Bicamerale via libera al nuovo Presidente di Antonella Rampino

Approvato nel primo articolo un emendamento che vieta il conflitto di interessi al Capo dello Stato Approvato nel primo articolo un emendamento che vieta il conflitto di interessi al Capo dello Stato Bicamerale, via libera al nuovo Presidente Eletto dal popolo, durerà in carica sei anni ROMA. Il nuovo presidente della Repubblica italiana sarà eletto direttamente dai cittadini. L'articolo uno della nuova forma di governo, votato ieri in Bicamerale, spiega da solo perché il confronto politico sia stato così acceso. Un capo dello Stato eletto a suffragio universale diretto, se non se ne limitano i poteri, rischia di scavalcare un premier, così si chiamerà d'ora in avanti il presidente del Consiglio, il cui nome, per via della legge elettorale che si va profilando, non sarà indicato sulla scheda dagli elettori. Per dare un'idea di quanta importanza i bicameralisti assegnassero alla questione, basta cogliere alcuni passaggi del dibattito, composto ma feroce, che ieri si è tenuto alla sala della Regina. Si sta discutendo un emendamento all'articolo 2 presentato da Forza Italia e nel quale la presenza del capo dello Stato ai consessi internazionali, prefigurava una sua leadership, anche se di pura rappresentanza, all'estero. Il braccio di ferro tra Polo e popolari è stato serrato. Rebuffa, parlamentare e costituzionalista di Forza Italia, ha accusato: «Accantonare significa che non se ne vuol parlare...». D'Alema ha ribattuto, seccamente: «Forza Italia potrà riproporre quando crede la questione». E così, per ora, l'articolo 2 recita che «Il presidente della Repubblica vigila sui trattati internazionali». Rebuffa, pensando a come vanno le cose all'Eliseo, e a quel che è il semipresidenzialismo in Francia, ha commentato che «più che di semipresidenzialismo, in Bicamerale si discute di un semipresidente». Ma ieri, nell'articolo uno di quella che dovrebbe essere la nuova Costituzione italiana, è anche passato un emendamento caro alla Sinistra Democratica, che aveva proposto, oltre al doppio turno di collegio bocciato l'altroieri, anche la costituzionalizzazione del conflitto di interesse. Un distico che sembra ritagliato appositamente sull'accusa principale che la sinistra ha sempre mosso a Silvio Berlusconi, in odore di Quirinale per via della larga popolarità: con legge bicamerale, e cioè approvata da Camera e Senato, si prevederanno «disposizioni idonee ad evitare conflitti tra gli interessi privati del presidente della Repubblica e gli interessi pubblici». Ciononostante, Berlusconi giudica il modello che si va approvando «cucito a misura per l'Italia, checché ne dicano i professo¬ ri». E, a dispetto della norma «accantonata» da D'Alema, Berlusconi esulta: «Il nuovo presidente sarà anche il capo della politica estera italiana». Ieri, in Bicamerale, sono stati approvati 11 dei 12 articoli sulla forma di governo: manca, agli atti, solo la costituzionalizzazione della figura del capo dell'opposizione, anche questa accantonata. Ma la giornata si era aperta con un atto di accusa, in tre diversi tempi, di Achille Occhetto che ha chiesto e ottenuto un generale dibattito «chiarificatore» intorno al «semipresidenzialismo all'italiana invece che alla francese». Occhetto ha parlato di necessità di «tutela istituzionale», ha accusato Folena di metodi stalinisti per averlo attaccato sull'Unità. Gli hanno risposto Gianfranco Fini, a nome del Polo e con il consenso di Berlusconi, Cossutta per Rifondazione e Mussi per la Sinistra Democratica. Sostanzialmente, hanno replicato, si sta andando ad una via italiana del semipresidenzialismo. «Andiamo verso un regime parlamentare con un presidente eletto», per dirla con Mussi. Nessuno è entusiasta, ma con senso di realismo si percorre la via dell'unico accordo possibile. «Ho sempre detto che il modello francese andava adattato alla realtà italiana» ribatte il relatore Salvi. Richiamo al senso di realtà da parte del Polo anche per il polista D'Onofrio, autore della bozza sul federalismo: «E' stata stravolta». «Era l'unico federalismo possibile», gli è stato risposto dal suo stesso schieramento. Dunque, un presidente della Repubblica a poteri fortemente limitati, in modo da non far ombra al premier: nonostante i richiami al modello originale, quello francese, il potere di scioglimento delle Camere, non prima di un anno dall' elezione, che in Francia è Vangelo, ha stentato a passare. Mentre in Bicamerale si varava la forma di governo, in Aula si discuteva, e bocciava, la depenalizzazione del finanziamento ai partiti. Una decisione che non mancherà di far sentire i propri effetti anche oggi, quando la Sala della Regina dovrà varare la sesta bozza Boato. Le trattative, per arrivare con un accordo alle votazioni, sono andate avanti anche per tutto ieri. Alla fine, c'è stata un'apertura da parte dei popolari, dopo un'animatissima riunione, favorevoli come il Polo ad una divisione netta tra magistratura inquirente e giudicante. Ma per stamattina, le tensioni nella maggioranza dovrebbero essere rientrate. Antonella Rampino Il senatore pds Cesare Salvi

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