le argomentazioni «scaricabarile» di An. «Ci avevate detto - replica Ignazio La Russa - che 50 pidiessini avrebbero votato il provvedimento. Li avete visti?». Parole che i forzisti neppure sentono. «A sinistra si sfoga Roberto Tortoli nei capannelli dei forzisti - abbiamo la conigliera e a destra le fogne. Quelli di An li rimanderemo lì». «E' fatale, prima o poi la de la rifaremo» gli va dietro Luca Danese, il nipote di Andreotti. Mentre Franco Fratturi spera in una rivalsa immediata: «In bicamerale sarà diverso. Tornerà la Lega che vuole la separazione delle carriere tra giudici e pm come noi». Un piano più su, proprio nelle stanze ovattate della Bicamerale, dove si stringono gli accordi che si perdono nell'aula, Silvio Berlusconi è fuori di sè. Forse ha ragione il cavaliere a dire che là dentro l'unico che sta ai patti è lui. La notizia che l'emendamento Giovanardi è stato bocciato gliela portano i suoi alleati sul fronte della giustizia: Enrico Boselli, Franco Marini e Pierferdianndo Casini. «E allora come è andata?», chiede il cavaliere e quando i suoi interlocutori scuotono la testa i connotati del suo viso cambiano: il personaggio si mette a lutto. «Ma come, c'era un'intesa con gli altri?» tenta di reagire Berlusconi. «Qui - aggiunge - nessuno è di parola». Casini, impietoso gira il coltello nella piaga: «Ringrazia Fini per questa maggioranza giustizialista che comprende pds e An». Già, Fini. Un attimo dopo arriva proprio lui. Berlusconi non si trattiene e dentro il salone della bicamerale chiede conto all'alleato di ciò che è successo: «Gianfranco erano altre le intese». L'altro si difende come può: «Silvio questa mattina - risponde - ti avevo detto che mancavano i numeri, che non valeva la pena di ingaggiare una battaglia per essere sconfitti». Ma il cavaliere non si calma e neppure i suoi. Subito dopo il presidente di An deve sorbirsi nell'anticamera della bicamerale anche le prediche di Pisanu che gli spiattella davanti i tabulati del voto. «Su Gianfranco non scherziamo - se la prende il capogruppo dei forzisti - la maggior parte dei tuoi ha votato contro». Pace fatta, chiarimento avvenuto? Neppure per idea, la vicenda ha scavato un solco nei rapporti tra Forza italia e An. Poco dopo nella riunione con i commissari della bicamerale il cavaliere rincara: «C'è stato un tradimento del pds e di An che avevano dato delle garanzie. Ora bisogna vedere cosa succederà nella bicamerale: c'era un'ipotesi d'accordo che prevedeva pure la giustizia. Noi avevamo accettato su quello schema anche un semipresidenzialismo meno pronunciato come voleva il Ppi. Ma se adesso, come sembra, il ppi è meno deciso sulla giustizia, che accordo è?». Quello che è avvenuto ieri alla Camera è la prova generale di quello che potebbe avvenire domani nella stessa aula sulle intese raggiunte in bicamerale, sulla giustizia ma anche sul resto. Ieri l'ha fatta da padrone il partito dei giudici che ha costretto addirittura personaggi autorevoli della Quercia a comportarsi da eretici: Mauro Zani in dissenso con la linea ufficiale del Bottegone è uscito fuori dall'aula, mentre Sabatini ha inveito contro «l'ipocrisia» dell'intera classe poli¬ tica. Un domani a scardinare gli accordi della bicamerale potrebbe cimentarsi di nuovo lo schieramento dei giustizialisti o, magari sulla legge elettorale, quello dei proporzionalisti ad oltranza. Tutto questo non è davvero un buon viatico per l'«accordo a quattro». Sembra che la commissione bicamerale e l'aula di Montecitorio si trovino su due pianeti diversi, lontani. E un'altra conferma dell'evanescenza di un'intesa che a prima vista pare di ferro potrebbe venire oggi dai lavori della bicamerale sulla giustizia. Il vertice della Quercia vorrebbe modificare il testo Boato che pur non prevedendo la separazione delle carriere dei magistrati, istituisce due sezioni, ima per i pm e un'altra per i giudici. Il ppi, invece, fino a ieri era rigi- do nella difesa della bozza. «Noi non possiamo accettare - sostenava Giuseppe Gargani - le modifiche che chiede un pds in filo diretto con i magistrati». Inutile dire che Berlusconi è ancora più in là, vorrebbe la «separazione della carriere» contenuta in un emendamento presentato da Forza Italia. «Noi siamo stati disponibili su altro - ha detto l'altra sera a Boselli - ma Marini deve venirci incontro su questo». Detto questo, anche lui è pronto a fare qualche passo indietro, ma non molti. «Noi - spiegava ieri a Montecitorio - voghamo la separazione della carrierie. Poi si vota e si vede chi ha la maggioranza. So che il pds preme sul Ppi. Dicono che la lega verrà a votare in commissione? Ah, sì, non so... Comunque la nostra linea del Piave rimane il testo Boato». Insomma, sulla giustizia l'accordo tarda a venire: questa notte ci saranno nuove riunioni tra gli sherpa e forse il testo Boato sarà riformulato, ma i margini sono davvero pochi. Il cavaliere spera ancora nel Ppi per superare le rigidità del pds, spera che Fini torni ad essere leale e sotto sotto, visto che neppure a Bossi sono simpatici i giudici, spera in un ritorno degli uomini del senatur in bicamerale. «Ci sono delle voci in tal senso conferma Marcello Pera, uno dei professori di Forza Italia - lo stesso Berlusconi ci ha confidato di avere dei contatti con Bossi attraverso terze persone. Ma chi se la sente di puntare sulla lega?». E già, chi se la sente di puntare su una forza che vuole solo sabotare? Gli stessi leghisti che ieri nell'aula di Montecitorio hanno affossato la legge sulla depenalizzazione dei reati di finanziamento ai partiti, oggi dovrebbero aiutare in bicamerale i teorici della separazione delle carriere dei magistrati: contraddizioni su contraddizioni. Se permarranno, se non saranno spazzate via da un accordo vero, le riforme finiranno per essere lettera morta: un testo della Bicamerale dimenticato negli archivi del Parlamento. Augusto Minzolini Massimo D'Alema

Luoghi citati: Pds, Roma